Il Teatro Periferico è una compagnia teatrale che risiede presso il Teatro Comunale di Cassano Valcuvia. La sua nascita si deve alla partecipazione nel 2008 a un bando di Fondazione Cariplo per la creazione di residenze come centro di produzione o, come è avvenuto nel caso specifico, come luogo di relazione tra un gruppo artistico, una struttura comunale e un territorio.

Da quella sinergia è nata una scuola di teatro per bambini e adulti per offrire un servizio al territorio, per diffondere il teatro tra quello che sarà il pubblico di domani e anche per dare una possibilità espressiva. Da otto anni la compagnia organizza una stagione teatrale riservata a gruppi di professionisti provenienti dalla Lombardia ma anche da tutta Italia che portano la loro esperienza, ciascuno col proprio stile e il proprio modo di fare teatro. La partecipazione del pubblico è stata sempre molto elevata: all’inizio proveniva da un contesto territoriale esterno alla Valcuvia, oggi invece è prevalentemente locale il che dimostra che c’è stata una crescita culturale in termini di competenza teatrale.

Paola Manfredi, regista e direttrice della compagnia racconta le varie attività del Teatro: “Abbiamo realizzato un Festival che si chiama Confini. Il primo anno nei luoghi dedicati al paesaggio, aspetto che ci sta molto a cuore: a Villa Bozzolo, a Cassano nel ridotto di San Giuseppe, in alcuni luoghi della Valle e sul lago presentando non solo spettacoli teatrali ma anche concerti, spettacoli e laboratori per bambini; l’anno dopo il Festival è stato invece proposto nei luoghi dello sport.

In seguito abbiamo partecipato e vinto un bando di Fondazione Cariplo con sette comuni partner: Cassano Valcuvia, Porto Valtravaglia, Germignaga, Azzio, Castello Cabiaglio, Gavirate e Maccagno. In questi contesti, grazie alla partecipazione attiva di gruppi di cittadini, abbiamo costruito insieme, nell’arco di tre anni, dei prodotti artistici sia attraverso la raccolta delle storie, sia con interviste. Il risultato finale verrà presentato pubblicamente alla fine di settembre. Il nostro intento è quello, come già detto, di collegarci in generale al territorio e quello di raccontarlo attraverso una forma artistica teatrale tale dare rendere le espressioni dell’ambiente che ci circonda: il paesaggio e le bellezze naturali, il lago, gli scrittori del lago, alcuni eventi storici come la Linea Cadorna, la Battaglia di San Martino. Questo ci ha permesso di diffondere la cultura teatrale ed artistica che è un po’ lo scopo di questo progetto che si chiama “Limes. Confini che s’incontrano”. E poi c’è stata una partecipazione anche degli stranieri presenti sul territorio: per esempio adesso 15 bambini del corso di teatro sono stranieri, abbiamo lavorato con un regista straniero e abbiamo cercato in qualche modo di coinvolgere nella raccolta delle storie anche la comunità straniera.

Da un anno e mezzo, sempre nell’ottica di attenzione verso il territorio, abbiamo uno spettacolo che portiamo in scena con i ragazzi migranti raccontando anche la loro esperienza. Qualsiasi cosa accada sul nostro territorio noi cerchiamo di comunicarla, di farla vedere, di raccontarla alla comunità.

Infatti, per esempio, sul paesaggio abbiamo creato un progetto che viene presentato tutti gli anni che si chiama Archaeo che è una passeggiata teatrale sia per bambini che per adulti che attraverso la Valganna porta alla Valcuvia  con l’intento di educare alla la bellezza e all’arte: dall’Abbazia di Ganna alla fornace Ibis, al maglio di Ghirla, al mulino Ripamonti. Durante la camminata presentiamo spettacoli di danza contemporanea, di commedia dell’arte e utilizziamo anche dei narratori che raccontano delle storie del territorio, facciamo assaggiare prodotti del luogo.

Da diversi anni utilizziamo il modulo Storie per la formazione degli studenti e portiamo il teatro nelle scuole utilizzando questa una modalità: noi costruiamo i testi anche degli spettacoli per i ragazzi a partire dalla raccolta di interviste sui temi di cui vogliamo parlare”.

“Con questo metodo – ci spiega Loredana Troschel, attrice e autrice – abbiamo elaborato  un progetto di grande respiro: “Mombello. Voci da dentro il manicomio” e poi “Case Matte”. Per quanto riguarda Mombello la costruzione dello spettacolo è durata tre anni ed è stato prodotto per essere rappresentato proprio nell’ex Ospedale Psichiatrico di Mombello.

