Sergio Michilini -da internet-Sergio Michilini -da internet-

Doppia patria. L'artista oggionese, Sergio Michilini da 25 anni alterna la sua vita tra l'Italia e l'America Latina. Nel vasto spazio del Nuovo Continente sceglie un angolo di cielo, quello del Nicaragua, dove vive, lasciandosi coinvolgere, sotto ogni aspetto. Una situazione storico-politica molto difficile lo mette a dura prova, ma trova nel coraggio del popolo nicaraguese il proprio coraggio. Con l'arte come compagna fedele. Abbiamo approfittato della permanenza varesotta per contattarlo e farci raccontare un pezzetto della sua storia.

Quando e come mai ha scelto il Nicaragua?
"Siamo andati in Nicaragua 25 anni fa, e poi anche in vari paesi dell'America Latina (Brasile, Cuba, Messico e Guatemala), per sperimentare sul terreno e in progetti di carattere urbano, le teorie e conoscenze professionali sull'Arte Pubblica, sulla Integrazione Plastica e sulla Pittura Murale. Nello stesso tempo si stava, in un certo senso, fuggendo dalla angustia e disillusione in cui era caduta l'Italia all'inizio degli anni '80… eravamo alla ricerca di coraggio, virtù, valore, giustizia, solidarietà e purezza e qua, questi valori venivano soffocati sempre di piu'. Dal 1982 abbiamo avuto in qualche modo la fortuna di partecipare a una Rivoluzione fallita (una delle varie che succedono in continuazione in quel continente); quella "Sandinista": bellissima, umanissima, amata e appassionata. E sotto la pelle abbiamo trovato una America Latina profonda, in ribellione culturale e spirituale permanente, sovversiva, anticonformista e scandalosa, incomoda, stravagante e intelligente: una amante appassionata e sempre creativa".

Sergio Michilini, Il buon governoSergio Michilini, Il buon governo

Quali sono le influenze artistiche che hai vissuto?
"Abbiamo vissuto nel Muralismo tellurico di Josè Clemente Orozco e nella imprescindibile confusione del Realismo magico di Juan Rulfo; nelle ampie spazialità filosofiche de "La raza cosmica" di Josè Vasconcelos e nella coralità allucinante e individuale di "Garabombo l'invisibile" di Manuel Scorza e nel profetico precursore della "Teologia della liberazione": il Padre Azarias H.Pallais (…"Donde no hay caminos, està mi camino"…)".

Il vostro impegno, oltre che artistico è soprattutto sociale. Di cosa ti sei occupato? Le ultime news?
"Abbiamo fatto per benino i nostri progetti di solidarietà e cooperazione internazionale, e abbiamo vissuto il mondo degli italiani all'estero: dai profughi volontari ai pellegrini auto esiliati e "sradicati" dal bel Paese; dagli imprenditori da "buona uscita" ai sognatori e missionari delle fedi o delle loro fantasie e utopie". Nell'ultimo periodo centroamericano mi sono concentrato sulla Pittura, fuori dalle città, tra i nicaraguensi, nel silenzio e lavorando su centinaia di tele di piccolo e medio formato…e le news non sono altro che il mio "tentativo, ripetuto continuamente, di ritrovare il controllo e la conoscenza di un materiale antico"…come dice Jean Claire,…che è il Mestiere di Dipingere.

Sergio Michilini in NicaraguaSergio Michilini in Nicaragua

Per quale motivo preferisce rimanere per lunghi periodi in America Latina e non nel nostro Paese?
"Là in America Latina il tempo è molto lungo, e i ritmi della vita quotidiana, per la maggioranza della popolazione, sono scanditi ormai dai tempi della fame e della violenza: la rassegnazione agli eventi in arrivo dal Grande Nord, si sta trasformando in "fai da te" della sopravvivenza al margine di tutto e di tutti: l'espulsione dalla storia è definitiva e senza ritorno: una fine senza fine! C'è una malinconia generalizzata che accomuna i paesi post-industriali come l'Italia, con paesi pre-industriali come il Nicaragua: è la percezione che non stiamo arrivando da nessuna parte: che questo tipo di "sviluppo" e "crescimento" ci sta stravolgendo umanamente e mangiandosi pure quello che resta della terra con i suoi mari, montagne, fiumi e foreste: il mondo che sta facendo l'uomo, assomiglia sempre di meno all'essere umano, e ciò lo vediamo e lo sentiamo tutti, e percepiamo di non essere ormai piu' in grado di fermarlo.
Qua e là ci siamo persi……!".

E ora che rimarrà nella nostra provincia per due mesi, di cosa si occuperà?
"Io adesso sono di nuovo qua, nel nostro Varesotto, con i miei dipinti fatti cercando "caminos en donde no hay màs caminos"….e le mie news in questo nostro beneamato Varesotto dipendono dalle boccate di ossigeno in questo territorio della apparenza, o da qualche spiraglio di luce che possa aprirsi in questa nebbia densa che ci circonda.
Qua ormai dipingere bene è un peccato mortale, e dipingere cose positive e costruttive è un delitto!".
 
Un racconto sentito e vissuto in prima persona da un artista, da un uomo, che prima di tutto ha scelto di prendere posizione. Il coraggio di non scendere a compromessi anche quando si rischia di rimanere una voce fuori dal coro.