Milano – Manca poco alla fine della mostra – “Preraffaeliti. Amore e Desiderio”- allestita nelle sale di Palazzo Reale a Milano e curata da Carol Jacobi. Un’ultima occasione per godere degli ottanta maestosi dipinti-gioiello che, dopo il 6 ottobre, torneranno alla Tate Gallery di Londra.
Le opere rappresentano il risveglio della coscienza, tra sacro e profano, di un gruppo di 18 giovani artisti che, ispirati dallo spirito del tempo, in un’epoca sconvolta da proteste popolari e sconvolgimenti, producono una rivoluzione artistica.

Nel 1848 i cambiamenti sociali e industriali ridefiniscono il lavoro, l’amore, la fede, l’arte: Dante Gabriel Rossetti, Wiliam Hunt, Ford Madox Brown, John Everett Millais, William Morris, Edward Burne-Jones, Woolner, Sthepens, Deverell e Collins, attraverso una serie di scissioni e di adesioni, formano uno dei più interessanti movimenti dell’arte europea del XIX secolo.
Il nome dato alla confraternita giustifica le distanze dalla compostezza vittoriana inglese, dalla convenzione sociale ed artistica della precostituita retorica accademica e dalle regole pittoriche di Raffaello. Ammirano Overbeck, i Nazareni, la vita comunitaria ed ascetica fondata sugli ideali di uguaglianza, fede, patriottismo,gloria e onore, e guardano al socialismo inglese, alle campagne per una maggior eguaglianza di diritti, all’emancipazione, ad un nuovo ordine di norme morali, domestiche e sociali.

Teorico del movimento è il critico e collezionista John Ruskin che, attraverso la musica e il romanticismo, contesta le politiche nazionali ed internazionali con una grande risonanza sulla pittura contemporanea; grazie al suo appoggio, come a quello di altri intellettuali, i preraffaeliti rilanciano con convinzione il ruolo “morale” dell’arte, il suo valore esemplare, il suo messaggio fuori dal tempo.

La confraternita racconta tutto ciò attraverso la ribellione profonda dei loro soggetti provocatori, introducendo nell’arte e nella poesia nuovi significati:amori ideali tra le rovine, bellezza del paesaggio, donne fatali e misteriose, malinconia interiore, sogni ad occhi aperti, suggestioni medievali, brividi simbolisti, richiami shakespeariani, velati languori romantici, compostezza vittoriana e il gusto per una pittura “bella”, non contaminata dalle mode e  dichiaratamente ispirata al Quattrocento italiano, ma non per questo rifugiata nel passato.
I loro dipinti riflettono i cambiamenti sociali, l’emigrazione, le difficoltà e le preoccupazioni della vita e degli ambienti dell’epoca: amanti divisi dalle famiglie, dal ceto o dal denaro; con un’idea non convenzionale dell’amore sfidano la concezione vittoriana sul ruolo della donna. Queste ultime, nei loro dipinti, sono forze potenti, misteriose e distruttive: dee, incantatrici e mitiche femmes fatales. Un’eco di vita vera, visioni ravvicinate, drammi personali ed intimi delle loro vite bohémien. Le modelle, che diventano icone di moda e bellezza, sono amiche e compagne degli artisti, criticate all’inizio per l’aspetto comune ed ordinario.

Daniela Gulino

Informazioni:
www.mostrapreraffaelliti.it
www.palazzorealemilano.it