Tango, Xin ZhouTango, Xin Zhou

Eravamo rimasti con gli occhi incantati nelle favolose immobilità di Islanda, così come trascritte dalle opere di Salvoe di Helgi Fridjònsonn, nell'ultima mostra presentata alla Duet Art : oggi siamo spinti, in viaggio mai scontato nell'arte contemporanea, intrapreso dalla galleria varesina, nel vortice della vita moderna di Xin Zhou.

Il pittore della modernità, sembra riecheggiare in queste tele che l'artista cinese, trentatrenne, ha realizzato lo scorso anno prendendo appunti visivi con la macchina fotografica e ritraducendoli quasi con lo stesso linguaggio istantaneo sulle tele, attraverso la tecnica ad olio.

Il pittore moderno di Baudelaire, antesignano di Monet e compagnia. Quel flaneur che sapeva di vedere nell'effimero del ballo, della giostra, della folla in movimento, il senso vero della sua civiltà contemporanea. E pare allora di riscoprire quasi lo spirito di quella generazione garbatamente rivoluzionaria in queste inquadrature di mani che suonano il piano, nei tagli fotografici di ballerini sorpresi nel tango, di una bambina che dondola in altalena.

Non c'è rivoluzione, ma c'è l'attimo del tempo che vuole essere bloccato. Più ponderato il lavoro di suo marito, in mostra al suo fianco: Yunong Wang, di quattro anni più vecchio di lei e come lei, emancipatosi dagli studi accademici in patria, a Pechino, per trovare in Occidente un nuova "terra promessa". Per loro è stata la Germania, Düsseldorf in particolare, a fare da chioccia. Vi si trasferiscono nel 1999, sotto le mani e gli insegnamenti preziosi di Gerard Richter.

In Germania sviluppano questa affascinante figurazione che, si diceva, in lui assume i toni più riflessivi. Lo si vede nella significativa sequenza di ritratti di animali: dalla giraffa al gallo, dal leone alla volpe, alla scimmia. Si vede sopratutto nelle quattro tele esposte dove il gioco è il riflesso sull'acqua, nell'acqua. E la sua capacità di registrare, impressionisticamente?, il minimo rilievo alla sua superficie.