Il contesto del XIII secolo era assolutamente ostile a qualsiasi apertura, sia dal fronte cristiano, con il Papa Gregorio IX schierato apertamente a favore delle Crociate, che da quello mussulmano, necessariamente orientato a cacciare gli infedeli dalla propria terra.

Non dimentichiamo che S. Francesco fu uno dei primi personaggi “pop” della storia, cioè popolari, vale a dire quantomeno sulla bocca di tutti. Al di là delle leggende che si crearono intorno a questo episodio, probabilmente egli riuscì nel suo intento.
Questo si può dedurre ad esempio da alcuni oggetti preziosi, tra cui il famoso Olifante1, custoditi ancora oggi dai monaci del Convento di Assisi, che risalgono all’epoca in questione e sono di indubbia fattura araba. Francesco non avrebbe mai rubato qualcosa di prezioso, non sarebbe stato nel suo stile e il Sultano d’altro canto non avrebbe fatto doni costosi a qualcuno considerato “ambasciatore dei nemici”.

Ma come il nostro Santo riuscì in una missione che rimane impossibile anche oggi, a 8 secoli di distanza, resta tuttora un mistero.
Sicuramente Francesco e i Saggi islamici parlavano la stessa lingua. Alcune curiose somiglianze di pensiero fanno credere che ci sia stato qualche punto di contatto, ad esempio, tra le idee del Santo e la filosofia di Rumi, il più importante mistico Sufi di quel periodo.

Si sa però che Rumi nacque nel 1207, quindi quando Francesco si recò dal sultano avrebbe avuto soltanto 12 anni ma uno dei maestri del mistico, di nome Ibn Arabi2, potrebbe essere l’anello di congiunzione tra Francesco e la filosofia dei Sufi3 perché è noto che egli fu tra i sapienti che Francesco incontrò presso la corte del Sultano. Egli avrebbe quindi “assorbito” alcune delle idee di questo Saggio mussulmano, che sarebbero state in seguito anche l’ispirazione della poesia di Rumi. Ecco spiegata l’”assonanza” tra i due mistici.

Nel confronto tra le culture e le fedi non si può certo capire chi ha ragione e che ha torto perché tutti hanno ragione, secondo le proprie tradizioni e la peculiare storia che li caratterizza, mantenendo sempre in primo piano i principi dell’etica e della dignità umana.
In questa vicenda non esiste quindi uno specchio e un volto, un ideatore di filosofie e un altro che “prende spunto” da esso, come non c’è una religione giusta ed una sbagliata ma ci sono maestri e allievi che continuano l’infinita ricerca dell’uomo per capire dov’è finito Dio, partendo dal punto in cui è arrivato il pensiero che li ha preceduti, indipendentemente dalla provenienza, senza quelle barriere che purtroppo oggi ostacolano la diffusione di una libera riflessione comune sulla Fede.

Questo Francesco lo aveva capito “ante litteram”, con la semplicità e il senso pratico che ha contraddistinto la sua esistenza: ha preso il suo (leggerissimo) fagotto ed è andato a parlarci. Si, proprio con loro, con i nemici. Per capire come la pensavano.

Ed è persino riuscito ad imparare ed importare diversi elementi interessanti da questi “infedeli”: Il rosario, già utilizzato dai mussulmani per pronunciare i 99 nomi di Allah e introdotto da S. Francesco nel cristianesimo, la poesia come veicolo per l’elevazione spirituale, il saio di lana simbolo dei sufisti, che poi sarà tipico dei francescani (“lana” in arabo si dice Suf), la formula “La pace di Dio sia con voi”, con la quale il Santo iniziava le sue prediche (vi ricorda qualcosa il saluto arabo salām ‘alaykum4?)
Francesco quindi, come un moderno viaggiatore, si reca sul luogo, ascolta, apprende, si confronta e impara, riportando tutto a casa, fregandosene dell’opinione comune. I confini sono solo nella nostra mente.

Nell’immagine qui sotto: “San Francesco davanti al Sultano” è l’undicesima delle ventotto scene del ciclo di affreschi della Basilica Superiore di Assisi, attribuiti a Giotto, dipinti tra il 1295 e il 1299. (Fonte: Wikipedia)

1 L’olifante è uno strumento musicale, una specie di corno ricavato da una zanna di elefante, molto diffuso nel Medioevo.
2 filosofo, mistico e poeta arabo, conosciuto in Occidente come Doctor Maximus, nel 1198 ebbe una visione che gli ordinava di partire verso est, ove avrebbe passato il resto dei suoi giorni. Dopo alcuni anni di viaggio attraverso Arabia, Egitto, Asia Minore, ormai maestro di grande fama, si stabilì a Damasco dove incontrò il giovane Jalal al-Din Rumi, destinato a diventare il più grande poeta mistico della letteratura persiana medievale e divenne suo Maestro.

3 Come sostiene Maurizio Sabbatini nel suo saggio “Francesco d’Assisi, l’Islam e Mevlana Rumi”.
4 La Pace sia con voi, appunto

Ivo Stelluti,
Il Viaggiator Curioso
Assisi, Perugia – 22 marzo 2015
Shiraz, Iran – 1 maggio 2015