
A farsene portavoce, davanti a centinaia di spettatori accorsi ad Azzate, è Vittorio Sgarbi, critico d'arte, fustigatore di politici d'accatto e laico difensore di un'essenza cristiana che continua ad appartenerci anche quando la rinneghiamo, e che ci impregna anche quando tentiamo di scrollarcela di dosso.
Alla platea del Festival del racconto, accolto dal sindaco Gianmario Bernasconi e da Bambi Lazzati e stuzzicato da Luigi Mascheroni e Alessandro Leone, Sgarbi riafferma l'importanza cruciale delle nostre vette sacre partendo da lontano. Da quel "non possiamo non dirci cristiani" di Benedetto Croce e giù, nei decenni, fino alle invettive anti islamiche dell'atea Oriana Fallaci, passando per l'insipienza di chi, come Amato e Fini, si dimostrò incapace di battersi per il riconoscimento costituzionale delle radici cristiane.
Una scarsa consapevolezza che, secondo il professore, rende molti di noi passivi di fronte alla furia iconoclasta dell'Isis e fin troppo timidi nel riconoscere la manifesta superiorità della nostra Civiltà rispetto a chi non ha ancora raggiunto diritti che a noi appaiono scontati.

E' grazie a Giovanni Testori se sui Sacri Monti la valenza spirituale dell'opera si intreccia con la sua magnificenza estetica.
Avete la fortuna di vivere al cospetto di un Santuario della Bellezza
, ci ricorda Sgarbi. Godetevelo, proteggetelo, valorizzatelo e celebratelo come merita.