Emanuela RindiEmanuela Rindi

Emanuela Rindi si è laureata presso l'Università degli Studi di Parma nell'anno accademico 2005 – 2006. Il titolo della sua tesi è "Il museo di arte plastica di Castiglione Olona. Analisi dell'attività del centro di ricerche estetiche Polimero Arte". Attualmente collabora con la delegazione di Varese e Provincia dell'A.N.A.C., con il Chiostro di Voltorre e l'Associazione Culturale Arteatro, per la quale ha organizzato la I edizione del festival artistico-teatrale "Castelli di lago".

Emanuela, come è nata la tua indagine storica?
«Devo innanzitutto ricordare che buona parte dell'interesse storico-culturale – e del fascino – del centro di Castiglione Olona risiede proprio nella felice unione tra passato umanistico rinascimentale e progresso tecnologico contemporaneo, tra arte antica e contemporanea. La collezione permanente del MAP si è costituita grazie alle donazioni degli artisti che, tra il 1969 e il 1973, hanno partecipato all'attività del Centro di Ricerche Estetiche "Polimero Arte", un laboratorio sperimentale allestito per offrire a pittori, scultori, grafici, designers e incisori la possibilità di condurre una ricerca libera sulle qualità dei materiali sintetici. Considerata la complessità degli esiti estetici raggiunti e la molteplicità della falange di artisti coinvolti, mi è sembrato indispensabile seguire nella tesi il percorso individuale dei diversi autori, per comprendere l'intera collezione museale e darne una valutazione storico-critica».

Gli spazi espositivi del MAPGli spazi espositivi del MAP

Come hai sviluppato il lavoro di ricerca?
«Al principio delle mie ricerche, la mancanza di uno studio critico sul Centro di Ricerche Estetiche e di un catalogo della collezione, mi ha portato a ricostruire le biografie degli artisti e le possibili motivazioni del loro interesse per i materiali industriali e, in particolare, per la plastica. Infatti, dopo un primo capitolo che mette in luce il rapporto tra il borgo storico e l'attività industriale dello stabilimento Mazzucchelli e la ricerca sperimentale del Polimero Arte, ho rivolto la mia attenzione alle opere degli artisti presenti al MAP. La necessità di integrare le informazioni in mio possesso e, soprattutto, il desiderio di portare alla luce il valore storico ed umano dell'esperienza del Polimero Arte, mi hanno spinto ad incontrare personalmente tredici autori».

Dunque un lavoro di ricostruzione filologica supportata anche dall'incontro con gli artisti?
«Certamente. La ricerca documentaria è stata affiancata dalle interviste a Filippo Avalle, Giuliana Balice, Valentina Berardinone, Camillian Demetrescu, Marcolino Gandini, Peter Gogel, Hsiao Chin, Fulvia Levi Bianchi, Giulia Napoleone, Bruno Romeda, Giovanni Santi Sircana, Tino Stefanoni e Guido Strazza».

«Ho sottoposto all'attenzione degli artisti un questionario
, composto da una trentina di domande. I quesiti si focalizzavano sulla definizione delle modalità di partecipazione al "Polimero Arte", sulla trama di relazioni con l'Azienda, con gli operatori tecnici dell'industria ed i colleghi, al fine di scoprire se la ricerca artistica fosse stata individuale o collettiva, condizionata o guidata da richieste dell'industria. Veniva poi richiesto di descrivere i motivi d'interesse verso il materiale plastico e di definire le posizioni ideologiche favorevoli o contrarie alla serialità dell'arte. Diverse motivazioni hanno determinato la scelta di un materiale emblematico del progresso tecnologico e dalla forte valenza quotidiana. Nel presentare i materiali plastici a disposizione degli artisti ho tentato di mostrare come determinate proprietà fisiche della materia siano state rielaborate in senso estetico, assumendo talvolta una valenza simbolica».

F. Levi Bianchi, Quadrimensionale verdeF. Levi Bianchi,
Quadrimensionale verde

Entriamo in "medias res". Quali sono stati i principali traguardi della tua ricerca?
«Osservando le scelte compiute dagli autori presenti al MAP, è emersa una significativa distinzione tra un primo gruppo che, sostenendo il valore dell'unicità dell'opera, ha deciso di intervenire sui materiali industriali impiegando tecniche artigianali e un secondo gruppo che si è maggiormente concentrato sulla progettazione. Questi ultimi, aderendo alle teorie del "Manifesto del Multiplo" di Bruno Munari, hanno affidato ai tecnici dell'azienda l'esecuzione del loro progetto. Ma è attraverso le interviste che sono entrata davvero nei significati autentici delle opere e nella volontà di espressione di ogni singolo artista. Il "Guardone" di Valentina Berardinone, ad esempio, appare ad un primo sguardo, ludico e leggero, quasi un'opera di pop-art. Ad uno studio più accorto, invece, si capisce la profondità della sua ricerca che esclude "interpretazioni giocose". Fulvia Levi Bianchi, utilizza un materiale di scarto di produzione come il sicoglas per ottenere forme di forte suggestione e che, in parte, attingono dal repertorio surrealista».

«Sono grata a tutte le persone che hanno contribuito alla stesura del mio elaborato. In particolare, alla Signora Silvia Orsi per avermi permesso di visitare la fabbrica ed apprendere le tecniche di lavorazione adottate dall'azienda, e al Signor Giorgio Bonafè, per avermi generosamente affidato i suoi ricordi legati al Polimero Arte e il materiale che in tutti questi anni ha gelosamente conservato».

Hsiao Chin, Sospeso violaHsiao Chin, Sospeso viola

E quali gli autori che con la loro opera ti hanno maggiormente coinvolta?
«Molte sono le opere del MAP di straordinaria valenza artistica e di notevole importanza storica del panorama dell'arte contemporanea come Sante Monachesi e Camillian Demetrescu. "Di ora in ora" di Guido Strazza sfrutta il cambiamento della luce nelle diverse ore del giorno. Le ombre creano sulla superfici di sicoglas disegni e forme sempre nuovi ed inediti. Hsiao Chin nel suo "Sospeso viola" in rhodoid condensa molte componenti tratte dalla filosofia orientale. Filippo Avalle, realizza la sua "Fiat 500" in sicovinil e sabbia. Sono le sperimentazioni di un artista straordinario che ha raggiunto esiti molto alti e che ha fatto della ricerca sui materiali sintetici uno dei suoi terreni favoriti. Molto interessante è risultata anche l'esperienza di Peter Gogel ("Scacchiera", 1971), oggi concentrato principalmente sulla grafica».