L'ingresso del Museo BaroffioL'ingresso del Museo Baroffio

Dolce ma ferma – Non è che polemizzi, non è affatto nel suo carattere sempre piuttosto riflessivo e mite, ma Laura Marrazzi, conservatrice del Museo Baroffio, mette i 'puntini sulle i' alle singole osservazioni contenute nel decreto regionale che ha emesso i suoi verdetti in merito al riconoscimento dei Musei Lombardi. Al Baroffio, riconosciuto come museo provvisorio già nel 2004, è stata confermata la provvisorietà, ma non è dato, al momento, di accedere alla qualifica definitiva di Museo.

A prova di regolamento – "Tra le carenze riscontrate nel corso della prima campagna di riconoscimento – racconta la Marrazzi – la Regione aveva indicato la non completa proprietà di tutti gli oggetti della nostra collezione. Abbiamo rimediato in questi ultimi due anni rendendo effettiva la donazione delle opere che all'epoca risultavano ancora sotto forma di comodato da parte di Monsignor Macchi". Non è l'unico adeguamento portato a termine. Il Baroffio, originariamente era privo di un vero e proprio regolamento interno. "Ci siamo dotati anche di quello", ribatte la conservatrice "perchè è questo il punto su cui la Regione insiste di più: una sorta di codificazione generale degli enti museali, secondo parametri riconosciuti e condivisi". Il Baroffio, insomma, si conferma un piccolo scrigno, ligio alle raccomandazioni.

Adorazione dei MagiAdorazione dei Magi

Partita persa – Gli sforzi tuttavia non sono bastati. Rimane al di sotto degli standard previsti, la definizione degli orari di apertura; nero su bianco, poi, è la raccomandazione all'incremento della catalogazione e di spazi per la didattica. "E' una mia battaglia persa – quasi si rammarica – soprattutto in merito all'orario". Il requisito minimo imposto dalla Regione sono 25 ore di apertura settimanali. "Ho cercato, numeri alla mano, di far vedere che nonostante i tre giorni fissi in cui il museo è visitabile, tra aperture straordinarie, festività, visite guidate fuori orario a pellegrini e studenti il numero complessivo di ore in cui il museo aperto è ben superiore al numero previsto. Ma non c'è stato niente da fare". Una mera questione di contabilità burocratica. Le aperture straordinarie non possono essere conteggiate. Per il Pirellone, il parametro è la facilità di accesso. Chi deve entrare in un museo, deve farlo con il massimo agio.  Senza telefonare, senza prenotare. E il Baroffio, senza queste precauzioni  preventive, è di "difficile frubilità".

Flessibilità – "D'altra parte – continua – è difficilmente pensabile di tenere aperto un giorno in più, soprattutto d'inverno". Il Museo, in ogni caso, va. I numeri sono in crescita, lo dimostrano i visitatori, numerosi proprio in occasione delle aperture straordinarie. "E' il posto stesso che però costringe ad una certa flessibilità". Una flessibilità che dovrebbe ammantare anche gli altri appunti mossi al museo: "La didattica funziona. E' vero che non abbiamo spazi. Ho cercato una sala anche attigua per non costringere i ragazzi a lavorare nell'atrio. Ma non se ne è trovata una".

Incompatibilità
– Quanto all'incremento della catalogazione, anche in questo caso, la vicenda ha tutta un suo profilo curioso. Le opere di proprietà ecclesiastica devono essere catalogate con un sistema informatico compatibile con quello regionale Sirbec. Quello 'ecclesiale', di diretta emanazione della Cei e distribuito in tutte le diocesi è già stato attivato in quasi l'80% del territorio nazionale. La diocesi di Milano, da cui il Baroffio dipende, è tra le buone ultime. Non ha ancora 'attivato il servizio'. In sintesi: le opere al Sacro Monte hanno un loro inventario, e la loro scheda, ma non compaiono ufficialmente nel sistema compatibile al Sirbec. La Regione Lombardia a queste quisquilie non fa cenno.