"Non credo nelle epoche né nelle date. Non ci credo. Mi rifiuto di stabilire il valore di una cosa in base alla data. Non pongo limiti e niente è troppo esoterico per essere usato come ispirazione. Io voglio liberare la mia aspirazione dai confini del solito. Ma sono un razionalista … Abbiamo l'abitudine di comprare le ‘firme' e non più le cose belle che ci piacciono. Un artista che vuole avere successo non è più un artista. E' una persona che vuole avere successo. Se si adegua alle mode arriva in ritardo, perché ormai si sono adeguati tutti".

Le parole di Piero Fornasetti sono la conferma della carica iconoclasta evidente in ogni creazione nel corso della sua vita artistica.
Classe 1921, milanese, è stato pittore, scultore, decoratore d'interni, stampatore di libri d'arte, gallerista, ideatore di mostre e creatore di oltre tredicimila oggetti. Per la varietà dei decori, la sua produzione è considerata una delle più vaste del XX° secolo e la poliedricità della sua fantasia ha dato vita ad un linguaggio inconfondibile ma sempre nuovamente affascinante.

Ricordiamo le sue celebri variazioni su volto di donna, trasposte poi su piatti e altri oggetti di design, i suoi pannelli in stile arcaizzante, il trumeau "Architettura", il mobile "Palladiana", le innumerevoli sedie -impeccabile equilibrio tra funzionalità e pura estetica-, e gli specchi memori della maniera fiorentina. La loro poesia è in grado di far rivivere anche l'angolo più anonimo dell'ambiente domestico, che diviene come per magia una natura morta.
Questi oggetti, nella loro elegante bizzarria, conservano tuttavia quel rigore razionalista che attraversò tutta Europa nella prima metà del secolo, scardinando le voluttà paludate dell'eclettismo fin de siècle; non a caso gli anni Quaranta furono quelli della fervida collaborazione col grande Giò Ponti.

Triennale Design Museum ha deciso di rendere omaggio a

questa figura per evidenziarne l'importanza e ricollocarla correttamente nell'ambito del dibattito critico e teorico sull'ornamento come elemento strutturale del progetto.
Il percorso della mostra, a cura del figlio Barnaba, visitabile fino al 9 Febbraio, si articola in sezioni che spaziano dagli esordi pittorici vicini al Novecento, alla stamperia di libri d'artista, dalla stretta collaborazione con Giò Ponti negli anni '50 e '60 ai più difficili anni '70 e fino al 1988, anno della sua morte.

La mostra si compone di oltre 1000 pezzi provenienti per la maggior parte dallo straordinario Archivio curato dal figlio Barnaba Fornasetti, che prosegue ancora oggi l'attività avviata dal padre rieditando pezzi celebri, valorizzando lo sterminato patrimonio creativo di famiglia e creando a sua volta nuovi oggetti e complementi d'arredo in grado di sbalordire qualsiasi ospite.