Nel cuore di una calda notte varesina, all’interno di una dépendance in via Limido, tra il 31 luglio e il primo agosto 1973, lo scrittore Guido Morselli, alla soglia dei sessantun anni decide di togliersi la vita. Con un colpo di pistola alla tempia. Inizia così, brutalmente, la nota vicenda postuma dello scrittore Morselli che è diventato, all’interno del panorama letterario novecentesco, l’emblema dell’inedito, dello scrittore che, per essere pubblicato deve, necessariamente, uscire di scena.
Inizia così, altrettanto violentemente, la biografia che a Guido Morselli ha dedicato Linda Terziroli: dopo una laurea in Lettere dedicata allo sfortunato scrittore, la docente e saggista varesina ha dedicato a lui molte opere, ha fondato un premio letterario per il romanzo inedito (Il Premio Guido Morselli, con dieci anni di attività alle sue spalle) e, sempre insieme al professore e poeta Silvio Raffo, ha fondato un museo dedicato allo scrittore presso la sua dimora gaviratese, il buen ritiro della Casina Rosa.
Proprio pochi giorni prima dell’anniversario del suicidio di Guido Morselli, ha infatti visto la luce editoriale, il suo Un pacchetto di Gauloises, edito da Castelvecchi, una biografia dal taglio personale e narrativo (talvolta autobiografico), non una biografia tradizionale e letteraria ma quasi un romanzo, un’esplorazione e un viaggio di ricerca sulla vita di Morselli.
Il romanzo biografico (non una biografia romanzata) ripercorre, per la prima volta, la vita dello scrittore attraverso i luoghi profondamente lombardi (Varese, Milano, Gavirate) in cui visse, cavalcò e scrisse, produsse vino e si costruì la sua casina rosa ai margini del bosco prealpino, arrivando fino all’America del Vermont dove la Terziroli ha incontrato Mario, il fratello dello scrittore, prima che anche lui morisse.
Nel 2019 Linda Terziroli non ha pubblicato solo Un pacchetto di Gauloises ma anche Il Grande Incontro di Guido Morselli di cui ho curato la postfazione e la nota al testo. La pregevole plaquette, in soli trecento esemplari, e con una copertina curata dall’artista Barbara Nahmad ha visto la luce per i tipi della prestigiosa casa De Piante.
Si tratta di un racconto inedito – ambientato nell’anno giubilare 1950 – e probabilmente scritto negli anni 1955-1956, gli stessi della stesura di Fede e critica, che mette in scena un incontro segreto fra Stalin e Papa Pio XII (personaggi mai nominati, ma ben riconoscibili): incontro che non ha mai ha avuto luogo, ma possibile.
A fine febbraio 1953, in piena Guerra Fredda, il Maresciallo prima di morire (una settimana dopo, il 5 marzo 1953), avrebbe tentato un riavvicinamento tra la Santa Sede e l’Unione Sovietica. Morselli, dunque, poteva essere a conoscenza del tentativo diplomatico di incontro tra le due altissime personalità. Lo scenario, non così lontano dalla realtà, in questo caso, è un’ucronia, un’ipotesi retrospettiva possibile, anzi probabile. «Se la politica è l’arte del possibile, la storia è la scienza del probabile», dice del resto Morselli, riprendendo Edward Gibbon.