Federica BruniniFederica Brunini

Mostra prorogata – Una mostra che fa discutere, in positivo. Era da tempo che la Fondazione Bandera non riprendeva il fil rouge interrotto con il mondo della fotografia e per questo sono stati davvero superiori alle aspettative i visitatori che hanno presenziato all'inaugurazione e quelli che nei giorni successivi si sono appassionati all'autore. Per questo motivo, visto il successo riscontrato e l'interesse crescente anche dei media, la Fondazione ha deciso di prorogare la mostra fino al 30 aprile. Ottimo anche il riscontro da parte del mondo delle scuole, anche grazie alla mostra inaugurata il 15 marzo scorso degli studenti del Liceo Artistico "E. Candiani" di Busto Arsizio che hanno seguito la lezione del fotografo americano e si sono così cimentati con la macchina fotografica.

Perché no? Alchimie di incontri – Tra i tanti commenti che Artevarese ha raccolto, spicca quello di Claudio Argentiero, presidente dell'Archivio Fotografico Italiano, che ha posto interessanti interrogativi: perché proprio un autore americano anziché un italiano per rilanciare la stagione della Fondazione? A questa domanda ha risposto Federica Brunini, curatrice della mostra insieme a Cristina Moregola. Giornalista e fotografa, è a lei che si deve il contatto con McNally. Una storia che vale la pena raccontare per far luce sulla genesi di questa mostra. "Perché non McNally?", esordisce la Brunini che aggiunge: "Fotografi italiani importanti sono spesso esposti a Milano in grandi mostre, Mc Nally in Italia invece è praticamente sconosciuto soprattutto tra i non addetti ai lavori. Questa mostra nasce in realtà da una serie di fortunati incontri: il mio incontro con Joe in America, l'incontro con la Fondazione. All'epoca lavoravo ancora a Glamour, il mensile della Condè Nast, quando

Le due curatrici con Mc NallyLe due curatrici con Mc Nally

decisi di prendere un periodo di aspettativa per seguire la mia grande passione: la fotografia. Feci le valigie partii alla volta di Santa Fe per seguire un corso di fotografia tenuto dalla moglie di Joe. Al mio rientro in Italia Joe era in Toscana per un workshop e mi contattò chiedendomi di collaborare con lui: vivendo in Italia e avendo contatti grazie al mio lavoro, potevo aiutarlo, e così fu. Nasce così un'amicizia fatta di stima reciproca. Quando venni in contatto tramite una conoscenza comune con la Fondazione proposi una mostra per portare Joe a Busto Arsizio, mia città natia. L'idea piacque ai Bandera, che molto coraggiosamente hanno creduto in me e in Joe. Perché Busto Arsizio? Perché a Milano l'ambiente è già saturo di mostre, perché la provincia ha bisogno di stimoli nuovi, perché così facendo la Fondazione Bandera ha avuto una risonanza nazionale grazie alla comunicazione agli organi di stampa che hanno portato in tutto il paese il nome di questa città".

Immagini semplici e di forte impatto – "La mostra di McNally – continua la Brunini – è semplice, facile, ricca di immagini spettacolari, uniche e irripetibili. Basti guardare la fotografia di un operaio arrampicato sull'Empire State Building per capire quanto lavoro vi sia dietro quella foto. E l'impatto è fortissimo. Le fotografie di McNally sono belle oggettivamente, originali, di un grande professionista che ha spopolato sulle copertine delle maggiori riviste americane: ritratti di grandi personaggi come un Gorbaciov inedito immerso nella neve tra gli alberi. Quante altre foto sono così particolari? Credo moltissimo nella qualità delle sue immagini e della sua vita dietro l'obiettivo".