Chiara Taddei e Elena CiapparelliChiara Taddei e Elena Ciapparelli

Ricerca internazionale – Si intitola "M.M.A." (Museo del Mosaico di Alessandria) la tesi di laurea che, tra il novembre 2007 e l'aprile 2009, ha impegnato Viola Bertini di La Spezia, Elena Ciapparelli di Olgiate Olona e Chiara Taddei di Albizzate nella progettazione del Museo del Mosaico ad Alessandria d'Egitto.
Il lavoro, condotto sotto la direzione dei professori Luisa Ferro e Angelo Torricelli (docenti di progettazione presso il Politecnico di Milano Bovisa), si inserisce nel quadro delle ricerche e degli scambi internazionali tra Milano, Torino ed Alessandria d'Egitto, che mirano a studiare e valorizzare la mitica città egiziana attraverso la creazione di un grande parco archeologico tra Alessandria ed Abuqir, che metta in evidenza le emergenze archeologiche, architettoniche e storico-artistiche del territorio compreso tra le due città. Il progetto museale già premiato con il massimo dei voti, vanta la pubblicazione dei risultati sulla rivista di settore "Alessandria d'Egitto oltre il mito" che si inserisce nella collana "Taglio Netto-Didattica e Ricerca", diretta da Luisa Ferro e Federica Pocaterra.

Progettare l'assenza –
"Il nostro compito è stato quello di progettare l'assenza" – sottolineano le ragazze – "nel tentativo di rendere visibile il mito di Alessandria che è basato su ciò che non esiste più e che si vorrebbe rivivesse. La nostra ricerca è iniziata dallo studio dell'influenza esercitata nel corso dei secoli dal mito della città ellenica sul tessuto urbano successivo, solo dopo siamo passate alla progettazione vera e propria dello spazio museale che ospiterà i mosaici alessandrini d'età greco-romana. Nell'ideazione del Museo del Mosaico di Alessandria, abbiamo tenuto conto dell'area in cui esso dovrebbe sorgere, quella dei cimiteri latini di Chatby, del rapporto esterno-interno, dei materiali, degli oggetti da esporre, cosicché tutto fosse rivelazione del mito e della storia della città ellenistico-romana. Progettare il nuovo, studiando le stratificazioni storiche della civiltà ellenica e romana ad Alessandria, per conservarle ed esibirle, è quanto si prefiggono gli architetti e gli archeologi italiani e stranieri nel territorio in esame per contrastare la progettazione selvaggia di un Paese che costruisce architetture secondo canoni ultra moderni posticci che deturpano le aree archeologiche".

Il modello visto dall'altoIl modello visto dall'alto

Non solo Le Corbusier – Già da un primo sguardo il progetto non solo appare ambizioso, ma evidentemente fondato sulla teoria Lecorbusiana del Museo a crescita illimitata. Ma l'M.M.A. è molto altro ancora. Nell'idea di progettazione gioca infatti un ruolo fondamentale una pluralità di concetti diversi: innanzitutto quello di ricreare l'antico museo ipogeo ellenico, che era luogo di ricerca ed esposizione, strutturato secondo spazi chiusi in continuo rapporto con l'esterno; quindi declinare l'elemento "recinto" (modulo costruttivo basilare dell'antica Alessandria) in elemento di separazione tra area museale e cimiteri limitrofi, in galleria espositiva e in muro perimetrale del museo che si avvolge su se stesso, il tutto marcato da un rivestimento di porcellana blu che va a coprire i muri in pietra calcarea tipica del luogo.

I mosaici – Quanto dettagliatamente curato all'esterno del museo (cioè la ricostruzione di giardini che riproducono quelli dell'antica città egizia, la valorizzazione di una tomba in alabastro che alcuni ritengono sia di Alessandro Magno, la valorizzazione del tempio di Iside trasferito qui da Ras el-Soda, lo scavo archeologico contiguo al tempio e l'area di lavoro degli archeologi) è precisamente studiato al suo interno. Percorsi ugualmente percorribili in salita e discesa saranno strumento di osservazione pluri-prospettica dei mosaici esposti in futuro. Le bellissime composizioni musive, parietali e pavimentali, dell'antica città di Alessandria, attualmente conservate nel Museo della moderna Biblioteca cittadina e nel magazzino della spedizione archeologica francese del 1992, sono una testimonianza reale del fasto della grandiosa città antica, ma anche della perizia lavorativa dei mosaicisti egizi, le opere dei quali conservano la memoria del mito di Alessandria in tutto il mondo.

Oltre il mito – Il Museo, si diceva all'inizio, è parte di un progetto più ampio, quello del parco archeologico. La piccola porzione tanto quanto il sistema in cui è inserita si pone come modello costruttivo di fronte alla megalopoli che insiste sui vuoti urbanistici di un tempo. Il museo come la grande area archeologica che sorgerà conserva nella sua struttura il mito, ma lo vuole anche superare. Come? Secondo Angelo Torricelli in questo modo: concependo la rifondazione del tessuto urbano senza pregiudizi, partendo dal presupposto che l'identità di una terra è una costruzione e che essa si fonda sulla capacità di vedere nelle cose al di là dell'aspetto immediato. Al di là di antitesi tra locale e globale, tra città e megalopoli, tra antico e nuovo.