Fabio MauriFabio Mauri

Un vuoto incolmabile – E' morto ieri sera, martedì 19 maggio, verso le 23, il fotografo romano Fabio Mauri, arrendendosi ad una lunga malattia che lo tormentava da tempo. 83 anni vissuti intensamente, trascorsi nel solco di esperienze quali la guerra, la conversione, la follia, il dramma degli amici ebrei mai più tornati, la scoperta del fascismo. Nel giorno della scomparsa è l'amica ed estimatrice Laura Cherubini a ricordare l'artista con una sua riflessione: "È una bella gara. Vediamo chi chiude prima, se io o le mie mostre…La vecchiaia, se è questo, è un'esperienza interessante. È qualcosa di assolutamente nuovo per me. Se vuole solo la morte è semplice, se vuole qualcos'altro, cercherò di capirlo".

In anticipo sui tempi
– La partecipazione alla Biennale di Venezia del 1993, con l'installazione-performance Ebrea, presentata insieme al Muro Occidentale o Muro del Pianto, è stata una tappa significativa nella carriera di Fabio Mauri, che fin dal 1955, anno dell'esordio espositivo romano, presentato da Pasolini, prosegue in diversificate e innovative attività. Dai primi passi alla scuola di Piazza del Popolo con Mario Schifano, alla partecipazione al Gruppo 63 di Umberto Eco, Edoardo Sanguineti e Angelo Guglielmi e la fondazione della rivista Quindici (1968). L'Italia perde una figura cardine dello sperimentalismo concettuale del Novecento, un uomo che ha saputo osservare il mondo rimanendo coerente con le sue forti ideologie.

Un ricordo varesino – 'Manipolazione di cultura e liberopensiero', il titolo della mostra che lo scorso anno lo Spazio Danseei di Olgiate Olona ha dedicato alla fotografia di Fabio Mauri. Fermo Stucchi oggi ricorda la persona squisita che era Mauri, nell'intelligenza e nella cultura che lo distinguevano. 'Un mostra partecipativa', "così aveva descritto il fotografo la personale allestita qui allo Spazio Danseei", ricorda Stucchi, testimone di una breve ma intensa corrispondenza con l'artista. "Mi aveva confessato di non conoscere l'arte contemporanea, tanto meno i musicisti tedeschi; così mi chiese un cd di B.A. Zimmermann", continua Stucchi ricordando la seconda mostra allestita nel settembre 2008, che ha visto gli scatti di Mauri accostati alle sinfonie di maestri tedeschi contemporanei. "Un abbinamento che è piaciuto e ha incuriosito Mauri", conclude Stucchi, "dando valore al progetto, nato non tanto dalla figura di gallerista, ma da una persona che ama il proprio lavoro".