È più che mai primavera al Museo Vela di Ligornetto. Primo museo del Canton Ticino, inaugurato nel 1898, la casa museo ha assunto il ruolo di ponte culturale tra Italia e Svizzera, patria d'elezione dello scultore del Risorgimento italiano Vincenzo Vela.
Oltre all'imponente collezione di gessi originali delle opere del maestro, il museo conserva i lasciti del fratello Lorenzo e del figlio pittore Spartaco, una quadreria ottocentesca di pittura lombarda e una delle più antiche collezioni fotografiche private svizzere.
Arte e storia dell'Ottocento italiano e svizzero si intrecciano in un unicum, attraverso i magnifici ritratti dei protagonisti del Risorgimento, mentre la presenza di alcuni elementi che ricordano il carattere privato della residenza e il parco panoramico, conferiscono a questo luogo il carattere di opera d'arte totale. Ristrutturato interamente dall'architetto Mario Botta, il museo è ubicato ai piedi del Monte San Giorgio (patrimonio Unesco per l'umanità).

In occasione dell'inaugurazione di AlpTransit, il Museo Vela dedica il numero 7 della collana di ricerca «Casa d'artisti. Quaderni del Museo Vincenzo Vela» al rilievo «Le vittime del lavoro», capolavoro della maturità di Vela, ideato liberamente dall'artista per commemorare il primo traforo del Gottardo (1882) e rendere omaggio ai minatori morti durante la titanica impresa.
"….Feci quest'opera senza averne avuta nè la commissione nè l'idea da nessuno,…." – così dichiarava Vincenzo Vela in una lettera del 1886, svelando l'origine tutta intima e autonoma dell'opera, capitolo stupefacente ancorché avanzato dell'attività dello scultore. Reduce dallo scacco patito nella vicenda del Mausoleo Brunswick, dimorante in quel Canton Ticino ove non poteva non giungergli la viva e non sempre trionfale eco dello scavo del tunnel ferroviario del Gottardo (1872-1882), l'autore ormai ultrasessantenne concepisce e realizza questo altorilievo impressionante, tra i primi monumenti eretti in Europa alla "classe operaia" e alla sacra laica dignità del lavoro.
La scena rappresenta due minatori mentre portano fuori dalla galleria, sulla barella, un loro compagno moribondo, scortati da altri due lavoratori, muti testimoni della tragedia. Il modellato aspro e contrastato, al limite della deformazione espressionista, traduce il dramma che trascende l'attualità e la cronaca per la solenne misura formale dell'opera divenuta da subito veicolo potente delle istanze sociali e umanitarie dal Vela propugnate.
Vista la pertinenza con questo importante avvenimento, il volume verrà presentato a Giornico, presso il Museo etnografico della Leventina, molto attento al tema del passaggio delle Alpi.
L'appuntamento è per domenica 29 maggio, alla presenza degli autori dei saggi sull'opera, cui farà seguitp un momento di convivio, con un brunch con prodotti leventinesi, un accompagnamento musicale (Marco Santilli) e la presenza di un ex-lavoratore del cantiere Alptranist, che segnerà in modo importante il fine ultimo di quest'opera di Vincenzo Vela.

Info al www.museo-vela.ch/