La mostra propone una riflessione sulla pluralità di significati attribuibili al velo femminile, simbolo evocativo presente in molte culture che oggi si ritrova ad essere al centro di dibattiti sociali, politici e religiosi.

In Re-velation il velo è elemento conduttore declinato in diversi modi, con richiami a differenti culture: principalmente hijab, ma anche velo cattolico, ebraico o foulard dell’Europa dell’Est. Da un punto di vista formale le composizioni ricordano i dipinti classici, che però creano una contaminazione simbolica tra cultura Orientale e Occidentale: le immagini richiamano l’iconografia del ritratto occidentale ma spesso il soggetto indossa il velo o accessori orientali. I ritratti hanno tutti la stessa interprete, la figlia dell’artista che ha dei tratti nordici in quanto di padre olandese. Le figure sono fotografate su uno sfondo scuro che a volte si fonde con gli abiti, e spesso la luce laterale fa emergere la figura dal buio, rivelando i contorni del viso e i dettagli dei veli e rafforzando così esteticamente e simbolicamente il concetto di rivelazione.

Carla Tocchetti sottolinea: “L’espressione che suscita questa mostra nei visitatori è la sorpresa di trovarsi davanti una collezione di 20 ritratti di altissimo livello su un tema importante che viene affrontato artisticamente attraverso la fotografia, con un lavoro di riflessione, di ricerca, di sperimentazione da parte di Carla Iacono. La fotografa ha raccolto l’impulso di un centro di accoglienza di Genova di riflettere sul velo islamico che dopo aver ricevuto molte critiche aveva bisogno di essere inquadrato in un contesto di riflessione più ampio. Ispirata dalla figlia, ha indagato ciò che nella cultura europea o islamica si riferisce al velo e in particolare il ritratto fiammingo di tre quarti ma anche le Madonne quattrocentesche di Antonello di Messina sono state alla base di questa ricerca. Ci sono quindi continui rimandi e un immaginario che si confonde davanti a questi ritratti: ad esempio ci sembra di vedere la Ragazza con l’orecchino di perladi Vermeer, mentre in realtà siamo davanti ad una ragazza olandese con l’hijab. Oppure l’immagine simbolo della mostra sembra un ritratto fiammingo ma invece è una donna con musulmana, così come la fotografia con il velo integrale con la ragazza con le ciglia rese lunghissime da piume simboleggia  la storia dell’autrice che da bambina ha vissuto in un harem. Siamo chiamati davvero a fare ordine nel nostro immaginario, a ridare le definizioni giuste e a capire il significato di questo accessorio.

Un altro ritratto richiama Goya e il modo in cui le donne velate di lignaggio portano il velo e che le nobilita e crea una sorta di distanza con le altre donne.Fa molto riflettere la fotografia scelta per la locandina che ha diverse leggibilità e fonti di ispirazione: sembra una suora ma anche una Madonna e forse una donna araba. Tiene in mano il fiore della passione che richiama la Passione di Cristo ma anche la passione amorosa. La ragazza ucraina con il velo tipico infine porta nel suo sguardo un’idea di sfida, di coraggio e di sensualità che travalica qualsiasi imposizione. “Re-velation”, è stata in tour in vari musei diocesiani italiani tra cui quello di Genova, Trento, Catania ed è qui presente a Varese come prima tappa lombarda.

Cristina Pesaro

La mostra resterà aperta con ingresso libero fino al 22 settembre (dal venerdì alla domenica dalle 15.30 alle 18.30 e il sabato e la domenica anche la mattina dalle 10.30 alle 12.30)