Cristina Sissa, titolare dello Studio d'Arte del LauroCristina Sissa, titolare dello Studio d'Arte del Lauro

L'appuntamento per l'intervista con Cristina Sissa, titolare dello Studio d'Arte del Lauro, è fissato per le 15.00.
Puntuali, dopo esserci annunciati al citofono, ammiriamo, fra le grate del cancello d'ingresso, due sculture di Umberto Milani, accuratamente posizionate nel giardino, quasi a determinare un passaggio obbligato fra i due spazi espositivi che compongono la Galleria.

Cristina Sissa ci accoglie sorridente e dopo averci fatto accomodare attorno ad una piccola scrivania, fa precedere l'intervista da alcuni assaggi di cioccolato fondente.
Lei, alla sua galleria, ha dato un nome impegnativo: la simbologia del lauro è ricca di significati, fra questi l'immortalità, la saggezza, l'eroismo, il coraggio; di questi tempi, un gallerista ne deve avere molto.

"Credo che il mio sia soprattutto un atto di fede – risponde con ironia – Intanto la Galleria è sovrastata da un grande albero di lauro, ne è quasi protetta e mi è sembrato significativo chiamarla Studio d'Arte del Lauro, anche perché è in via Mosè Bianchi. Non mi piaceva che fosse legata al mio nome, ma ad un luogo. Il lauro è un albero sempre verde; insomma possiamo dire che il mio è stato un atto di coraggio, di fede e di amore per l'arte. Ho aperto questa galleria soprattutto per passione, perché prima di essere gallerista ho lavorato con alcuni artisti, molti sono amici e questo è uno spazio innanzitutto per loro".

Studio d'Arte del LauroStudio d'Arte del Lauro

 
"Galleristi non ci s'inventa da un giorno all'altro, Lei prima è stata una raffinata collezionista".
"Si, prima ho iniziato come collezionista, nel frattempo ho lavorato per anni con alcuni artisti della generazione degli anni '30, nell'organizzazione dello studio, di mostre, dell'archivio e nella preparazione dei cataloghi, specialmente con Giancarlo Ossola. Con lui ho avuto una collaborazione che è durata più di dieci anni, senza però mai smettere di essere collezionista. Subito dopo il liceo, ho iniziato a girare per gallerie e per aste, talvolta scandalizzando i miei genitori per le mie scelte. Ricordo ancora quando, dopo aver visitato la Galleria Gian Ferrari, tornai a casa con una grande carta di studi preparatori di Sironi. Mio padre rimase sconcertato e mi disse: "Con quei soldi avresti potuto comprare un monolocale".

"Sin dalla prima mostra lei ha fatto scelte precise, esponendo artisti di un particolare periodo storico e di un'altrettanto precisa linea pittorica".
"Ero affascinata dalla Milano degli anni '50-'60, che è stata una città molto vitale e dove l'informale di matrice europea ha avuto una declinazione importante. Mi sono quindi interessata a tutti quegli artisti che hanno aderito al fenomeno dell'informale, sino a seguire la loro evoluzione anche negli anni '70. Poi ho notato che quegli stessi artisti che erano stati ben rappresentati da importanti gallerie, ultimamente erano stati quasi completamente dimenticati, a quel punto mi è sembrato giusto che a Milano, ci dovesse essere di nuovo uno spazio per loro, per il loro lavoro rigoroso e coerente. Così ho ritenuto interessante ed importante creare una galleria dove poter presentare di nuovo le loro opere".

"Dopo aver dato spazio a quegli artisti per diversi anni, la nuova mostra segna un netto cambio di rotta".
"Ho pensato che per una galleria che si occupa di arte contemporanea sia importante avere una linea coerente ma, allo stesso tempo, aprire gli orizzonti. Dopo averci pensato per diverso tempo, da quest'anno intendo proporre mostre di giovani artisti contemporanei e di conseguenza inaugurare una nuova linea di cataloghi dedicata ai giovani".

"Che ricordo ha della sua prima mostra come gallerista, nel 2005?"
"Fu una grande emozione e, insieme, una grande festa. La mostra era stata pensata in onore dei settant'anni di Giancarlo Ossola; avevo esposto i suoi ultimi lavori poiché mi piace proporre, degli artisti viventi, soprattutto le loro ultime produzioni. Mi interessa vedere come interpretano il periodo in cui stanno vivendo. Per gli autori storicizzati, invece, preferisco allestire delle piccole antologiche".

"Per la tua formazione professionale, quanto è stato

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importante Giancarlo Ossola?"
"Moltissimo, moltissimo. Mi ha insegnato il rigore, il senso della professionalità; è un artista molto colto e molto profondo e, cosa non di tutti gli artisti, è un profondo conoscitore di arte antica e ha una grande passione per il ‘600 lombardo. Io amavo l'arte contemporanea, lui mi ha fatto amare l'arte antica".

"A questo punto facciamo un gioco: io Le dico dei nomi e Lei racconta, per ognuno, qualcosa che le viene in mente al momento: Ghinzani".
"Ghinzani è un grande artista, è uno scultore molto interessante perché riesce a coniugare il colore con la forma. A mio avviso, è uno dei pochi autori ai quali riesce un tale equilibrio tra rigore, grandi emozioni, colori e forma".

"Repetto".
"Eh… Repetto… di tutti gli artisti che conosco devo dire che le sue opere corrispondono pienamente al suo carattere: è introverso, introspettivo. L'opera di Repetto non è immediata, è ostica, ma è splendida. Lui è proprio cosi: ostico ma meraviglioso".

"Sturla".
"Sturla sembra un grande attore – afferma divertita – è molto espressivo, divertente, ironico, sognatore e anche un po' esistenzialista. Direi, un informale di natura, lirico, molto legato alla natura. Egli osserva qualsiasi cosa, si emoziona ed è anche molto generoso".

"Della Torre".
"Artista estremamente serio, coerente, molto bravo e libero da correnti quindi molto originale; un artista molto discreto che non esteriorizza i propri sentimenti. Tuttavia, è molto generoso e ho ricevuto molto anche da lui".

Si intende, a intervista terminata, come la vita di Cristina Sissa, non possa prescindere dal mondo dell'arte. Lo ammette, sorridendo, lei stessa, mentre ci offre un'eccellente torta sbrisolona fatta in casa e accompagnata da un caffè fumante, proveniente da una macchinetta il cui design rimanda ad una piccola lucente astronave.

Per maggiori info.:
Milano, Studio d'Arte del Lauro, Via Mosè Bianchi 60