Busto Arsizio – Fin dalla più remota antichità i fiori sono stati oggetto di ammirazione, una passione che esprime nobiltà di sentimenti e amore profondo per quel mistero di bellezza che in natura si riproduce e si moltiplica costantemente. I fiori furono coltivati da che si ha memoria e traccia dell’esistenza umana.

Omero descrive i giardini di Alcinoo, ovvero di colui che ospitò Ulisse durante il suo avventuroso viaggio. Di re Salomone possiamo sapere che “ piantò orti e giardini, mise ogni specie di piante e formò delle peschiere per innaffiare la selva dei giovani arboscelli” (Eccl., Cap. II/I). Di Babilonia conosciamo le famose descrizioni dei giardini aerei della regina Semiramide, una delle sette meraviglie del mondo antico. Anche Ninive, la più famosa delle capitali dell’Assiria, invitava gli stranieri nei suoi giardini e di Damasco si dice che fosse ricca di profumatissime rose. I Cinesi, dal canto loro, possedevano magnifici giardini in cui i chioschi dei fiori si alternavano con decorazioni di porcellana e dipinti di grande valore.

Ebrei, Greci, Romani e una passione comune
Le Sacre Scritture sono piene di allusioni alla coltivazione dei fiori presso gli Ebrei. I Greci, che erano tra i migliori coltivatori, avevano fiori di una bellezza unica che usavano anche per circoscrivere il perimetro dei ginnasi dove i giovani si esercitavano nella lotta. Gli stessi Greci amavano discutere e interrogarsi sulle più disparate questioni filosofiche proprio tra i fiori. Platone insegnava ai suoi discepoli in un giardino quando i giardini erano considerati boschi sacri dove gli oracoli davano responsi. E in quel mondo ogni Tempio era adorno di fiori. Celebri furono anche i giardini di Roma, costruiti ad imitazione di quelli di Babilonia, e celeberrimi i giardini di Nerone, luoghi in cui si potevano ammirare opere d’arte, preziosissimi marmi, colonne e fontane con i loro chioschi. Molti patrizi in quell’epoca dormivano su letti di rose; Lucullo desiderava che i petali di rosa con cui veniva allestito il suo letto fossero tutti bucati da uno spillo affinché potessero più facilmente sprigionare il loro profumo. Tiberio camminava su tappeti floreali vere e proprie “infiorate” che ricoprivano i pavimenti della sua casa e durante una festa data da Nerone a Capri tutto il golfo di Napoli fu cosparso di fiori al punto che le acque, abitualmente azzurre, presero il colore dei petali.

Paese che vai…
Gli Indiani attribuivano ad ogni pianta una virtù segreta; gli Egiziani veneravano i fiori del papiro e del loto, la cui corolla sbocciava sulle acque del Nilo il fiume fecondatore delle loro terre. I Cinesi facevano uso dei fiori in ogni cerimonia religiosa mentre i Giapponesi davano delle feste in occasione della fioritura dei crisantemi, fiori nazionali. I greci dedicarono ciascun fiore ad ognuna delle loro divinità, come il giglio a Giunone, il mirto a Venere e il papavero a Morfeo.

Poeti, pittori, letterati di tutti i tempi e di tutti i paesi si sono lasciati ispirare dalla loro bellezza ed hanno dedicato loro grandi opere d’arte. Il Principe di Condè, prigioniero, dedicava tutto il suo tempo alla coltivazione dei garofani, intorno ai quali scrisse anche un trattato. Leopardi, Manzoni, Mazzini, Verdi si dilettarono di piante trascorrendo molto del loro tempo prendendosene cura. E noi non possiamo che dirci fortunati di vivere in quello che è universalmente conosciuto come “il Giardino d’Europa”.

Quanti fiori decadono nel bosco
o periscono dalla collina,
che la loro bellezza non ebbero
in sorte di conoscere
e quanti affidano un seme senza nome
a una brezza vicina,
ignari del dono scarlatto
che recherà ad altri occhi.

Emily Dickinson

 

 

M. Giovanna Massironi