Busto Arsizio – Il Natale si avvicina e le sirene della comunicazione e del consumo suonano, di anno in anno, sempre prima. Già dalla metà di ottobre sugli scaffali dei supermercati si possono trovare i prodotti tipici delle festività natalizie, le confezioni regalo e tutto il corollario degli addobbi e delle luminarie. Ma al di là dell’aspetto strettamente commerciale e puramente consumistico cosa rappresenta per noi il Natale? E questa festa, è ancora in grado di risvegliare in ciascuno di noi sentimenti importanti e profondi al di là del credo religioso di ognuno?

Il senso della festa
Per rispondere a queste domande è probabilmente necessario fare un passo indietro, interrogarci sul senso della festa e chiederci cosa sia una festa. La festa nasce da due bisogni fondamentali dell’uomo: quello di interrompere il ritmo della quotidianità, della realtà ordinaria in cui ciascuno di noi svolge un certo tipo di attività e dal desiderio di intensificare i rapporti sociali. Ognuno di noi è una rete di rapporti interpersonali che la festa intensifica, rendendoli più saldi e stretti. Lo stesso filosofo Norberto Bobbio affermava che noi siamo le nostre relazioni.

Realtà sacra e realtà profana
Il Natale oggi è probabilmente la festività in cui i confini tra laico e religioso ci appaiono leggermente più sfumati. E’ una ricorrenza sempre più globalizzata celebrata in tutto il mondo anche dai non cristiani, il che significa che attualmente prescinde dall’evento che commemora, ovvero la nascita di Cristo e si identifica con i suoi simboli: l’albero, le luci e i regali. Possiamo affermare che in quest’ultimo caso la società dei consumi se ne è appropriata a discapito di altri aspetti decisamente più profondi.

Natale è rinnovamento
Il significato più autentico e profondo del Natale ha sicuramente a che fare con l’idea di rinnovamento. Noi diventiamo persone nuove perché rinasciamo con Gesù Bambino con tutto ciò che questo significa e nel legame con l’idea di infanzia, di genuinità e innocenza. Significati che il consumismo imperante non ha del tutto cancellato e che, seppure in forma più blanda, continuano ad essere vivi. Non a caso spesso succede che da adulti si guardi al passato e si ricordi con nostalgia il Natale della nostra infanzia, desiderando recuperare qualcosa di quegli anni passati e considerati più veri rispetto agli attuali.

Natale con i tuoi
O meglio, con le persone più importanti della nostra vita. Come abbiamo già accennato, Natale è da sempre considerata la festa che rinsalda i legami sociali, soprattutto quelli familiari, motivo per cui per taluni è un momento molto amato, mentre per altri risulta essere inopportuno, se non odiato, soprattutto quando si hanno problemi e difficoltà relazionali. In ogni caso, è possibile affermare che l’aspetto legato alla volontà di rinsaldare i legami e i rapporti sociali è tipico anche delle feste non religiose.

Il Natale è di luce
La data del 25 dicembre è molto probabilmente legata al fatto che nel mondo pagano in questo giorno si festeggiava il sole invincibile. Le giornate, dopo il solstizio d’inverno iniziano ad allungarsi e questo significa che la luce ha vinto sulle tenebre. Pertanto la luce si identifica con Gesù, luce del mondo e diviene uno degli elementi più importanti dell’insieme dei simboli del Natale: facilmente esportabile in ogni cultura e dunque capace di gettare un ponte e legare tra loro tutte le modalità di festeggiamento.

S‘io fossi il mago di Natale
farei spuntare un albero di Natale
in ogni casa, in ogni appartamento
dalle piastrelle del pavimento,
ma non l’alberello finto,
di plastica, dipinto
che vendono adesso all’Upim:
un vero abete, un pino di montagna,
con un po’ di vento vero
impigliato tra i rami,
che mandi profumo di resina
in tutte le camere,
e sui rami i magici frutti: regali per tutti.
Poi con la mia bacchetta me ne andrei
a fare magie
per tutte le vie. (Gianni Rodari)

 

M. Giovanna Massironi