J&Peg, 1+1=1, 2007J&Peg, 1+1=1, 2007

Parola al critico – La mostra 'Working Mates' alla Galleria Poggiali e Forconi di Firenze prenderà il via sabato 19 aprile. Un'esposizione che racconta il progetto di due giovani artisti varesini. Antonio Managò di Busto Arsizio classe 1978, diplomato in scultura presso l'Accademia di Belle Arti di Milano. Simone Zecubi di Gallarate nato nel 1979, diplomato in scenografia presso lo stesso istituto. In arte J&Peg. Un connubio artistico nato due anni e mezzo fa da una già consolidata amicizia e che li vede lavorare e vivere insieme in zona Bovisa a Milano. Una prima personale nella galleria con la quale lavorano curata da un critico d'eccezione, Achille Bonito Oliva, che ha reagito al loro lavoro come per un colpo di fulmine: "Un dormiveglia a quattro mani è questo dei due giovani artisti." scrive ABO "Proiettato limpidamente sullo schermo della pittura. Qui tutte le epifanie sono possibili. L'arte legittima ogni fantasia e proietta sulla tela con una trasparenza magrittiana la rappresentazione di un universo iconografico abitato dall'onnipotenza infantile di un doppio che oscilla tra Peter Pan e Alice nel Paese delle Meraviglie. Il tutto sostenuto dal distacco di un motto di spirito che non rinuncia mai al glamour di una intenzionale pittura patinata che serve a scacciare ogni incubo notturno e tenere l'immagine sulla soglia di una effettiva virtualità".

I want to change the game, 2007I want to change the game, 2007

Abbiamo contattato i due artisti che, dalla galleria a Firenze dove stanno terminando gli ultimi accorgimenti. Simone Zecubi ci ha raccontato come nasce il sodalizio e come nascono le loro opere a quattro mani.

Quando e come nasce la collaborazione artistica tra te e Antonio?
"E' nata poco più di due anni fa, eravamo già amici ai tempi dell'Accademia e abbiamo poi deciso di vivere e lavorare insieme a Milano. Da allora stiamo portando avanti un progetto comune".

Quale progetto?
"In realtà è una ricerca che si è sviluppata partendo dalla pittura contaminando poi diverse arti. Quello che si vedrà nella mostra di Firenze è solo una parte del risultato ottenuto. 15 lavori per essere precisi, su un totale di opere che sono quasi il doppio, ma non potevamo affollare troppo gli spazi"

Come create le vostre opere?
"Prendiamo ispirazione da tutto quello che ci circonda, che sia un libro, una canzone, un'immagine, internet. Un po' tutta la realtà in generale. Quest'ispirazione viene poi rielaborata. Il progetto nasce usando delle tele ed è da circa 10 mesi che ci lavoriamo. Creiamo dei quadri fatti come installazioni vere e proprie, realizziamo noi i modellini. Creiamo una sorta di scenografia, dei set,  dove gli oggetti vengono rielaborati e riadattati. Successivamente facciamo delle fotografie in diverse angolazioni ed una volta inserite nel computer le rielaboriamo con programmi di grafica. Infine le immagine realizzate vengono stampate su un fondo unico in PVC – un supporto industriale – poi alcune parti vengono riprese e rimodificate con la pittura".

I'm almost there, 2007I'm almost there, 2007

Qual è lo scopo, se c'è, del vostro lavoro?
"Non ha un vero e proprio scopo. Io credo che l'artista faccia un lavoro egoistico. Facciamo arte perchè la sentiamo come una necessità e speriamo di riuscire a lasciare alla civiltà un messaggio importante. Un messaggio per la gente che guarda la realtà".

Per lo spazio espositivo fiorentino avete realizzato qualcosa in particolare?
"Sì, la mostra si articolerà in due spazi: quello della Galleria storica dove porteremo 15 lavori e quello dell'officina recentemente recuperata e adibita a project room. Per questa parte abbiamo pensato ad un'installazione molto grande, Ten Seconds to Midnight. Un'opera che coinvolge l'intero spazio disponibile verranno oscurate le pareti e ci sarà un PVC lucido per terra con le diverse immagini".

Vi dividete i compiti quando vi mettete al lavoro?
"Antonio si dedica di più al lavoro fotografico e io a quello di realizzazione dei modellini, ma in realtà è un unicum. Ci dividiamo i compiti, ma è il lavoro a quattro mani di una testa unica".

Come nasce l'opera 1+1=1, che è una sorta di autoritratto?
"Non mi piace spiegare cosa sta dietro alle nostre opere, preferisco che ogni osservatore si perda in quella sequenza. Comunque in questo caso si tratta di un lavoro importante perchè rispecchia questo preciso momento. E' un ritratto ironico dove l'uovo rappresenta la creazione e gli altri oggetti le difficoltà incontrate per arrivare a questa importante mostra".

Una mostra che vede un importante curatore
"Achille Bonito Oliva è stato contattato della galleria fiorentina con la quale lavoriamo, la Faggioli Forconi. Tramite loro ha voluto vedere le nostre opere e ha poi scelto di curare la nostra mostra. Ne siamo davvero felici".

Working Mates
J&Peg – FIRENZE

Galleria Poggiali e Forconi
Via della Scala, 35/A
Project Room
Via Benedetta, 3 /rosso
50123 Firenze
20 aprile – 19 luglio 2008
orari: lunedì – sabato 9.30 – 19.30 domenica su appuntamento
Tel 055.287748 Fax 055.2729406
e-mail info@poggialieforconi.it
Ingresso libero