Un'immagine di AxelssonUn'immagine di Axelsson

Io amo l'Italia. Dall'amore per il nostro paese e per la sua gente, conosciuta da vicino sia vivendo nel quartiere di Little Italy a New York sia durante numerosi viaggi, nasce l'intensità con cui il fotografo americano Leonard Freed (New York 1929-2006) ha rappresentato attraverso i suoi scatti l'Italia, senza i comuni stereotipi e con un occhio attento agli aspetti umani, uno sguardo guidato da un interesse quasi antropologico ed etnografico, sicuramente influenzato dalla sua professione di fotoreporter, ma mai slegato dalla dimensione poetica del reale. "Voglio una fotografia che si possa estrapolare dal contesto e appendere in parete per essere letta come un poema", ha infatti affermato Freed, che riesce a cogliere la "densità di storia" di un particolare soggetto grazie alla curiosità, all'attenzione e al rispetto con cui si è sempre avvicinato alle cose e alle persone, cercando di immedesimarsi, come ha lui stesso raccontato, "nella psicologia di chi stai per fotografare, pensare ciò che lui pensa, essere sempre molto amichevole e neutrale".

Sempre all'Italia, e in particolare alla Sicilia, è dedicata la mostra in corso presso la Galleria del Credito Valtellinese, che, come esplicita il titolo, vuole proporre e cercare di dimostrare l'ipotesi di una riconoscibile e ben individuabile "nuova scuola siciliana di fotografia". Per

Freed, Roma 1958Freed, Roma 1958

illustrare la tesi i curatori, Giovanni Chiaramonte, Cristina Quadrio Curzio e Leo Guerra, hanno affiancato ai nomi di Carmelo Bongiorno, Carmelo Nicosia e Sandro Scalia, considerati "capiscuola" anche per i loro ruoli di docenza presso le Accedemie di Catania e Palermo, quelli di Letizia Battaglia, Nicola Scafidi, Ferdinando Scianna ed Enzo Sellerio, protagonisti della generazione precedente. Il termine "scuola" va inteso ovviamente non nel senso più restrittivo o tradizionale del termine, ma quale vitalissimo terreno comune "di coltura e di cultura".

Un "racconto nordico" è invece quello narrato dalle fotografie di Ragnar Axelsson, nato in Islanda nel 1958, noto per la sua attività di fotogiornalista, per la quale ha ottenuto numerosi riconoscimenti, ma anche per la sua ricerca più strettamente artistica nata nel corso di lunghi viaggi sia nelle zone più estreme del Nord sia nelle regioni più povere di Africa e Sud-Est Asiatico. Le fotografie esposte a Milano documentano la vita di alcune comunità che vivono nel Nord Atlantico, le loro attività e le loro tradizioni che stanno pian piano morendo. Partecipe della dura esistenza di queste popolazioni, ma anche degli immensi e incontaminati spazi naturali di queste regioni, Axelsson porta avanti questa ricerca con un intento di documentazione e di testimonianza: "Questo lavoro è la mia vita" ha dichiarato "sono venticinque anni che seguo questa ricerca sugli stili di vita che stanno scomparendo e purtroppo devo dire che alcune situazioni documentate all'inizio già non esistono più".

Leonard Freed. Io amo l'Italia
a cura di Enrica Viganò
Fondazione Stelline
Milano, corso Magenta, 61
Dal 20 ottobre 2011 al 22 gennaio 2012
Orari: dal martedì alle domenica, dalle 10.00 alle 20.00
chiuso lunedì

La nuova scuola di fotografia siciliana
a cura di Giovanni Chiaramonte, Leo Guerra e Cristina Quadrio Curzio
Galleria Gruppo Credito Valtellinese
Milano, Corso Magenta, 59
Dal 27 ottobre 2011 all'8 gennaio 2012
Orari: da martedì a domenica, dalle 12.00 alle 19.00
chiuso il lunedì
Ingresso libero
Chiusure straordinarie: domenica 25 dicembre 2011; domenica 1 gennaio 2012

Ragnar Axelsson. Immenso e fragile. Un racconto dal Nord
a cura di Enrica Viganò, ideata da Camillo Fornasieri
Sala Verri, Centro Culturale di Milano
Milano, Via Zebedia, 2
Dal 30 novembre 2011 al 15 febbraio 2012
Orari: da lunedì a venerdì dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00, sabato e domenica dalle 16.00 alle 20.00
martedì, giorno di chiusura
Ingresso gratuito