Il Museo Ma*Ga di Gallarate festeggia 50 anni dalla fondazione. La città, come ha accennato al termine del suo intervento Franco Buffoni, curatore della mostra celebrativa "Ritmo sopra a tutto", dovrebbe essere orgogliosa di poter vantare un'istituzione così prestigiosa. Oltre sei mila opere di Artisti tra i quali Casorati, de Chirico, Fontana, Morandi, Sironi, ecc.
Purtroppo, spesso, i cittadini non sono così sensibili. Lo scrittore, per questo motivo, rivendica, per Gallarate un vero e proprio "Ma*Ga pride", e lo può fare anche perché a Gallarate lui c'è nato, se pure attualmente vive a Roma, e ricorda con emozione la storica mostra del 1966.
Il fatto che gli sia stato affidato il compito di curare il progetto espositivo non riguarda naturalmente soltanto le sue origini, bensì l'obiettivo, davvero originale, di dare spazio a uno scrittore-poeta, sensibile come Buffoni, per inquadrare con un focus diverso da quello che avrebbe potuto avere un critico d'arte, i complessi fenomeni dell'ibridazione dei linguaggi nell'arte, considerando che in questo ultimo mezzo secolo le differenze tra pittura e scultura sono andate sempre più sfumando, analogamente a quanto è accaduto tra la poesia e la prosa.
In questa zona, senza confini, l'unica bussola che funziona, secondo Buffoni, è il ritmo, che rappresenta qualcosa di ancestrale e che Dylan Thomas definiva come il primo battito del cuore dell'universo. Di qui il richiamo al ritmo nel titolo della Mostra. Con l'avvento dell'astrattismo, il metro di misura di un'opera d'arte, a parte certe considerazioni tecnico-critiche, è il fatto che possegga o meno un suo proprio ritmo interno, un suo respiro. Ritmo che si riconosce anche nella poesia autentica, al di là dell'uso di rime o dell'abitudine di fare andare a capo i versi.
In tale prospettiva, la mostra rappresenta davvero, per coloro che vorranno visitarla, una magnifica scoperta. Assieme alle opere pittoriche, infatti, la poesia occupa un posto di particolare rilievo, facendo in ognuna delle sezioni in cui è suddivisa l'esposizione, da contrappunto dinamico e stimolante per meglio comprendere il clima del periodo storico che viene analizzato.
Gli organizzatori – tra cui il Direttore del Museo, Emma Zanella – hanno voluto anche ricostruire gli ambienti nei quali è nata quella che nel 1966 si chiamava Civica Galleria di Arte Moderna, due appartamenti di poco più di 170 metri quadri, siti in via XXV Aprile al 4, a due passi dalla stazione, ricollocando al suo interno, così come allora, le 123 opere donate dal Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate, nato nel 1949. Premio di grande rilevanza internazionale da cui sono emersi Artisti del calibro di Afro, Renato Birolli, Carlo Carrà, Franco Gentilini, Ennio Morlotti, Mario Radice, Bruno Saetti, Giuseppe Santomaso, Atanasio Soldati, Ernesto Treccani, Emilio Vedova.
La mostra si sviluppa su un percorso cronologico e tematico allo stesso tempo, che va degli anni '40 e '50 ad oggi. Qualche accenno, per forza di cose sintetico, sui numerosi temi affrontati, tutti estremamente stimolanti: il rapporto tra ritmi e musicalità, parole e immagini, nel confronto tra il poemetto "La libellula" di Amelia Rosselli e la pittura astratto-geometrica; la quotidianità come ispirazione e come denuncia e testimonianza (Pavese, Morandi, Montale (anche pittore), Scotellaro, Treccani), la riflessione sul gesto e il segno ermetico spaziale (Sereni, Luzi, Zanella, Scanavino) fino al luogo dove spazio e tempo si fondono (Fontana).
L'avvento dei poeti pittori che cercano approdi di tipo verbovisuale (Isgrò,Villa), e la neoavanguardia con la scomparsa dell'io lirico e il riavvicinamento a una nuova quotidianità, con taglio più sociale e politico (Balestrini, Carol Rama, Pirelli) e l'attenzione agli aspetti socio-rituali (Raboni, Baj, Sereni).
Finito il tempo delle grandi illusioni, l'arte assume più una dimensione onirica e individuale (il punto di svolta la pubblicazione dell'antologia "La parola innamorata"), di qui l'attenzione al classicismo (Ontani, Vaccari, Magrelli, De Angelis). Lo sguardo sul passato e le relazioni tra tempo e spazio vengono testimoniati dalle poesie dello stesso Buffoni e dalle fotografie di Moira Ricci.
Fino alle ultime propaggini di artisti che scoprono l'ibridazione, la sovrapposizione di poesia e prosa, l'uso nelle arti visive di strumenti multimediali (ad esempio, Nove, Bulfaro, Presicce, Paci) e prevale il ricorso al "non detto", all'omissione, all'ellissi come desiderio di significare una assenza, un patos difficile da definire.
Una mostra da vedere, leggere e apprezzare (ci sono anche diversi video) per capire un po' di più il senso dell'arte contemporanea e le prospettive future della ricerca artistica.
Museo Ma*Ga, Gallarate (Va), via De Magri 1. Tel 039 0331 706011 /48 www.museomaga.it
Orario: lunedì chiuso; martedì-venerdì 9,30-12,30, 14,30-18,30; sabato/domenica: 11,00-19,00

Ingresso: 5,00 €, 3,00 € ridotto