Busto A. – Quaresima, settimana santa, Via Crucis: quest’anno verranno vissute dai fedeli in maniera inedita. Attraverso l’arte, pittori e scultori ci offrono spunti di riflessione. Per l’emergenza coronavirus, quella del 2020, sarà una Pasqua a porte chiuse, da vivere attraverso i mezzi di comunicazione telematica. All’improvviso la nostra vita è cambiata, dobbiamo adattarci, trovare nuovi canali nei quali liberare tensioni e sentimenti . L’arte, ad esempio, attraverso l’espressione di pittori e scultori ci offre infiniti spunti accompagnandoci, in questo particolare momento di smarrimento e di solitudine, a vivere, per chi crede, una Pasqua diversa, strana, forse più intima.

Tra gli artisti, che hanno raccontato con le loro opere di quel Dio che si è fatto uomo, morì e tornò al Padre, Carlo Farioli, è stato interprete di numerose opere d’arte Sacra. Con la figlia Elisabetta entriamo nelle sue narrazioni.

Mio padre si è sempre confrontato con la natura dell’esistenza e in particolar modo si nota nelle opere a tema religioso. La sua sensibilità non si libera solo nei volti e nei corpi ma si avverte anche nella tensione della scena. Ha interpretato la Fede e il suo Credo sempre con verità e spontaneità raccontando di quella famiglia di Nazaret, di quel Bambino che ha stravolto l’umanità, dalla nascita al mistero della Resurrezione. Sono tante le testimonianze dedicate ai soggetti Sacri lasciate da mio padre: dipinti, sculture, vetrate, disegni e bozzetti, un lungo elenco. Tra tutti vorrei ricordare gli affreschi realizzati nella parrocchia di Boncore di Nardò (LE), una serie di murales di grandi dimensioni, come la pala d’altare (14mt x 8mt) nella quale si concentrano carica emotiva e forte tensione spirituale. Un’iconografia moderna, dai colori forti, accesi; pennellate come parole, aprono squarci di luce e speranza fondendosi nei gialli intensi e nei rossi infuocati che avvolgono l’imponente Crocifissione fino al dolce e potente abbraccio del Padre. L’ abbraccio accogliente nella Resurrezione, che si spalanca anche a ogni fedele in visita alla chiesa. E’ davvero forte l’emozione che si prova davanti a questo affresco. Si sente il calore di quelle braccia, il desiderio di abbandonarsi per sentire la pace che sprigionano”.

Quando è mancato suo padre, nel 2013, riordinando lo studio di via Silvio Pellico, che ora ospita un’associazione culturale a lui dedicata, ha trovato e scoperto dei disegni inediti. Tra questi alcuni erano dedicati alla Passione di Cristo.

Ho trovato un tesoro quel giorno. Una cartella contenente una serie di disegni, schizzi e appunti appartenenti a una sua ricerca “segreta”, ispirati a differenti temi tra i quali anche soggetti Sacri. Una grande scoperta, mi dicevo entusiasta, anche se sentivo come d’aver violato quel suo intimo racconto che non aveva mai mostrato a nessuno. Ho scoperto un’interpretazione nuova, nel segno e nell’impianto, sempre caratterizzati dalla forza e dall’impeto istintivo. Sono ricordi, appunti, confidenze e riflessioni, momenti di vita scanditi da commovente poesia , vibranti di una emozione intimamente vissuta e sofferta. Una mano diversa, un segno più pesante, sempre onesto e rispettoso, ma che rende la scena più cupa, tormentata, più violenta rispetto a quella che conoscevo. Nei soggetti sacri ho avvertito quanto sentisse nell’anima quel passaggio di sofferenza, ferocemente drammatico, del Cristo uomo. Desidero soffermarmi su alcuni particolari di questi disegni, monocromi dai toni tinti di malinconia, tracciati senza indugio o ripensamenti come se la sua mano fosse guidata. In una delle crocifissioni colpisce , in un volto dai tratti essenziali ma comunicativi, lo sguardo di Gesù. Coinvolge, osserva, chiama. Difficile resistergli.

Un particolare molto interessante è nel disegno “L’urlo di Gesù”. Dalla Croce, Cristo uomo si ribella alla morte. Il suo corpo è straziato dal dolore dei chiodi, che hanno bucato e lacerato la pelle delle mani e dei piedi . Il grido che si alza, e par di sentire, è il cuore della scena, carica di sofferenza, pregna di disperazione, di quel dolore sinestetico che si prova quando termina il viaggio della vita. Un urlo silenzioso che buca il cielo.

Con pochi tratti di matita e carboncino, mio padre, creava l’atmosfera e l’anima della rappresentazione come in “Accompagnato alla Croce” , disegno dall’impianto scultoreo sempre appartenente alla serie degli inediti, dove svela un Cristo dolorosamente rassegnato che ci scruta scuotendoci nello spirito, nel profondo dell’anima da cui emerge un’intima e amara sensazione di “colpa” e pentimento che trova pace solo nel perdono”.

Questa tendenza al sacro ha rappresentato, nella ricerca di Carlo Farioli, un’integrazione alla sua pittura materica di tipo post impressionista.

Anita Venegoni