Come in una pièce teatrale, la personale di William Xerra, curata da Cristina Moregola e intitolata "La pratica del vivere", con opere comprese in un arco temporale che va dagli anni '70 agli anni '90 e una serie di carte eseguite tra il 2010 e il 2013, si svolge in due distinti scenari: la Sala Polivalente A Calletti e la Sala degli Stemmi al Castello Visconteo di Castelletto Sopra Ticino.

Quattro i protagonisti principali: "Vive", "Io Mento", "Idea di luogo" e "Dialoghi assenti" a definire alcuni dei passaggi fondamentali del percorso artistico di William Xerra.

Fiorentino di nascita (1937), sin dall'infanzia, a seguito della famiglia, si trasferisce a Piacenza dove frequenta l'Istituto d'Arte Gazzola e in seguito l'Accademia di Brera a Milano.
Nel 1952, la prima personale al Circolo della Borsa nella città d'adozione, dopo di che inizia un percorso creativo che dall'informale lo porta, negli anni '60, alla Pop Art con lavori ironici e dissacranti, dove compare per la prima volta, la parola scritta all'interno delle sue opere.

Tale scelta lo porta a frequentazioni con i poeti del Gruppo '63 quali Sebastiano Vassalli, Antonio Porta, Emilio Villa, Giorgio Celli e ad appassionarsi alla poesia visiva, concreta e sonora.

Negli anni '70, l'incontro fondamentale con Pierre Restany, teorico del Nouveau Realisme.
Nel '72 compare nei suoi lavori il segno pittorico "Vive" che diventerà elemento-simbolo per eccellenza; nella realtà indicazione tecnica in tipografia per salvare una parte di testo da non cancellare.

Da quel momento in poi si succederanno personali e collettive nei più prestigiosi musei, spazi pubblici e gallerie in Italia e nel mondo, fra queste va ricordata la presenza di sue opere al MoMa di New York nel 1991.

Ogni parola racchiude in sé il dono dell'eucarestia.
William Xerra con le sue parole-icona crea una percorrenza temporale che di opera in opera attesta il prima, il presente, il tempo che verrà.

La personalità dell'artista demiurgo si compie in "Vive", quale convergenza di ogni energia, creativa, fisica, intellettiva, psichica e sensitiva.

"Vive" è movimento di vitalità nel tempo.
Altra scritta simbolo è "Io Mento". Nelle tre opere in mostra, di grande formato, la scritta nera su fondo bianco mosso da incostanti pennellate oltre le quali si scorgono fisionomie

informali, stabilisce un confine tra realtà e invisibilità sino a fare diventare l'invisibile più vero del reale, decretando un sottile grado di relazione tra l'inequivocabilità di una affermazione e corpi senza materia.

Suona come un archetipo delle cose sensibili e possibili "Idea di luogo", pari a un germoglio di rappresentazione, come luogo sede di identità mentale e pratica.

Nella serie dei "Dialoghi assenti" eseguiti su pagine di libri, carte geografiche, spartiti musicali intagliati e intarsiati emergono visi i cui profili paiono esprimere l'alienazione ad una indagine completa delle rispettive identità e dei contesti-territorio nei quali sono collocati.
Nell'evidenza di quei silenzi gli sfondi che reggono l'assenza dei dialoghi sembrano rivendicare, oltre alla funzione di strumento di scenico, la nobiltà del loro essere storia.


William Xerra – La pratica del vivere

Castelletto Sopra Ticino (NO), Sala Polivalente A. Calletti, Via Gramsci 2
Sala degli Stemmi Castello Visconteo, Vicolo Garibaldi
Fino al 21 dicembre
Orari: Sala Polivalente, venerdì dalle 9.30 alle 13.00
sabato dalle 9.30 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 17.00
domenica dalle 15.00 alle 17.00
Castello Visconteo, sabato e domenica dalle 15.00 alle 17.00