La LeggeraLa Leggera

Le origini svizzere – Vive e lavora nel varesotto da oltre vent'anni, Riccardo Blumer nato a Bergamo nel 1959. Volto sempre più presente nell'ambiente e nel dibattito culturale cittadino, divide i suoi impegni tra architettura e design. E' di qualche giorno fa la notizia che uno dei suoi pezzi di design più noti è entrato nella collezione permanente del MoMA il Museo d'Arte Moderna di New York. La Leggera, la sedia realizzata nel 1996, è già nella collezione del Centre George Pompidou e al Museè d'Arts Dècoratifs di Parigi e nella Triennale di Milano, oltre ad essere esposta stabilmente al Centro di Arte Contemporanea di Cavalese (Trento). Direttamente dall'autore scopriamo com'è nata e le caratteristiche di questa sedia, oltre ai progetti che lo stanno attualmente impegnando attuali nel campo del design.

Com'è nata La Leggera?
"E' un progetto del 1996 firmato da Alias nato dall'idea di fare una sedia in cui tutto serve per sedersi e per stare in piedi allo stesso tempo, in cui non ci sia niente di portante e di portato, cosa che in genere nelle sedie tradizionali esiste. Volevo fare una sedia in cui non ci fosse distinzione tra le due parti, strutturale e funzionale. Sono partito da un'idea di telo piegato molto sottile che opportunamente lavorato con delle coste e delle pieghe potesse prendere una rigidità scatolare. Di fatto è la tecnologia degli aerei, strutture scatolari che hanno contemporaneamente un portata strutturale e una portata aerodinamica. L'oggetto mantiene la sua forma nonostante sollecitazioni di carico interno ed esterno ma la forma è quella che gli permette di volare".

Quali sono le caratteristiche de La Leggera?
"E' leggera proprio perchè è realizzata con pochissimo materiale, quanto meno sia possibile. Nata sullo stesso principio della costruzione degli aerei, è una sorta di pelle di un legno sottilissimo di 2mm di spessore. Ho scelto quella parte del legno che si utilizza per rifinire i mobili, l'impiallacciatura che nonostante la sottigliezza mantiene una grande forza. La sedia è composta da due fogli di legno tra i quali è inserita una sottile costolatura di 5 mm di legno. Inizialmente il limite era dato dal fatto che era vuota, come le ali dell'aereo, molto fragile ai colpi. Proprio per questo motivo l'ho riempita di poliuretano espanso, un prodotto chimico appartenente alla famiglia delle plastiche che ha la capacità di espandersi attraverso un effetto chimico; questo la rende tamburata e quindi più resistente al colpi. Inoltre ha una forma che permette di impilarla e data le leggerezza (2,4 kg) ne facilita lo spostamento".

Matteo Borghi e Riccardo BlumerMatteo Borghi e Riccardo Blumer

La Leggera, un grande successo?
"Da quando è entrata in produzione nel 1998, ha ottenuto grandi consensi e una buona vendita. Ha vinto nel 1997 il premio Design Preis Schweiz e l'anno seguente il Compasso d'Oro. Nel 1999 ha conquistato il premio Catas, indetto dall'Istituto che testa le sedie, per cui ha superato tutti i test della categoria".

Come è arrivata a New York?
"Lo scorso anno ci sono state chieste tre sedie da visionare per la collezione permanente. Il MoMA è il primo museo che si è occupato in modo così planetario di design e di architettura; si deve risalire credo agli anni '70 in cui il MoMA comincia a fare delle mostre di architetti contemporanei cosa che in quegli anni non era così evidente. Ma La Leggera non è sola: è entrata nella collezione newyorkese anche un'altra sedia, l'Estronauta. Realizzata dall'azienda Desalto nel 2007, l'ho disegnata con Matteo Borghi. E' molto simile alla Leggera ma viene cucita come fosse un vestito e chiusa in una macchina che abbiamo costruito in studio. Il procedimento è quello  della roteazione nelle tre assi della dimensione dello spazio. In quattro minuti il poliuretano fuso si catalizza e si espande dentro l'involucro imbevendo il tessuto e la sedia rimane strutturalmente bloccata; è come se si congelasse una sedia di tessuto senza nessuna struttura all'interno:
Una terza sedia, Origami del 2007, è stata selezionata ma non accettata per la collezione, realizzata da Ycami su una struttura reticolare di fogli di alluminio tagliati e piegati".

La LeggeraLa Leggera

In questo momento quali progetti di design hai in cantiere?
"Sto lavorando per il prossimo Salone del Mobile, il salone della crisi! Il primo è più un esperimento che un oggetto di industrial design: utilizzo un materiale di scarto, l'ultimo gradino del vetro riciclato, la schiuma di vetro che si mette nel cemento per fare semplicemente volume. Mi diverte questa cosa che è l'ultimo gradino, è un'inerte. Questo materiale viene scaldato con schiumanti chimici e quando si raffredda rimane molto leggero. Non ha nulla a che vedere con il vetro alla vista. E' una prova a livello didattico sui materiali, ho creato una serie di palline di vario diametro. Sto lavorando su un altro progetto ancora in fase di prototipo: è una sedia che chiamo 'concept', non fatta per essere messa in produzione, ma fatta per fare degli studi su come ci si siede. Sto svolgendo degli studi sulla seduta e sul movimento del corpo nel momento in cui stiamo su una sedia; la mia sfida è fare una sedia da movimento, sgabelli ce ne sono diversi esempi. Il terzo progetto in divenire è firmato da B&B Italia. Uno studio sul cuoio e sulla sua grande capacità di deformazione legata al fatto che viene da una pelle. L'idea è di deformare questo materiale facendogli prendere delle forme che in genere si ottengono con delle membrane elastiche; cuocerlo in modo che compatti e diventa durissimo e perde 30-40% di volume. Sono lavori molto lenti perché le aziende non sono abituate a lavorare sulle materie, sui prodotti con un loro ruolo di attori, ma comprano cose già fatte e le assemblano".

Un'idea di design ben precisa!

"A me piace il design quando parte direttamente dal tessuto che tu fai, dalle qualità, dalle specifiche del tessuto perché credo e sono convinto che quella è la strada migliore per ottenere degli oggetti che abbiano poi una personalità, una capacità di reggere al tempo che vada oltre la moda".