La Galleria Punto sull'Arte di Varese apre la sua stagione con una tripla personale in cui vengono presentate le opere degli artisti Nicola Biondani, Liliana Cecchin dd Ekaterina Smirnova. Le opere dei tre si confrontano attorno ad un comune tema, il viaggio, inteso come spostamento nello spazio, ma anche come viaggio fuori e dentro l'uomo.

Viaggi come scoperta del mondo, e poi, soprattutto, come scoperta del sé. Occasioni per ritrovarsi e trasformarsi, per comprendersi meglio e per crescere.

Per Ekaterina Smirnova il verbo viaggiare significa soprattutto libertà: non avere confini. Ma anche vedere nuovi volti, sentire nuovi suoni, nuovi odori e attraverso questi creare dentro di sé una memoria rinnovata, più complessa, capace di cambiarti. Per i suoi acquerelli grandi, ipnotici, profondamente atmosferici ha scelto come soggetti proprio le mete dei suoi viaggi: Salisburgo con le sue nebbie leggere e fatate, Pechino su cui aleggia perennemente una patina di foschia, Miami benedetta da piogge tiepide e pesanti come lacrime, New York, con le cime dei grattacieli celate dalle nuvole. E poi Novosibirsk, naturalmente – la città dove è nata – con i suoi venti diversi tipi di neve.
Quando viaggia, Ekaterina ha sempre con sé macchina fotografica e acquerelli. E i suoi scorci nascono quasi sempre da un'emozione, da un appunto preso sul posto, anche se la tecnica elaborata e le dimensioni dei lavori richiedono un lungo completamento in studio. Ha eletto a suo mezzo l'acquerello perché è quello che rende in maniera più fedele il suo elemento preferito: l'acqua, sia essa nebbia, neve, pioggia o foschia. I suoi sono acquerelli intensi, pastosi, materici. Nulla a che fare con l'immagine di un paesaggio reso per trasparenze e lievi sfumature. Ekaterina Smirnova vi lavora in più strati sovrapposti, usando pennelli grandi e scabri, graffiando la carta ruvida e schizzandola, mescolando un sofisticato senso del disegno a una gestualità istintiva, al vero e proprio dripping. I risultati sono lavori al limite dell'astratto, dalle atmosfere cariche e cupe, straordinariamente suggestivi.

Sono visioni metropolitane in cui lo sgocciolamento del colore sulla tela va a sovrapporsi alla verticalità degli edifici in una sinfonia dai ritmi lenti. Ama le ore di mezzo, quelle che precedono l'alba o che seguono il tramonto, le ore dense di ombre o vibrazioni in cui tutto può succedere.

Una folla frettolosa e congestionata, che si incontra senza vedersi a una fermata della metropolitana o in una stazione, è il soggetto prediletto negli oli su tela di Liliana Cecchini. La folla metropolitana che per le strade, nelle stazioni, alle fermate dei mezzi pubblici si muove in sciami compatti, composto da elementi apparentemente coordinati ma in realtà totalmente ignari l'uno dell'altro. Viaggiatori capaci di percorrere spalla contro spalla chilometri di cunicoli sotterranei su un vagone della metropolitana, ognuno ignaro dei pensieri dell'altro, dei bisogni dell'altro, del viso dell'altro. Dell'esistenza stessa dell'altro. Un isolamento dell'anima e un fuggire del corpo raccontati in movimenti quasi danzanti, che sulla tela si esplicitano in un elegante sdoppiamento, in un vibrare dei dettagli come accadeva con le vecchie macchine fotografiche analogiche quando si programmava una lunga apertura dell'obiettivo.

Un transitare senza porre la mente al viaggio ma – anzi –

rimuovendolo come un ostacolo, rifiutandolo come un non-tempo e un non-vissuto, che si sostanzia in ampie inquadrature precipitanti dove i soggetti, spesso quasi solo ombre o sagome, offrono le spalle perché già oltre, già passati.

Infine ecco i protagonisti, i viaggiatori. Immobili, forse solo per un istante infinitesimale, nelle terrecotte patinate di Nicola Biondani. Scultore antico e potente, l'artista riesce a infondere ai suoi personaggi modernissimi (fino alla foggia del piumino da neve del quale si potrebbe azzardare di indovinare la marca) la monumentalità della statuaria classica. Seduti sui bauli forse nell'attesa del prossimo treno, armati di valigie, sono colti in un momento di statica perplessità, istante fuggevole e prezioso in cui lo sguardo si perde inseguendo un pensiero mentre il corpo, sazio e stanco, si abbandona.
La materia liscia e lucente, dalla consistenza simile al bronzo, si accende di decorazioni chiare che danno all'insieme un'inaspettata leggiadria o di leggere pennellate rosse come fiammate a sottolineare un dettaglio cruciale. Capace di regalare alla terracotta una vitalità morbida e palpitante, Biondani comunica attraverso i suoi personaggi un sottile senso di disagio squisitamente contemporaneo, all'incomunicabilità, alla fatica dell'esistere, a una serpeggiante sfiducia nel futuro.

Transiti
Dal 21 settembre al 9 novembre 2013
Punto sull'Arte, Viale Sant'Antonio, 59/61 – Varese
Completa la mostra un Catalogo con testi critici di Alessandra Redaelli
Ingresso libero