Il fascino dell’inafferrabilità è una delle componenti fondanti di Nanda Vigo in “Sky tracks”, dove l’interfacciarsi e il sovrapporsi di moduli speculari crea rimandi e riflessi continui sia delle opere in mostra che dello spazio circostante tanto da farlo interagire con le geometrie delle installazioni.

Riflessi dagli specchi, i visitatori si stupiscono divertiti nello scoprire le parzialità delle loro fisionomie.

Nata a Milano nel 1936, Nanda Vigo dopo la laurea all’Institut Polytechnique di Losanna, compie nel 1959 uno stage a S. Francisco.

Sempre nello stesso anno inizia la progettazione della Zero House frequentando al contempo lo studio di Lucio Fontana avvicinandosi agli artisti che avevano fondato la Galleria Azimut, tra cui Piero Manzoni e Enrico Castellani.

Nel corso di alcune mostre in Europa viene a contatto con esponenti del Movimento Zero.

Nel ’71 è premiata con il New York Award for Industrial Design per lo sviluppo delle lampade Golden Gate.

Nel 1976 vince il primo premio St. Sobain per il design del vetro e nell’82 è presente alla 40°  Biennale di Venezia.

A partire dal 2006 suoi lavori sono presenti al Museo del Design della Triennale, nella collezione del Ministero degli Affari Esteri, al Guggenheim di New York e al Martin–Gropius–Bau di Berlino.

Il blu profondo che pervade l’intera mostra rimanda a notturne altezze celesti ma anche ai misteri delle profondità oceaniche.

Alla regolarità delle forme triangolari le cui punte paiono indicare tracciati immaginari, si susseguono sovrapposizioni quadrangolari, il cui misurato degradare porta a frammentare lo spazio sino ad acuire le parcellizzazioni speculari che inondate da differenti gradazioni di blu paiono emanare l’idea di un segreto pulsare.

 

Nanda Vigo – “Sky Tracks” – Milano, Galleria San Fedele, Via Hoepli 3/b. Fino al 29 giugno. Orari: lunedì – venerdì 16-19

 

Mauro Bianchini