Ironizzando sul passato riguardo alla rivalità tra Castelletto Ticino e Sesto Calende i due paesi divisi dal fiume Ticino, si arriva a dire che il tutto ora è storia vecchia di decenni e più che altro legata a rivalità calcistiche, lo attesta il fatto che la Giunta Comunale di Sesto Calende a compimento della ristrutturazione della Sede Comunale abbia affidato, all'Architetto castellettese Matteo Rancan, storico locale con al suo attivo alcune pubblicazioni di storia del territorio, l'incarico di scrivere il volume "La casa dei sestesi. Storia del Palazzo Comunale" , 155 pagine accompagnate da 92 immagini, reperibile presso le sedi comunali e la Biblioteca.

Il libro, oltre al testo dell'autore, è arricchito da numerose foto d'epoca rese disponibili dalla Pro Sesto Calende nella persona di Romano Marafini e dalla collaborazione della Dottoressa Maryse Ribolzi responsabile dell'Archivio Comunale, di Carlo Intelisano dell'Ufficio Tecnico, dall'Architetto Giuseppe Villa che ha messo a disposizione l'archivio dei progetti da cui sono stati tratti i disegni riguardanti i suoi interventi, da Franco Girardi e René Charton, autori delle immagini dei documenti d'archivio e del Palazzo Comunale prima e dopo i lavori di restauro e a Bruno Giacomelli per la relazione sui lavori dell'ultimo restauro.

Procedendo per capitoli temporalmente circostanziati, il testo scandisce la successione dei vari progetti ai quali sono seguite fasi di costruzione, ampliamento e manutenzione.

Oltre agli aspetti tecnici il volume racchiude la storia politica e sociale di un paese, le sue fasi di sviluppo artigianali, industriali e demografiche tali da costituire un tracciato di memoria identificativa di un'intera società.

Ricorrono cognomi di famiglie i cui discendenti a tutt'oggi vivono a Sesto Calende e in alcuni casi svolgono le identiche professioni dei loro antenati.

Abbiamo incontrati l'architetto Matteo Rancan nel suo studio di Castelletto Ticino.

Prima di arrivare al libro fresco di stampa sulla storia del Palazzo Comunale di Sesto Calende, lei ha scritto altri testi di storia locale vuole ricordarci quali?
Il primo si intitolava "Piccoli tesori" ed era dedicato ad una mostra di arredi e paramenti religiosi a Castelletto Ticino, poi ho scritto un saggio relativo a un manoscritto conservato presso la Biblioteca Ambrosiana di uno storico locale vissuto tra il ‘600 e il ‘700 che era Don Giuseppe Arista al quale era attribuito un manoscritto che trattava dei battesimi impartiti dalle comari anziché dai parroci, e la cosa essendo lui prete, lo indispettiva. 

Inoltre nel 2006, in occasione dei cinquecento anni della nascita di Padre Cleto da Castelletto Ticino, che era un architetto, si erano tenuti tre giorni di studi, durante quel convegno, ho tenuto una relazione sulle chiese che il Padre aveva progettato.


Come nasce l'idea de "La Casa dei Sestesi" ?
Poco più di due anni fa, avevo avuto la necessità di frequentare l'archivio del Comune di Sesto per reperire dei documenti relativi alla scuola materna Bassetti, in quanto mi ero occupato del rifacimento delle controsoffittature. 

In quell'occasione mi erano stati mostrati dei disegni relativi al Palazzo Comunale e da li è nata l'idea di approfondire l'argomento e pensare di conseguenza ad una pubblicazione.

Quanto tempo è durata la stesura del testo e quali le fonti, al di la dell'archivio Comunale, alle quali ha attinto ?
Più di un anno, anche se all'inizio avevo pensato di risolvere il lavoro in pochi mesi , poi vista la mole di documenti, il tempo si è dilatato. 

Oltre all'archivio del Comune, ho consultato anche l'archivio di Stato di Milano dove sono conservati i documenti relativi all'acquisto di quella che era la Casa del Pozzo, che era stata acquistata per diventare sede comunale.

Quale è stata la parte che più l'ha interessata ?
La più emozionante e intrigante è stata quella più antica, dall'acquisto del fabbricato originario, fino alla trasformazione iniziale del 1886 sino al 1907.


Emerge da parte degli amministratori di quel tempo una particolare attenzione per le "ragioni estetiche".
Si, era un concetto molto sentito, non guardavano solo alla funzionalità di quello che avrebbero realizzato, ma tenevano anche all'aspetto estetico, in modo che potesse dare decoro al paese.

Tra le pieghe del suo scritto, si intravvedono situazioni che potrebbero dare spunti romanzeschi.
Sicuramente, la cosa bella che capita quando si frequentano gli archivi, è quella di trovare dei documenti, nel caso specifico dei verbali, che raccontano lo svolgersi di eventi che sicuramente potrebbero essere spunti utili per possibili romanzi.