C’è una prima parte in questa storia, in cui si narra di una ragazza, detta Homeless, che girovaga per tutta l’Europa inseguendo un certo Pablo, figura enigmatica che continua a darle appuntamenti, senza mai farsi trovare nel posto concordato.

Homeless vive quindi dell’ingenua speranza, un giorno, di poterlo rincontrare ma, in questo modo, percorre le strade del Continente e scopre, fatalmente, la bellezza del viaggio.

Poi, come nelle fiabe, Homeless e Pablo si incontrano davvero, per caso, su piste poco battute dell’Africa Centrale. Sappiamo che passano insieme del tempo dilatato e meraviglioso, vagabondando e scambiandosi energia positiva, però quel tempo ha un termine, i loro sentieri si dividono nuovamente perché la ragazza deve riprende la via verso casa. Una e-mail dal Ministero infatti la informava di aver vinto il concorso per un’ambita cattedra di insegnamento di Storia dell’Arte. Purtroppo, come si sa, ai propri sogni è difficile rinunciare. Di lui, invece, per mesi, non si avranno più notizie.

Anche questa volta Pablo non si fa trovare.

Percorriamo tutta la spiaggia di Jambiani, a sud dell’isola di Zanzibar, più di sei chilometri di passi nella sabbia, attraversiamo il villaggio, chiediamo informazioni alla gente del posto, anche a gesti, ci fermiamo presso una baracca che sembra essere l’ufficio postale, o qualcosa di simile. MA NIENTE. Tutti allargano le braccia e sorridono. I bambini ci prendono per mano e ci portano da una signora che forse conosce un ragazzo italiano che magari può darci qualche indicazione, o almeno capire quello che stiamo dicendo. Abbiamo un pacco da consegnare, sarà banale ma in Tanzania, vi assicuro, non è così facile.

Possediamo pochissime informazioni: il villaggio, quello è certo, una “Hacienda de la luna”, che probabilmente è un ostello per viaggiatori e il nome di una persona: Pablo.

Il pacco contiene penne, quaderni, piccoli giocattoli per bambini che di certo non se li aspettano nemmeno. Il destinatario, Pablo, si è fatto trovare qui, dalla nostra amica Homeless, ospitandola fino alla fine della scorsa estate. A Dicembre lei, sapendo che saremmo passati da queste parti, ci ha dato dei regali per i bimbi che sempre bussano alla porta di Pablo, chiedendo quei giochi di legno che lui ama costruire per loro.

O almeno posso immaginare che sia andata più o meno così.

Vedo già i denti bianchissimi spuntare dalle loro bocche spalancate, mentre aprono il pacco con gli occhi sgranati…

Ma Pablo non si trova. Vaghiamo da ore ormai e tutte le strade sembrano non portarci da nessuna parte. Ci riproviamo il giorno successivo e alla fine riusciamo a scovare una coppia di italiani, scappati dalle terre ostili della Grande Brianza ed approdati in questo lembo di meraviglia. Loro ci dicono che conoscono un Pablo, che fa l’insegnante di Yoga, vive un po’ lontano da qui e riescono addirittura a procurarci un numero di telefono, al quale ovviamente non risponde nessuno.

Posso provare a disegnarlo laggù, seduto sulla riva del mare, al tramonto, intento a legare delle corde sfilacciate trovate in giro, per farne un’amaca.

Il telefonino sarà finito su qualche bancarella di Dar es Salaam, per questo suona a vuoto.

Alla fine i ragazzi italiani che abbiamo incontrato, si prendono il pacco, ma non sapremo mai se qualcuno passerà a ritirarlo.

Anche ‘sta volta, Pablo, non ti sei fatto vedere. Però, grazie a te e ai racconti di Homeless, siamo arrivati fin qui, abbiamo esplorato tutta l’isola, camminato per il villaggio, ci siamo soffermati a ballare sulla spiaggia con i Maasai, abbiamo sperimentato l’abbraccio di una tartaruga gigantesca, inquadrato, con i nostri occhiali, animali fin ora solo immaginati sui libri: camaleonti, varani, delfini, oppure mai sentiti nominare, come la Scimmia Colobo Rosso, una specie endemica quasi estinta.

Abbiamo volato in una nuvola di farfalle io ed Alice, la mia compagna di Avventure intorno al Mondo, in questo che è proprio il Paese delle Meraviglie, non c’è altra definizione possibile.

Durante un viaggio, anche metaforico, tutti abbiamo un Pablo, seguiamo o inseguiamo un’idea, una persona, reale o immaginata che ci incoraggia a muoverci, ci aiuta, ci sostiene, ci spinge a partire, o ad un centro punto, ci suggerisce di tornare. La mia idea si chiama Alice, la curiosità, la scoperta, il desiderio di esplorare, quel lasciarsi andare che a volte ancora faccio fatica ad esprimere pienamente.

Quale sarà la prossima meta di Pablo? Non oso chiederlo ad Alice che si dondola sulla prua di un Dhow, una barca di legno, guardando un infinito che ha i colori chiari di una pietra unica, preziosa, da tenere sempre in tasca.

La barca che ci riporta verso casa ondeggia in levare, quasi a voler stare a tempo con la nostra musica ma negli occhiali da sole di Alice si riflette ancora il Paradiso.

Il Viaggiator Curioso, Mamamapambo Boutique Hotel, Jambiani Village, Unguia Island, 29 december 2015. Colonna Sonora consigliata: Luka Zotti, Chillout Experience Vol.1, 2015.