Marco_TravaglioSul palco… – Una scenografia minimalista per non distogliere troppo l’attenzione, che è stata tutta per lui, per il suo “Promemoria”. Marco Travaglio è stato l’unico vero protagonista sotto l’occhio di bue venerdì scorso al Teatro Stabile d’Insubria. Tre ore e mezza di monologo che ha suscitato negli spettatori le più svariate reazioni: incredulità, indignazione, rabbia, divertimento. Qualcuno, ad un terzo dello spettacolo, ha anche deciso di abbandonare la sala, ma si capisce presto perchè: argomento non facilmente (e moralmente) digeribile, anche se trattato spesso con semplicità e senza mezzi termini, e anche le luci che si sono riaccese oltre la mezzanotte e mezza. Un lunghissimo travaglio, per chi ha deciso di stare incollato alla poltrona fino alla fine, e godersi tutto lo spettacolo.

Per tirare il fiato tra le varie sezioni del monologo "travaglino", le melodie di alcuni brani eclettici ed originali mixati con stralci di interrogatori o intercettazioni telefoniche di politici, portati in scena da due musicisti travestiti da medici.

 

Il monologo della vergogna – Ad intrattenere il pubblico le vicende incresciose che hanno caratterizzato gli ultimi quindici anni di storia d’Italia. Dalle tangenti agli omicidi di “uomini scomodi”, dai ricatti della politica alla violazione della Costituzione, passando per i mille tentacoli della mafia e della corruzione. Travaglio non ha paura e senza peli sulla lingua getta fango sugli esponenti di spicco della nostra Italietta. Quindi, dopo un primo senso di nausea e di sconforto, si passa quasi a sorridere delle pochezze e delle tragedie trattate dal mattatore con onnipresente ironia: i conti esteri di Craxi, i sotterfugi di Andreotti, il mausoleo di Berlusconi e le intercettazioni di Dell’Utri. Non si fa scappare neanche una bella tirata d’orecchi ai (furono) partiti socialista, democristiano e comunista di un tempo e all’attuale incapacità della sinistra di erigersi a diretta concorrente del centro destra. Gli unici a salvarsi dagli attacchi? Berlinguer, l’avvocato Giorgio Ambrosoli, Antonio di Pietro, Falcone e Borsellino.

Ce n’è per tutti insomma, tanto che difficilmente non ci si trova d’accordo, almeno a tratti, con Travaglio.

 

Un'altra immagine di TravaglioStoria, maestra di vita – Parole e commenti pacati che esplodono di ironia solo quando Travaglio non riesce a trattenere l’incredulità davanti ai fatti che ha estrapolato dagli archivi della magistratura. Fatti veri quindi, è questo il problema. Ma questa presa di coscienza, questa riflessione amara sulla storia della nostra Italia, sempre più piccola e disonesta, non ci deve indurre a trasgredire la legge e a pensare che tutto non sia in piccola parte risolvibile. Esempi di onestà come i malcapitati Falcone, Borsellino e Colombo sono la prova tangibile che, nel nostro paese, qualcuno crede ancora nella giustizia. 

 

Riflettendoci… – Si esce con un pò di nausea dopo tre ore e mezzo di Travaglio sul palco. Sarà lo stare fermi su una poltrona per tutto quel tempo, saranno gli argomenti che restano sullo stomaco e non vanno più nè su, nè giù.  Un pò colpa del giornalista, quindi, e un pò della storia d’Italia dal ’94 ad oggi, costellata di eventi e questioni che lo stomaco lo fanno davvero rovesciare. Non ci si lamenterà, in questo caso, come avviene di recente e molto spesso, che qualcuno prenda il teatro come uno svago e non come una proposta di Cultura: chi ha voluto fermarsi per tutta la durata di "Promemoria" è stato uno stoico divoratore di fatti, rivoltanti e a tratti quasi surreali, ma veri e propri fatti. Niente spazio per le opinioni se non sottoforma di pungente e divertente sarcasmo. Uno spettacolo da vedere e ri-vedere, speriamo, nella prossima stagione, quando Travaglio avrà aggiunto alla sua lunga lista di misfatti made in Italy, anche quelli che certamente non mancheranno nel 2010. Perchè, in fondo, la disillusione "travaglina" è contagiosa…

 

Marco Travaglio ri-calca il palco dell’Apollonio e, come nel 2009, registra il tutto esaurito. Venerdì scorso è salito sul palco varesino il giornalista d’assalto ospite fisso di Santoro nella trasmissione “Anno zero”. E come in tv, Travaglio non risparmia critiche ai “grandi” politici della storia.