Un'opera dell'artistaUn'opera dell'artista

Non è facile dire "uomo" – La scultura di Marco Zanzottera vive della dilaniata voglia di dire l'uomo: parte negli anni Settanta e arriva ad oggi con le nuove opere sull'acqua. Dice Zanzottera: "sono più di trent'anni che lavoro, al centro c'è sempre stato l'essere umano con le sue problematiche, il novantanove per cento delle mie opere sono figure umane. E' una scultura che affonda le radici nella tradizione della nuova figurazione nata nel Dopoguerra e con le Avanguardie". E continua: "nella prima personale a Milano, nel 1979, ho realizzato una serie di figure su un tema drammatico che era quello del condizionamento e dei legami che le sovrastrutture hanno sull'uomo: erano figure legate, con il morso, avvolte in bende". Figure che poi si sono evolute fino al 1982 con una fondamentale mostra sul tema del nuovo Prometeo, l'uomo che sfida la divinità per portare il fuoco della conoscenza agli altri uomini e che, per questo motivo, dalla divinità stessa è punito e dilaniato.

Le mani nella creta – "Io sono sostanzialmente modellatore, ho fatto una scuola di ceramica, il mio maestro è stato Salvatore Scelba, che mi ha molto influenzato: la modellazione che si fa sull'argilla io la traduco poi sul bronzo e sulle resine".
Arte che nasce dal plasmare, dall'aggiungere e non dallo scavare, che accumula sui personaggi curve e punte, tagli e storture alla ricerca di un discorso sempre più incisivo: "Dopo l'84 – racconta Zanzottera – mi sono spostato da Milano a Varese, dove ho iniziato l'insegnamento al liceo artistico. In questo periodo ho rivisto la plastica delle mie sculture, cercando di renderle più incisive: da una lato ho iniziato a tagliare parti delle opere creando piani perfettamente lucidati, sia nel bronzo che nella terracotta, dall'altro ho iniziato a usare le patine policrome, bianche, verdi e i colori del cotto".

Un'altra opera dell'artistaUn'altra opera dell'artista

Dall'incomunicabilità all'acqua – Continua Zanzottera: "c'è stato il periodo degli uomini che non si incontrano, con figure che si intersecano camminando in senso contrario, che rappresentano l'incomunicabilità dell'essere vicini ma allo stesso tempo lontani".
Una decisa svolta avverrà nel 2000 quando l'artista farà gruppo con i pittori Emilio Corti e Massimo Conconi e lo scultore Ignazio Campagna. Il quartetto si nutrirà di influenze reciproche e di esposizioni collettive dentro cui Zanzottera inaugurerà il tema dell'acqua: acqua che sgorga dalle figure e dalle mani, risposta finale e creativa, potenzialmente infinita, ai problemi dell'esistenza: l'energia che scorre all'interno della vita libererà l'uomo dalle catene della realtà.

Un futuro ad Arcumeggia – Zanzottera ci racconta infine quello che ha in mente per la sua arte e per il suo paese, Casalzuigno, e per Arcumeggia in particolare: sogna di realizzare nel paese dipinto, con i suoi compagni, un progetto ambizioso che metta radici per il futuro: "Stiamo progettando una mostra che dovrebbe, l'anno prossimo, essere portata ad Arcumeggia. Io tengo molto a quell'esperienza di paese dipinto, che deve essere tenuta viva: occorrono manifestazioni e mostre e la nostra vorrebbe diventare un omaggio: vorremmo realizzare un intervento artistico che si collochi e viva all'interno dell'abitato".