L'opera di Giacomo FavrettoL'opera di Giacomo Favretto

Traino leggero – In seicento al Castello di Masnago per ritrovare la pittura storica, attraverso le quaranta opere di "Donne donne…per un profilo della figura femminile nella pittura del secondo ottocento in Italia: una antologica". Questo, biglietto più biglietto meno, è il dato che emerge ad un mese dall'apertura di una esposizione che, sebbene non al centro delle iniziative culturali legate ai mondiali di ciclismo, tuttavia ne avrebbe dovuto essere succulento traino.

La soddisfazione relativa
– Seicento persone, pari alla sola prima settimana a Villa Mirabello per il Caravaggio. E se i dati complessivi dei visitatori al cospetto del Merisi hanno lasciato insoddisfatti e delusi gli organizzatori – con le polemiche che ne sono seguite – c'è da chiedersi come Varesevive che ha promosso ed organizzato l'evento e la stessa amministrazione considerino questo responso. Crediamo non in termini di compiacimento assoluto. Forse in termini relativi, se rapportato ad altre ancora meno eclatanti cifre spesso verificatesi al Castello di Masnago.

La riluttanza – I conti si faranno alla fine, è chiaro. Ma il tema proposto in settimana agli aspiranti conservatori del museo dalla commissione guidata da Silvano Colombo – curatore della mostra a Masnago e del percorso costruito intorno al Caravaggio – non era per niente peregrino: la riluttanza all'arte, soprattutto in ambito varesino, è una variabile quasi costante, troppo importante per non tenerne conto. Come uscirne? dunque, si chiedeva al candidato: con quali idee, con quali progetti e quali obiettivi. Magari, al solito, cominciando a comunicare le iniziative con più efficacia. Meno aggraziati, ma più efficaci.