mia2.jpgRaccontare Mia Martini non è solo riportare alla memoria una grande artista e cantante, ma raccontare di come si può distruggere una carriera e una vita con il pregiudizio e la superstizione.

 

Un talento che si e visto buttare addosso una delle più infamanti malevoli colpe che in una comunità si può attribuire ad una persona: iettatrice, colei che porta male.

 

Il libro di Aldo Nove con un linguaggio diretto e poetico ci dà una visione di un mondo interiore fragile e sensibile della cantante, immerso in un ambiente artistico inquinato da pregiudizi, gelosie, invidie che distruggono chi dell’arte ne fa un valore assoluto della propria esistenza.

 

Ci racconta dell’infanzia, del rapporto col padre, delle sue passioni del suo percorso artistico, delle sue paure e dell’impossibilità di poter uscire da quel vortice di pregiudizi, dalla maledizione che l’ha portata all’estremo gesto.

 

La scena è concepita su tre piani, ognuno ha un livello diverso di lettura .

 

Il primo livello è il letto, il posto dove è stata ritrovata il 12 maggio 1995 mentre aveva le cuffie in testa e lavorava alla sua prossima canzone. Il luogo non è solo alcova, ma posto di lavoro, dove esorcizzare le sue paure, di riflessione per capire cosa gli sta succedendo. Il luogo della sua condizione estrema, ormai in preda alla disperata depressione che la porterà alla morte.

 

Il secondo è quello del ricordo, di una vita fatta di sogni di bimba e di quotidiana ricerca di semplicità. Dai gradini da salire, che la porteranno sul palco tra la gente che la ama e gradini da scendere che la porteranno nel luogo delle sue ultime ore di vita.

 

Il terzo è il palco, il sogno realizzato, il cielo toccato con il dito del successo della sua arte vocale. Da lì guarda l’invidia e la superstizione dei suoi colleghi e detrattori.

 

Ma è lì che la sua voce diventa luce. Su di essi scorre la vita di Mia Martini.

Il Teatro Santuccio di Varese propone un tributo ad una grandissima del mondo musicale italiano e lo fa ispirandosi alla biografia di Aldo Nove.