Le opere di Marica MoroLe opere di Marica Moro

Se l'artista si lascia interrogare – Che fine fanno gli embrioni congelati? Si può prevedere in qualche modo la direzione della modificazione genetica e degli ultimi sviluppi in campo medico-scientifico? Gli interrogativi sono indubbiamente dei più complessi e problematici e il rischio della banalità o peggio ancora degli schieramenti su fronti "l'un contro l'altro armato" è dietro l'angolo. Ma se è vero che l'artista è – anche suo malgrado – profeta, oltre che spettatore privilegiato del proprio tempo, è possibile, e ancor di più fortemente auspicabile, che gli autori contemporanei si interroghino su queste tematiche di enorme impatto umano e sociale. Marica Moro, classe 1979, ex-allieva dei corsi in Braidense e ora docente di discipline artistiche, si è misurata con il tema della genetica non secondo il taglio scientifico ma proponendo inediti punti e ampi squarci di riflessione. La sua rassegna, intitolata Greenhouse ATTOTERZO e allestita alla Galleria 10.2! di Milano fino al 29 gennaio, è accompagnata da un'interessata pubblicazione edita dalla Nomos Edizioni di Busto Arsizio.

Il criterio della cura, il tepore dell'orto fecondato – Sfogliando le pagine del catalogo si apprendono le ragioni di un'operazione artistica che si stacca decisamente dalla consueta arte fiaccamente disimpegnata e salottiera: "L'idea prende vita in un particolare momento in cui in Italia si discute di fecondazione assistita e un referendum su questo argomento è andato deserto (2005)… Il ruolo dell'artista è arrivare alle cose tramite un cammino diverso rispetto a quello della cronaca". Il criterio scelto dall'autrice è, in un certo senso, quello di occuparsi – pre-occuparsi e curarsi – di quello che resta: l'installazione presenta piccoli vasi di terracotta rossa che rimandano all'immaginario della coltivazione e della cura. In alcuni di essi si sono sviluppate piccole figure di bambini, in altri, invece, i semi sono rimasti nel vaso a morire. Il teatro dell'azione artistica resta, dunque, quello della serra, del terreno fertile, del tepore del piccolo orto fecondato. Va aggiunto che l'autrice ha sviluppato questa indagine grazie a numerosi e fruttuosi contatti e ad un percorso del tutto coerente portato avanti anche con il MAPP, il Museo nato da un progetto di recupero dell'area dell'ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano. È proprio Marco Meneguzzo del MAPP a specificare: "Tutti gli artisti che si trovano a lavorare con gli utenti delle Botteghe d'Arte, presso l'ex ospedale psichiatrico Paolo Pini, devono fare i conti con la loro capacità immediata di costruire relazioni e di stabilire legami. In altre parole, l'attitudine maieutica deve essere una delle caratteristiche più spiccate in ogni progetto di cui uno degli scopi da perseguire è quello di riannodare fili linguistici e di significato spezzati".

Dichiarazione d'intenti –
Nel catalogo si legge: "Questo

Il catalogo della mostraIl catalogo della mostra

potrebbe definirsi come il terzo movimento di un'articolata riflessione sul tema della serra intitolata Greenhouse. Riflessione che Marica Moro ha avviato già da un paio di anni con la collaborazione del sound designer Mauro Lupone, che ha realizzato una colonna sonora del lavoro, attraverso suoni di derivazione naturale, ma anche artificiale. Il primo tassello è costituito da un film di videoamazione, presentato all'interno dello stand del MAPP, Museo Arte Paolo Pini, nel corso del Miart, a Milano, nel 2007. (…) Ma non si è trattato di un intervento di arte terapia, quanto piuttosto, con un termine oggi abusato e un po' troppo di moda, di un'azione di arte pubblica, in cui ha coinvolto, appunto, il pubblico. (…) Quello qui in mostra è un lavoro di tematica sociale, in cui l'artista si dichiara, entra a fare parte del dibattito. In realtà un dibattito ancora tutto da sviluppare su una tematica più che mai cara al mondo femminile…".

Il dolore necessario – Nel catalogo dell'esposizione è compreso anche un affondo critico firmato da Elena Di Raddo che, oltre a descrivere l'installazione della Moro, sottolinea che: "Il dolore è necessario, inevitabile, indispensabile per dare la vita, per dare alla luce la vita umana. Fuor di metafora, evidentemente, la metamorfosi del seme e poi del germoglio che cresce in forma umana simboleggia la maternità, il momento in cui la vita si genera per poi rendersi autonoma. Il distacco dalla madre terra, dalla culla accogliente e calda della placenta materna, genera dolore, ma un dolore necessario alla vita".

Greenhouse ATTOTERZO
personale di Marica Moro

fino al 27 gennaio 2010
Galleria 10.2!
via Volvinio 30, Milano
aperto da martedì a venerdì e su appuntamento
dalle 15,30 alle 19,00
catalogo Nomos Edizioni
con testi di Elena Di Raddo, Angela Madesani, Marco Meneguzzo