Erano presenti tutti i finalisti, sabato 21 maggio, al taglio del nastro in Galleria Ghiggini della quindicesima edizione del premio dedicato alla giovane arte contemporanea.

Un giro di boa quest'anno per un premio che in quindici anni, come ci ricorda l'albo d'oro pubblicato sull'annuale "Giornale GhigginiArte/Premio giovani n.26", ha scovato molti talenti artistici. Autori che dal Premio sono decollati verso una vera carriera artistica. Pittori, scultori, fotografi che grazie al concorso, diventato ormai un appuntamento immancabile nel calendario culturale cittadino, si sono fatti conoscere al grande pubblico.

In mostra, come da regolamento, due opere per ciascun finalista accompagnate da un testo di presentazione realizzato ad hoc da ogni giovane artista. Le opere esposte toccano diversi livelli espressivi: dalla scultura alla pittura a olio su tela, dal disegno alla fotografia.

E mentre in galleria i giurati si avvicendano per esprimere le loro preferenze, online continua la votazione aperta a tutti i lettori per designare il vincitore del Premio ArteVarese.

Cominciamo con questa settimana a conoscere i primi finalisti.

Riflessiva, intuitiva e visionaria. La ricerca artistica di Valerio Abate (Sorengo 1994) "è prettamente filosofica e spirituale, nonché un'esternazione del sublime rapporto tra uomo e cosmo. Un rapporto inesplicabile che palesa l'inadeguatezza del linguaggio alla realtà. È il mistero a tenere viva la vita, e l'arte è amante della domanda e non della risposta. Le mie opere non vogliono svelare il mistero, bensì mostrarlo. Esprimo l'Assoluto che, in quanto semplice, è la coincidenza di ogni opposizione. L'ente finito, che con slancio erotico anela all'infinito, coglie l'essenza della realtà: quel dinamismo dato dal vicendevole limitarsi tra i finiti ‘bianchi' e ‘neri' che si manifesta come lotta in una quieta tempesta. Capendo che più s'infittiscono le contraddizioni più si è vicini al vero, e attraverso il paradosso e l'antinomia, prende coscienza della reale unità indifferenziata, rivelando così quell'arcano ordito nascosto nel tessuto del mondo".

Per Matteo De Nando (Segrate 1995) si tratta della prima collettiva in una galleria: "la ritengo un'occasione importante per la mia formazione ed esperienza per quanto riguarda la valorizzazione del mio lavoro artistico". La sua è una ricerca artistica 'essenzialmente segnica': "Usufruendo di vari taccuini, tele, muri e materiali disparati ho affrontato il concretizzarsi del segno sulla e nella superficie pittorica attraverso la verità del gesto, rimanendo costantemente in bilico tra consapevolezza e casualità, nell'intuizione del momento. Percorso, questo, che si muove per cui assolutamente all'interno del concetto base di pittura in quanto traccia autonoma. La mia ricerca va quindi in maniera assidua ad indagare questi ritmi compositivi attraverso equilibrio, forza, profondità acquisendo una chiave di lettura strettamente legata alla visione all'interno dell'insieme di forme e colori".

"Attraverso questi scatti io esprimo al massimo i miei sentimenti nei confronti della Fotografia. L'impalpabilità della luce assume un nuovo volto. Diventa materica, reale e si colora di nuovi significati". Marco Enea Spilimbergo (Monza 1990) porta in galleria Ghiggini la sua ricerca fotografica, "Intimista, pura e potente": "le motivazioni che mi hanno portato a scegliere quest'arte sono due. La prima nasce dalla determinazione nel tentare di rispondere ad alcune domande esistenziali che mi sono sempre posto. La seconda è indubbiamente il fascino che provo nei confronti di quest'arte. Infatti, più di ogni altra cosa, io mi sono innamorato di questi scatti. E' stata la loro osservazione che mi ha spinto a ricercare tutte le informazioni necessarie per arrivare a comprendere come, e per quali vie, la light painting si sia affermata fino ad arrivare ai giorni nostri. Sono quindi convinto che la light painting sia portatrice di una grandissima eredità, che consiste nella motivazione della sua stessa nascita: lo stupore suscitato dal potere LUCE".

"Mi sono dedicata con grande impegno e studio all'Arte del disegno. Credo che l'arte contemporanea possa ancora esprimere bellezza, sentimento, pensieri, senza escludere le capacità tecniche". Giulia Federico (Milano 1987) coltiva la passione per il Disegno durante gli studi presso l'Accademia di Belle Arti di Brera. "Rimango così affascinata da questa tecnica al punto di abbandonare per sempre la Pittura per dedicarmi esclusivamente al Disegno a matita. Il Disegno, padre di tutte le arti, è un mezzo di indagine su noi stessi e sulle cose. Le mie opere vengono realizzate in mesi di lavoro, e nascono nel silenzio del mio studio. Sono quasi delle meditazioni lente e religiose, come quelle di un monaco amanuense. Dopo anni trascorsi a disegnare dettagli di frutti ingranditi enormemente, ritorno a riscoprire gli oggetti, mio primo amore. Oggetti indagati non come oggetti comuni, ma come soggetti mistico-religiosi, dotati di una loro solennità, sacralità e custoditi gelosamente nelle nostre case. Spesso privati del loro utilizzo, ricordi tangibili, soprammobili importanti per noi come reliquie preziose. Niente meglio degli oggetti che popolano la nostra vita possono dire qualcosa su di noi".

Impegnata, autentica, sensibile. Sono questi gli aggettivi scelti da Debora Fella (Milano 1990) per sintetizzare le opere proposte in Galleria: "Il mio lavoro si articola su un continuo dialogo tra l'esterno e l'interno dove l'immagine pittorica assume una forma visibile e allo stesso tempo indefinibile completamente e credo che il centro di questa ricerca si trovi nell'equilibrio tra la figura e la sua dissoluzione, si tratta di uno studio sul colore (o non-colore) fondato su una gamma cromatica di bianchi, neri e grigi, nel rapporto tra la materia e lo spazio, un lavoro basato su velature che creano luci e ombre in grado di formare un immagine dall'interno della pittura e della mia interiorità. Nelle mie riflessioni protagonista è l'ombra nelle sue infinite possibilità rispetto al passaggio del tempo e della luce. L'attimo sospeso, l'après midi, si configura nella dominanza dei grigi, la soglia tra l'ombra e la luce, tra ciò che è passato e ciò che è in divenire. L'uso della polvere e dei pigmenti di varie sfumature di nero assume proprio il significato di misurazione cronologica che si stratifica sulla superficie pittorica scandendone il tempo".


La mostra in Galleria Ghiggini (Via Albuzzi, Varese) è visitabile dal martedì al sabato con il seguente orario: 10-12.30/16-19 – ingresso libero.