Gallarate – E’ visitabile sino al 17 febbraio la collettiva dal titolo “Povera carne che non mangia carne” ospitata nella sede di Artilaide in via Mazzini.

La mostra intende proporre una visione pluriprospettica dell’ambiguità del dualismo angosciante che caratterizza la società contemporanea: da una parte vede l’individuo e l’artista nella ricerca costante di una struttura, dall’altra la ricerca dell’assenza di struttura per una maggiore libertà.

Così come le angosce di inizio ‘900, oggi il disincantamento dalla realtà, percepita come potenzialmente disastrosa, lo sgretolamento della stessa, la logica della produttività e l’ipereccitamento, portano l’individuo a credere all’allucinazione, che diviene più vera e credibile della realtà stessa. Un’ambiguità che si esprime, quindi, nella contraddizione, risultato di una sterilità edulcorante, tipica della logica razionale, oggettiva e matematica, contemporanea, che va a collidere con l’aspirazione più libertaria dell’artista, che in quei valori non si riconosce più con cieca fiducia poiché consapevole dei limiti.

Si va così a delineare l’estetica del brutto, del grottesco, dell’errore, del readymade. Un’estetica, tipicamente di avanguardia, che per sua essenza intrinseca è in sé stessa fortemente eversiva e di evasione dai canoni. Oggi, tuttavia, questa estetica violenta si afferma, diventando per l’artista contemporaneo la nuova struttura tipica del circuito dell’arte, perdendo tutta la sua carica eversiva. Si ha la necessità di una nuova forma e ricerca, ridefinendo anche l’attuale ruolo dell’artista contemporaneo.

In linea con questa dicotomia, la mostra vuole essere un’opportunità per dare spazio ai giovani artisti contemporanei che vogliano proporre una soluzione alla stessa, mediante la somma risultante nell’opera di tesi e antitesi. Proposte derivanti dall’accettazione della unità vero e falso, bello e brutto, reale e irreale, struttura e non struttura, dando particolare rilevanza a quelle che possono essere le regressioni a un privitivismo astrutturale, in cui contraddizione, automatismo e volgarità prendono il sopravvento sulla struttura tecnologica umana. Le opere, tra cui sculture, videoinstallazioni, videomapping, animazioni3D, illustrazioni e scritti, divengono la rappresentanza di questa ambiguità, introducendo la contraddizione nella pratica di produzione creativa come risoluzione alla contraddizione stessa.

La collettiva, a cura di Asia Lupo e Antonio Shllaku , presenta opere di: Andy Mc Fly, Antonio Shllaku, AsiaLupo, Aura Monsalves Muñoz, Brando Argenio, Camilla Bortolini, Claudia Gigliotti, Gabriele Giovanni Gandini, Giorgio Parisi, GiovanniCarboni, Guglielmo Anfossi, Francesco Morresi, Giorgia Fiorentino, Lorenzo Colli, Veronica Fay e Victor Manzoni.