Una rivendicazione d'orgoglio per le nostre radici cristiane, per il valore intrinseco dell'arte sacra e per la sublime fusione di quest'ultima con la bellezza: combinazione che si sprigiona in tutta la propria dirompenza estetica e spirituale sui Sacri Monti di Varese e di Varallo.
A farsene portavoce, davanti a centinaia di spettatori accorsi ad Azzate, è Vittorio Sgarbi, critico d'arte, fustigatore di politici d'accatto e laico difensore di un'essenza cristiana che continua ad appartenerci anche quando la rinneghiamo, e che ci impregna anche quando tentiamo di scrollarcela di dosso.
Alla platea del Festival del racconto, accolto dal sindaco Gianmario Bernasconi e da Bambi Lazzati e stuzzicato da Luigi Mascheroni e Alessandro Leone, Sgarbi riafferma l'importanza cruciale delle nostre vette sacre partendo da lontano. Da quel "non possiamo non dirci cristiani" di Benedetto Croce e giù, nei decenni, fino alle invettive anti islamiche dell'atea Oriana Fallaci, passando per l'insipienza di chi, come Amato e Fini, si dimostrò incapace di battersi per il riconoscimento costituzionale delle radici cristiane.
Una scarsa consapevolezza che, secondo il professore, rende molti di noi passivi di fronte alla furia iconoclasta dell'Isis e fin troppo timidi nel riconoscere la manifesta superiorità della nostra Civiltà rispetto a chi non ha ancora raggiunto diritti che a noi appaiono scontati.
Ed è appunto nell'arte sacra che Sgarbi ritrova il valore più alto e significativo della cultura così come scaturita dalla nascita di Cristo: Dio sceglie di essere uomo, consentendo all'arte ciò che altre fedi vietano, vale a dire la raffigurazione del divino. Per molti secoli il frutto di questo dialogo tra uomo e Dio affresca migliaia di chiese e forgia il nostro DNA cristiano, per poi sublimarsi, nel corso del Novecento, sulle Vie Sacre, dove ha scena la teatralità del Rosario, splendidamente raffigurata dalle statue che animano le Cappelle varesine: capolavori di cui spesso trascuriamo la potenza interpretativa.
E' grazie a Giovanni Testori se sui Sacri Monti la valenza spirituale dell'opera si intreccia con la sua magnificenza estetica.

Avete la fortuna di vivere al cospetto di un Santuario della Bellezza, ci ricorda Sgarbi. Godetevelo, proteggetelo, valorizzatelo e celebratelo come merita.