G. Sangregorio, Uniti da un iroko, 1987G. Sangregorio, Uniti da un iroko, 1987

I tre punti cardinali – Sesto Calende, Somma Lombardo, la Val Vigezzo. Sono tre punti cardinali nella vita di Giancarlo Sangregorio per motivi diversi. A Sesto c'è casa, studio, il lavorio lungo degli anni; la Val Vigezzo è il buen retiro, selvatico come è a tratti selvatico il carattere di questo artista teso e levigato come la sua scultura; a Somma è nata la madre. Non è questo l'ultimo motivo per cui anche qui, davanti alla mole del Castello di San Vito troneggia lo spettacolare Arco, o Uniti da un iroko, una delle più affascinanti macchine scultoree da lui realizzate. Qui a Somma, finiranno a breve, una quindicina di sculture donate ufficialmente da Sangregorio.

Le opere sulla città – Una disponibilità quasi improvvisa da parte dello scultore, milanese di nascita, ma da sempre legato, a modo suo, a questo parte del mondo che si affaccia sul Maggiore. Una, altrettanto improvvisa decisione da parte dell'amministrazione comunale che ha intercettato l'artista, tramite Lorenzo Schievenin Boff, e coinvolto a quel punto in una scelta alla quale Giancarlo si è piacevolmente e rapidamente concesso. Non solo la prevista collocazione temporanea n Villa Dolci, della stessa Uniti da un iroko per una esposizione che durerà per circa due mesi. Ma una sorta di "presa di possesso" del territorio, a cominciare dal posizionamento di opere

Una foto recente dell'artistaUna foto recente dell'artista

negli spazi esterni al comune ed altre all'interno in una sala che gli verrà intitolata. Trattative in corso per collocare tre opere anche all'interno del perimetro del Castello. Un ulteriore omaggio di Somma al maestro, che sta proseguendo il suo iter per altre vie.

Gli altri lasciti
– Da tempo Sangregorio va ragionando in merito alla collocazione di parte del suo lavoro. Da molto  progetti sono in corso di donazione un nutrito corpus di opere a Sesto Calende: trattative che pur proseguendo a fasi alterne, porterebbero ad una sorta di parco di sculture nella zona boschiva dietro la sua abitazione affacciata sul lago; così come è vicina alla concretizzazione un lascito a Druogno, in Val Vigezzo, dove la famiglia Sangregorio ha storicamente casa e dove l'artista è già presente nel locale Museo della pietra ollare; un minerale prediletto da uno scultore che ha fatto della conoscenza dei materiali. delle loro qualità evocative ed espressive un punto imprescindibile.

Tra desideri ed opportunità
– Da tempo, insomma, Sangregorio pensa al suo dopo. Agli eredi, certo, ma anche a rinsaldare il suo rapporto con gli ambienti dove ha vissuto. Ha apprezzato il corteggiamento repentino della comunità sommese, così come ha tenuto fermo il timone, a Sesto Calende, nonostante i tempi della burocrazia non coincidano con quelle delle urgenze personali. La Val Vigezzo aspetta uno scultore che lì è di casa. Varese, per dire, mai si è mossa, mai ha verificato questo possibile incrocio di desideri ed opportunità reciproca. E forse Sangregorio sta ancora aspettando.