Pittore, architetto, scrittore, organista e canonico. Sembrano credenziali riferite a molti illustri personaggi, invece rientrano nello sbalorditivo curriculum di una sola, geniale personalità, il bustocco Biagio Bellotti, al quale Palazzo Marliani Cicogna ha dedicato recentemente una grande mostra.
Il volume dato alle stampe da Nomos edizioni in questa significativa occasione, raccoglie in poco più di 200 pagine gli ultimi contributi di eminenti studiosi del settore, una preziosa monografia aggiornata corredata da un catalogo ragionato che illustra in modo chiaro e puntuale tutta la sua multiforme attività.
Nel corposo saggio di apertura, Simonetta Coppa, prima di delinearne minuziosamente la parabola artistica nei territori tra Milano e Busto Arsizio, tratteggia la singolare fortuna critica di Bellotti. Nonostante la considerevole attività di frescante svolta a Milano, per esempio, la guidistica cittadina sette-ottocentesca tace completamente su di lui. A livello locale, invece, compare una succinta monografia nel 1914 di Giorgio Nicodemi, meritevole per aver portato attenzione su di lui, alla quale han fatto seguito nei decenni successivi numerosi contributi settoriali che hanno messo in luce l'eclettica personalità di Biagio: sacerdote, musicista, letterato, poeta dialettale, autore di testi teatrali, latinista e artefice in senso completo, non solo pittore ma anche architetto, progettista di altari, sculture, arredi, complessi di ebanisteria.
Nato a Busto nel 1714, discendente da una famiglia di artisti, pittori furono il padre Leopoldo, gli zii Carlo Matteo e Paolo e un cugino di secondo grado, Michelangelo, noto per aver restaurato nel 1720 il Cenacolo leonardesco. Le prime notizie sul suo conto non riguardano però l'attività artistica, bensì il curriculum ecclesiastico. Raggiunse il sacerdozio nel 1742 a vent'otto anni (senza studiare in Seminario ma imparando da sacerdoti locali), salì al rango di canonico due anni dopo. Dal 1745 la sua attività artistica cominciò ad acquistare rilievo, prima a Busto poi nei dintorni, fino a Milano.
I documenti, rintracciati e nella ricca sezione documentaria curata da Franco Bertolli, attestano che due passioni animavano Biagio fino da giovane: la pittura e la musica. Non aveva vent'anni quando si affacciò sulla scena bustese come pittore dipingendo la "nivola" da porre dietro il Santissimo Sacramento solennemente esposto nei tre giorni delle Quarant'ore, nella collegiata di San Giovanni a Busto. Sempre per la chiesa principale divenne organista ufficiale, tenuto a suonare nelle feste di precetto e nell'ottava del Corpus Domini. Attività che dimise nel 1766, disgustato e offeso dalla polemica, diffusa attraverso un libello anonimo, che gli rinfacciava di svolgere troppe attività e consigliava di seguire solo la pittura.
In parallelo con gli impegni più rilevanti a Busto Arsizio e a Milano, una fitta e oggi parzialmente indagata produzione di Bellotti è disseminata in numerose località dell'alto milanese non lontano da Busto, fra chiese parrocchiali e minori. Ne tracciano gli itinerari Giuseppe Pacciarotti (itinerari pittorici) e Augusto Spada (itinerari architettonici), ottimi per chi voglia intraprendere un percorso sulle orme dell'artista.
La passione per la pittura potè esprimersi con risultati pubblicamente ammirabili nel 1745 quando, nella chiesa di San Gregorio, egli dipinse non solo la parete di fondo ma anche la volta. Questa esperienza, giudicata positivamente, dovette incoraggiarlo a privilegiare pittura e architettura rispetto alla famosa – e divenuta "ingombrate"- attività organistica. Cominciò dunque a lavorare anche fuori Busto, prima nei dintorni (Fagnano Olona, Nerviano, Saronno), poi a Milano, dedicandosi prima esclusivamente a soggetti sacri, in seguito anche a soggetti allegorici e profani.
Nella prima metà degli anni Cinquanta del Settecento, con Tiepolo (il maestro veneziano dell'aristocrazia milanese) ormai avviato verso la straordinaria esperienza di Wurzburg, Bellotti si presentava come nuova alternativa di qualità sulla piazza milanese. Laura Facchin riporta nel suo contributo le novità sugli interventi pittorici di Bellotti e sulla committenza in palazzo Sormani a Milano, oggi sede della Biblioteca Comunale Centrale.
Gli anni seguenti lo videro impegnato nella progettazione di altari, come quello magnifico per San Giovanni Battista a Busto, incastonato nella mirabile decorazione absidale da lui compiuta, che tanto elogiò Mina Gregori, definendo gli arredi del presbiterio "degni di una cappella reale" e riteneva i suoi interventi "un'affermazione di quella unità delle arti che fu uno dei fini della civiltà del Settecento".
Un accenno va infine fatto sulle qualità di coreografo che Bellotti rivela nei due opuscoli a stampa del 1776 per le funzioni della Passione del Corpus Domini: solenni sfilate liturgiche con apparati, comparse, simboli e citazioni bibliche.
Un'opera che non può dunque mancare nella vostra biblioteca, ulteriormente apprezzabile per l'analitica e ben curata campagna fotografica approntata per l'occasione da Dario Crespi, che ha finalmente messo a disposizione un esauriente atlante fotografico del catalogo del pittore, incluse le opere di incerta attribuzione.


Biagio Bellotti 1714 -1789

"… patria ut noscat" affinché la mia città mi conosca
Catalogo della mostra presso Palazzo Marliani Cicogna e Biblioteca Capitolare di Busto Arsizio.
Testi di Franco Bertolli, Simonetta Coppa, Laura Facchin, Giuseppe Pacciarotti, Augusto Spada.
Nomos Edizioni