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Le inquietudini dell'uomo moderno – Si intitola 'Ottocento. Da Canova al Quarto Stato' la mostra curata da Maria Vittoria Marini Clarelli, Fernando Mazzocca e Carlo Sisi, inaugurata questo giovedì alle Scuderie del Quirinale a Roma. Esposti oltre cento capolavori dell'Ottocento italiano di autori celeberrimi quali Appiani, Palagi, Hayez e i rappresentanti della Scuola Romantica a Milano, i Macchiaioli a Firenze, i vedutisti della Scuola di Posillipo a Napoli. Tutti artisti che hanno improntato la loro ricerca alla creazione di una nuova idea di bello che corrispondesse alle inquietudini dell'uomo moderno.

Da Gallarate a Roma – Tra i lavori in mostra vi è anche La famiglia del pittore, dipinto di Giuseppe De Albertis, opera chiesta in prestito dai curatori alla pinacoteca del Museo degli Studi Patri di Gallarate, che nella sua collezione vanta una sala interamente dedicata al pittore che ha vissuto in questa città. Nel 1998 lo stesso Fernando Mazzocca, insieme ad Emma Zanella, allora conservatore della piccola ma preziosa pinacoteca, ha curato una personale dedicata all'artista, giudicando il dipinto che ha voluto esporre anche alle Scuderie del Quirinale: "il capolavoro assoluto" di De Albertis.

L'opera di De AlbertisL’opera di De Albertis

Riscoperta di un artista – L'attenzione su Giuseppe De Albertis quindi ha trovato riscontro solo in anni recenti dopo un periodo di ombra assoluta, nonostante durante la sua attività abbia lavorato insieme ad Appiani e abbia prestato i suoi servigi all'imperatrice Giuseppina e alla viceregina Augusta Amalia di Baviera. Nato ad Arona la sera del 14 febbraio 1763, ultimo di sette figli, Carlo Giuseppe Antonio De Albertis si trasferisce a soli quindici anni nella capitale lombarda per apprendere l'arte della pittura e della miniatura. Dal prinicipio della sua attività al 1840, quando ottiene il pensionamento da insegnante del Reale Collegio delle Fanciulle e si sposta a Gallarate, De Albertis si inserisce felicemente nel contemporaneo panorama artistico milanese sia partecipando alle annuali di Brera a partire dal 1805, in occasione della solenne esposizione tenutasi per l'incoronazione di Napoleone Re d'Italia, sia lavorando come ritrattista e miniaturista per una prestigiosa ed allargata committenza.

La famiglia del pittore – La produzione di questo artista si estende dall'ultimo decennio del Settecento fino agli anni Quaranta dell'Ottocento; ad eccezione di poche opere, De Albertis predilesse immagini tratte da un repertorio familiare e quotidiano, dando ad esse una lettura poetica anche negli aspetti più semplici e conosciuti; soggetti principali dei suoi ritratti furono quindi la moglie Teresa e i figli Carolina e Costantino. La tela, del 1816-18, intitolata 'La famiglia del pittore' rappresenta la moglie e i due figli in una scena all'aperto, in cui il paesaggio, nella vegetazione e nella luce, rispecchia le ambientazioni del lago Maggiore. Al centro la moglie Teresa, vestita con un lungo abito bianco stile impero, siede su una piccola roccia; alla destra si trova il figlio, seduto a terra, che abbraccia il cagnolino e guarda la sorella che rimane inginocchiata alla sinistra della madre.

Particolare delle maniParticolare delle mani

Attenzione fotografica sospesa – L'attenzione di De Albertis è maggiormente incentrata sui volti, conferendo ad essi una connotazione ritrattistica molto forte. L'azione è bloccata, le espressioni dei volti immote e distaccate, le pose sono costruite e fotografiche e allontanano il pittore da qualsiasi coinvolgimento emotivo con i propri soggetti, veduti da lontano, dall'esterno. Per Emma Zanella "si tratta di una vicinanza di gusto e di spirito a una tendenza realistica che lo induce ad accolgliere aspetti quotidiani, ad abbandonare i guizzi della tavolozza rococcò e che soprattutto lo inserisce a pieno titolo nella tradizione settecentesca del ritratto lombardo, caratterizzato dai toni sobri di una composizione racchiusa nei termini di una sfera familiare".

Come la Vergine delle Rocce – Evidente è la ricerca da parte di De Albertis di un complesso ed equilibrato schema compositivo che non irrigidisce la scena, ma le conferisca nitidezza, lucidità e soprattutto contribuisce a rimuovere ogni accenno di casualità. I tre personaggi si dispongono all'interno di un grande triangolo equilatero, in cui gesti e sguardi sono pensati per legare una figura all'altra, in un gioco di corrispondenze equilibrate su direttrici contrapposte. Oltre all'equilibrio compositivo tra i soggetti, in quest'opera viene a crearsi una compresenza di alta qualità tra osservazione del dato naturale, dei volti, delle acconciature, degli abiti, e idealizzazione degli stessi in un'atmosfera sospesa e rarefatta. La luce bianca e irreale, il timbro cristallino e intenso del colore, gli atteggiamenti e le espressioni immobili e assorte dei volti, tutto ciò estrapola i personaggi da un immediato quotidiano per inserirli in un'atmosfera sospesa, eterna e simbolica. Emma Zanella ritrova riferimenti figurativi a questa complessa struttura compositiva nella 'Vergine delle Rocce' di Leonardo: "dalla composizione piramidale al gesto sospeso e magnetico della Madonna riecheggiato da Carolina, fino alla positura della Vergine di Leonardo attribuita alla moglie Teresa".

Ottocento. Da Canova al Quarto Stato
Roma, Scuderie del Quirinale
29 febbraio -10 giugno 2008
a cura di Maria Vittoria Marini Clarelli, Fernando Mazzocca, Carlo Sisi