Poi questo spettacolo è entrato a far parte del vero e proprio progetto Case Matte ed è stato portato in nove appuntamenti come testimonianza in altri ex ospedali psichiatrici in giro per l’Italia. Ogni tappa prevedeva la rappresentazione in situazioni non teatrali ma anche incontri con persone che avevano lavorato su questo tema o che erano interessati. Abbiamo anche vinto un premio importante per l’elaborazione di questo progetto che ha portato anche alla pubblicazione di un libro”.

Continua Paola Manfredi: “Attualmente stiamo iniziando a lavorare a un progetto sull’Alzheimer che a differenza di Mombello comporterà il coinvolgimento degli ospiti. Mentre con Mombello abbiamo lavorato sulla memoria, adesso ci concentriamo sull’attualità perché i pazienti esistono e così le le loro famiglie. Faremo dei laboratori con loro per poi creare delle restituzioni nelle città dove lavoreremo e costruire uno spettacolo che presenteremo in molti centri di Alzheimer in tutta Italia per sensibilizzare su questa malattia e più in generale sulla fragilità, tema che abbiamo spesso affrontato nei nostri spettacoli.

Con i nostri 10 anni si chiude un percorso e se ne apre un altro: in questi anni ci siamo spesi sul territorio senza alcuna riserva. Ora ci vogliamo fermare un attimo e rinforzare la compagnia e strutturarla in modo che possa essere ancora di più un punto di riferimento. Per intanto la prossima stagione teatrale che inizierà a ottobre coinvolgerà Karakorum teatro: sarà molto importante perché vedrà la partecipazione di gruppi sia giovani che meno giovani ma che hanno svolto un ruolo molto importante sulla scena nazionale e internazionale”.

Dario Villa, attore e direttore artistico del Teatro, ci parla della rassegna estivaLa memoria viva dei Luoghi” che si è aperta ai primi di giugno e prosegue fino a settembre ed è costruita proprio su questo legame con il territorio.
“Sono tutti spettacoli nati all’interno di ambienti molto particolari e infatti quello del 10 giugno si è svolto nelle trincee della linea Cadorna e nel ridotto di San Giuseppe di Cassano Valcuvia e parla della prima Guerra Mondiale perché è nato nel 2015 quando c’è stato il centenario dell’inizio guerra.  Il 22 giugno è in programma “I fiori della ghisa” che narra le vicende della fabbrica metalmeccanica Ceruti di Bollate chiusa negli anni ’80 nonostante le lotte sindacali e benché fosse un fiore all’occhiello della produzione dell’epoca. “Quando partirono cominciò a nevicare” lo rappresenteremo nella Chiesa di San Carlo a Grantola il 24 giugno: questo spettacolo era nato dieci anni fa per la Chiesa di Cassano perché le storie che abbiamo raccolto sono quelle dei sopravvissuti della Battaglia di San Martino che racconta di un episodio, all’indomani dell’8 settembre, quando circa 150 uomini furono rinchiusi per quattro giorni dai nazisti nella chiesa parrocchiale perché non si unissero ai partigiani.  Il primo luglio a Castello Cabiaglio “Strani ma veri” è uno spettacolo molto divertente che verrà rappresentato in un asilo e che narra della vita all’interno di un orfanotrofio speciale dove ci sono personaggi bizzarri accuditi da una suora e da un’assistente sanitaria.  L’8 luglio metteremo in scena sulla spiaggia di Germignaga “UmidoeVento” che non è nato da un’intervista ma dai testi degli autori che hanno scritto del lago: Vittorio Sereni, Piero Chiara, Liala, Rodari, Guido Morselli. Poi, presso il museo Bodini a Gemonio, è la volta di una mostra fotografica su “Mombello” e gli ospedali psichiatri. L’”Ultima Parola” il 30 settembre parla proprio del Teatro di Cassano o meglio della filodrammatica di Cassano. Lo spettacolo è l’occasione per poter parlare di come è nato il teatro ma anche racconta come gli attori una volta recitavano e tutti i trucchi che utilizzavano. In particolare si narra di un vecchio attore che finge di vivere all’interno del teatro e rievoca i personaggi di un’opera in cui aveva recitato tantissimi anni prima e questi, un po’ alla Pirandello, prendono vita e lo trascinano nel loro dramma”. 

Doverosa, a questo punto, una nota sulla nascita del Teatro di Cassano: dai primi del ‘900 esisteva già una filodrammatica e anche una filarmonica che provavano in altri spazi perché non c’era il teatro. Quando nel 1928 è nata l’esigenza di costruirne uno, i cittadini stessi hanno messo la loro manodopera gratuitamente e il Comune di Cassano ha pagato i materiali: il teatro è veramente nato dal basso e voluto dalla popolazione.  Durante il fascismo è stato occupato e poi ci sono stati diversi anni di abbandono finché quindici anni fa è stato ristrutturato dal Comune e oggi anche la Compagnia provvede a continue opere di manutenzione.

www.teatroperiferico.it

Cristina Pesaro