kathak1.jpgGrande India, piccola Valcuvia – Il teatrino di Cassano Valcuvia ha ospitato, la scorsa domenica, artisti di grande rilievo nella musica indiana: la compagnia di Udai Mazumdar, allievo del grande Ravi Shankar, accompagnato da un ensemble di musicisti e danzatori.In Europa, dove girano molto più che in Italia, i loro spettacoli sono più ampi: qui hanno presentato e rappresentato la danza Kathak, figlia della tradizione musicale dell’India del Nord, accompagnata da brani che richiamano i temi della Gita Govinda, testo medievale di grande spessore e rilievo storico e letterario.Artevarese ha intervistato Igor Orifici, l’artefice di questo incontro, esperto suonatore di flauto indiano, appassionato di musica e cultura del subcontinente. 

“Igor, che cos’è la danza Kathak?” 

igor.jpg“E’ uno dei principali stili di danza classica indiana, che sono sette, ed è la più importante dell’India del Nord. La musica indiana si divide in due grandi sistemi: settentrionale e meridionale, la danza Kathak viene da “Katha” che significa “racconto” e fa riferimento alla pantomima, all’uso che gli indiani hanno di raccontare sia la liturgia che le tradizioni epiche del loro paese.E’ l’uso di vari codici espressivi, sia delle mani, che degli occhi, che del corpo.Il Kathak segue princìpi molto antichi, teorizzati già in forma elaborata nei primissimi secoli del primo Millennio, all’inizio dell’Era Cristiana.E’ lo stile più influenzato dalla tradizione arabo-persiana. C’è una grossa fusione di elementi indiani, persiani ed arabi: è un classico esempio di quello che è il sincretismo indiano e la capacità degli indiani di assimilare diverse tradizioni. La sua forma attuale è stata creata tra il 700 e l’800. 

“Anche in Europa sono arrivati influssi di questa danza?” 

Sì, il flamenco in particolare deve molto alla danza Kathak, che è arrivata attraverso le migrazioni dall’India verso il nostro continente: è evidente il lavoro sul ritmo, sul battere dei piedi. 

kathak2.jpg“Parliamo della musica che fa da colonna sonora alla danza.” 

“I maestri hanno portato sul palco il tabla, la percussione “regina” della musica del Nord dell’India, il Bànsuri (flauto traverso di bambù) e il canto accompagnato dall’Harmonium.E’ una musica con fondamenti teorici antichissimi e molto sviluppati, va considerato un sistema a sé, diverso da quello occidentale, basato sulle ottave”. 

“Non è facile ascoltare e vedere la danza e la musica indiana qui in provincia di Varese, e nel Nord Italia in generale…” 

“E’ vero, sono rare le occasioni di incontro con questa tradizione, che rimane un’importante patrimonio dell’umanità: è un sistema culturale, con forti influenze storiche anche nella Musica europea. Per gli appassionati come me per fortuna esiste  in Italia uno dei primi esempi di approccio accademico alla musica classica indiana: si tratta del Conservatorio di Vicenza, che ha creato il Dipartimento di musica classica e danza indiana, dove si studiano in modo integrato storia e teoria della musica indiana, strumenti e canto.” 

E’ passato anche per Cassano il tour di Namrata Rai e Udai Mazumdar, che stanno facendo conoscere all’Europa intera la tradizione della musica e della danza classica indiana.