Benedizione della sculturaBenedizione della scultura

Tutti insieme – La mattina è iniziata con il ritrovo sul sagrato della Parrocchia S.Stefano di Tradate: tutti insieme per partecipare alla Santa Messa concelebrata per l'occasione da mons. Angelo Bazzari, presidente della Fondazione Don Gnocchi onlus. Numerose persone provenienti dalla provincia, e da fuori, si confondevano tra le rappresentanze ufficiali del corpo degli Alpini, delle Forze dell'Ordine, delle Autorità civili e religiose cittadine, anche delle città limitrofe a Tradate: quelle persone erano ex allievi di don Gnocchi, persone che avevano avuto la fortuna di conoscerlo ed avevano ancora vivo il suo ricordo. Ognuna di loro raccontava un episodio della propria vita nella quale erano stati insieme a don Gnocchi. Una parola, un gesto, un insegnamento, che ciascuno sentiva il bisogno di raccontare e condividere con gli altri, alfine di perpetuare la memoria di una vita esemplare spesa come apostolo di Cristo tra i sofferenti.

Valore simbolico – Ecco il significato della manifestazione che ha trovato il suo culmine nell'inaugurazione del Largo e del cippo situato al centro di una piccola rotonda nei pressi della nuova Biblioteca Civica e dalla quale si dipanano quattro strade. È stata interessante la lettura simbolica che ne ha fatto don Sergio Didonè, direttore dell'Hospice "S. Maria delle Grazie" a Monza, il quale si è riferito alle strade come le vie che conducono alle case che le costeggiano e che ospitano cuori, problemi, risultati, speranze a volte disattese, ma al centro c'è il cippo incorniciato dalla rotonda, che richiama la radicalità della vita e delle scelte ed anche l'abbraccio ideale e reciproco tra le persone. Avere il coraggio di scegliere la strada, spesso la meno facile, e percorrerla coerentemente fino in fondo è ciò che insegna la radicalità esemplare di una vita eccezionale come quella di don Carlo Gnocchi. La scultura è lì al centro a rappresentarla e ricordarla a tutti noi e ritrae don Gnocchi, mentre abbraccia il bimbo che dopo aver subito l'abbandono disperato della madre, finalmente ritrova serenità e rifugio nelle braccia del sacerdote.
Un abbraccio infinito che don Gnocchi diede a tutti quelli che lo incontrarono ed ancora, grazie alle sue opere tuttora vitali nella nostra società contemporanea, a tutti noi.

L'artista accanto alla sculturaL'artista accanto alla scultura

Oltre al ritratto – Nella parte dietro del cippo, così personificato dalla scultura bronzea, vi è il motto che ha lasciato agli Alpini e a tutti noi: "Amis… Ve racumandi la mia baracca", ma occorre non dimenticare che, oltre a sacerdote dei mutilatini, cappellano degli Alpini, è stato straordinario educatore e comunicatore e in uno dei suoi scritti ha lasciato questa breve frase "Cristo vero Dio e vero Uomo è immagine perfetta cui deve tendere ogni persona umana", la quale riassume il significato della sua intera e purtroppo non lunga vita.

L'arte come strumento – l'artista, Giorgio Galletti racconta, che prima di realizzare il ritratto, un senso d'impotenza lo ha conquistato soprattutto dopo aver studiato e appreso l'immensa carica umana e il grande amore che don Carlo Gnocchi ha donato agli altri. Poi, cercando di ritrovare in sé un sentimento d'umiltà e raccoglimento e prendendo spunto da una nota fotografia che ritraeva il grande sacerdote nell'atto di abbracciare quel bimbo, ha trasformato la materia bronzea nella scultura che possiamo ammirare ora a Tradate. In effetti, si percepisce vitale e gioiosa l'emozione che reciprocamente si donano i due protagonisti del ritratto, tale è vibrante l'effetto della luce sulla materia che chi guarda è contagiato da quella gioia del dono d'amore solidale che lega le due figure. Vi è un itinerario da percorrere in numerosi luoghi del varesotto le cui tappe sono segnate dalle significative opere che Giorgio Galletti ha realizzato, sono sculture ed anche portali di chiese. Ci siamo lasciati con l'impegno di ripercorrerlo idealmente e chissà realmente un giorno, perché l'arte, anche nella nostra vita contemporanea così frenetica, è in grado ancora d'essere strumento per comunicare messaggi di bontà e di bellezza.