M. Jodice, New York 1985M. Jodice, New York 1985

La metrica del paesaggio – Non è un architetto, ma la sua visione, il suo sguardo sulle cose, come nei migliori casi della fotografia, è in grado di leggere gli spazi, la metrica del paesaggio, come e talvolta più di quanti operano a partire dal mero calcolo. Orientandosi nellos spazio e nel tempo, anche attraverso la documentazione architettonica. Mimmo Jodice, fotografo tra i più umanisticamente allertati, sarà ospite all'Accademia di architettura di Mendrisio, all'interno di un ciclo che sin qui ha visto protagonisti internazionali dell'architettura. Una lezione che avrà per titolo 'Perdersi a guardare': che vuol dire abbandono onirico e lucido insieme alla composizione del reale, ai suoi accadimenti improvvisi, saper leggere tra le righe  nude e crude, anche gli slittamenti possibili.

Guardare senza perdersi – Ma Perdersi a guardare è anche il titolo del suo volume più recente. Un viaggio, fotografico, in cui Jodice scopre un Italia quasi nascosta, inattesa, tra le pieghe appunto. Ultimo capitolo di una serie di ricerche e di volumi che indagano senza crudezza, la ragione sociale di una condizione, la premessa etica e simbolica di un luogo. Dalle prime indagini sulla sua Napoli a cavallo tra i Sessanta e i Settanta, dove apparivano in linea con l'avanguardia artistica che allora animava la città – basti pensare al rapporto con il gallerista Lucio Amelio – sperimentazioni tecniche ed espressive di seguito abbandonate per un periodare più classico.  Da giovane Jodice indagava i perimetri precisi del degrado: la sanità,  la scuola, i luoghi del lavoro, le carceri, i manicomi, le periferie drogate ed emarginate, fino ad affrontare un tema classico per un artista del sud, la ritualità religiosa, divenuta nel dopoguerra un vero e proprio genere di ritratti sociologici di un'altra Italia.

Dal volume 'Perdersi a guardare'Dal volume 'Perdersi a guardare'

Mito e simbolo del Mediterraneo – E' con questi lavori che Jodice si allinea alle nuove istanze anche in Italia: l'opera di Ugo Mulas, Luigi Ghirri, Mario Cresci, Gabriele Basilico, Guido Guidi. Nomi che hanno conferito un nuovo statuto alla fotografia, nuova dimensione e respiro. La via scelta da Jodice è quella dell'indagine sul fondamento mitico e simbolico dei luoghi. Emblematico il monumentale progetto Mediterreaneo, mostra a Boston e volume curato da Predrag Matvejevic, un altro umanista che vive e scrive di radicamento e sradicamento ai propri luoghi, a metà tra la dimensione epica e la cronaca del presente.
L'esperienza apre la strada ad un discorso ancora più radicato nelle testimonianze e nei fatti concreti di quel mito. Eden, con testo di Germano Celant, è una ricerca quasi archelogica, laddove il successivo Isolario mediterraneo diventa invece una sorta di viaggio in un altro mare, quasi interiore, non il mare degli aoristi o quello della consecutio temporum, direbbe Claudio Magris, ma l'oceano senza apparenti confini, il mare interiore.

L'icona che orienta – "Il Monumento è un'icona che ci orienta nello spazio e nel labirinto del tempo e della storia", rispose l'artista in una intervista, in occasione del conferimento della laurea honoris causa in architettura dall'Università di Napoli nel 2006. E' la conferma di uno stretto giro di contiguità e di relazioni tra il suo lavoro e quello del tecnico che lo hanno per via condotto ad intessere rapporti di collaborazione con alcune delle più importanti figure della cultura progettuale internazionale. E anche questo aspetto sarà argomento del racconto davanti al pubblico dell'accademia di Mendrisio.

Mimmo Jodice. Perdersi a guardare
24 aprile 2008 alle ore 20.00
Aula Magna dell'Accademia di architettura di Mendrisio Palazzo Canavée, Via Canavée 5, 6850 Mendrisio, Svizzera