Si è aperta al Castello di Masnago la mostra Come la luce con un grande successo di pubblico e con Banca Generali Private e i suoi consulenti varesini che si affiancano al mondo dell’arte con il loro sostegno a una mostra di grande prestigio per la città. L’esposizione e il libro nascono dalla catalogazione di due anni di collezioni private varesine da parte dei curatori Debora Ferrari e Luca Traini. Le opere coprono un periodo tra XIX e XX secolo e tra queste il trait d’union è l’evoluzione della materia ‘luce’ nelle opere pittoriche e nel gusto borghese per la piccola scultura a cavallo fra Otto e Novecento e comprendono anche eleganti suppellettili quotidiane come servizi di porcellana e vasi a firma di noti artisti e designer di un secolo fa. 

Da Fattori a Fontana, nell’arco di un secolo che ne contiene due, la luce nell’arte segue la scienza che indaga le profondità del cosmo, dell’invisibile, dell’inconscio e si articola nelle nuove realtà sociopolitiche scaturite dalla seconda rivoluzione industriale.

La curatrice Debora Ferrari ci guida nella visita della mostra: “Abbiamo pensato di valorizzare opere sconosciute o dimenticate di sei collezioni private varesine scegliendo il tema della luce ed elaborandolo all’interno del percorso delle sale espositive del Castello. Tutte le opere esposte sono lontane dalla visione del pubblico ma anche degli storici dell’arte da oltre cinquant’anni. Quindi l’importanza del recupero di questa esposizione è quello aver riscoperto opere private che, ricondivise col pubblico, possono tornare a essere vive sia nella storia dell’arte sia domani, volendo, nel mercato. Abbiamo poi scelto il tema della luce perché è l’elemento portante che dai Macchiaioli porta ai Chiaristi e infine a Lucio Fontana.

Partendo dal salone, abbiamo creato un fil rouge che unisce i macchiaioli ad alcuni artisti del ‘900: un passaggio tematico quindi con i paesaggi dei Macchiaioli tra cui Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Giovanni Boldini, Telemaco Signorini, Rubens Santoro, alternati con le visioni del mondo del lavoro. Il quadro di Tommasi dei “Pini dell’ Ardenza è diventato la copertina del catalogo: abbiamo rielaborato in forma spazialista un’immagine dei Macchiaioli. Qui sono esposti anche due dipinti che sono un po’ il clou della mostra ovvero “Il cavallo sulla spiaggia” di Giorgio de Chirico e “la Cleopatra” di Achille Funi che sul catalogo generale dell’artista figurava con collocazione ignota e noi l’abbiamo ricollocata. Per quanto riguarda le sculture, troviamo dei bronzetti con soggetti tipici della case borghesi del periodo: il Grandi di Cesare Beccaria, la Salomè, il Pescatorino napoletano e il Satiro. Le ceramiche testimoniano come il borghese, amasse circondarsi, anche nella vita domestica, di cose di qualità come il vaso della Società Italiana Ceramica di Laveno ricevuto in premio per una gara nazionale di tiro a segno.  Questo per dire che certe volte la ceramica valeva più dell’oro! 

Poi abbiamo creato una sala con Eugenio Pellini, scultore di Marchirolo, che a Varese ha  lasciato tantissimi monumenti e come figura di raccordo abbiamo pensato ad Adolfo Wildt per il padre Eugenio, il figlio Eros e per Lucio Fontana che studia con Wildt: in bacheca abbiamo esposto l’uovo che Wildt faceva scolpire a tutti i suoi studenti di scultura il primo giorno del corso e, proprio questo realizzato da Eros Pellini, al momento, è l’unico superstite conosciuto. Sono esposte sculture inedite di Pellini , una “Testa”, il “Minatore” e “La signorina crocerossina”. Per quanto riguarda i dipinti abbiamo Boldini, De Nittis e una riscoperta di questo notturno di Miti Zanetti alla “Punta della Dogana di Venezia” che testimonia l’importanza della luce notturna che affascina i pittori tra ‘800 e ‘900. 

Nel corridoio troviamo i Chiaristi in cui il concetto della luce cambia poiché non utilizzano una base scura ma bensì chiara: Mario Sironi, Aligi Sassu, Ottone Rosai ma anche un Ermanno Besozzi, una figura dimenticata, che insieme a Enrico Baj, Sergio Dangelo, Giancarlo Sangregorio organizzava dei raduni di poesia nei boschi de Vergiate. E poi troviamo Gianni Dova, Antonio Ligabue, Lucio Fontana, Roberto Crippa. E quindi approfondiamo Fontana attraverso Riccardo Crippa, suo mecenate, fondatore di caffè Hag, pittore anch’egli e mecenate anche di Renato Guttuso, Marino Marini, Fausto Melotti: Lucio Fontana lo ha ritratto in vari momenti della sua quotidianità. Poi troviamo il Manifesto Blanco, curato da Fontana e le fotografie di Raffaella Grandi e di Roberto Molinari, scattate nell’atelier di Fontana di Comabbio.

Quindi ci avviciniamo alla contemporaneità con il comodato dalla famiglia Crippa-Ranza ai Musei Civici di Varese dei disegni di Lucio Fontana che, in questo caso la nipote di Riccardo Crippa, Stella Ranza, ha voluto abbinare alla sue sculture che a essi si sono ispirati e che ha realizzato con la stessa tecnica di Fontana. Poi passiamo a Samuele Arcangioli che rielaborato delle immagini di Lucio Fontana, su pannelli di legno con tecnica mista, immortalando il “gesto” di Fontana. Vittorio d’Ambros, ultimo non per importanza ma per cosmogonia, apertura verso mondi infiniti, perché Lucio Fontana del 1966 ha voluto rifare il Manifesto Spazialista con una attenzione diversa all’era spaziale che avrebbe portato alla primo passo dell’uomo sulla Luna. Vittorio coi suoi acciai ossidati e con le sue colate di alluminio ci riporta in una materia spaziale aggettante che ci risucchia proprio nella profondità del cosmo. Quindi la dimensione temporale che parte dai Macchiaioli all’interno di una piccola macchia viene espansa come in una galassia stellare che con il telescopio noi possiamo osservare ma che di fatto è piccola quanto la pennellata di un macchiaiolo!” 

La nuova sede di Banca Generali Private in Piazzetta San Lorenzo inoltre ha aperto le sue porte al pubblico per ospitare quadri, sculture e fotografie legate alla mostra “Come la luce” con un focus su Eugenio Pellini, presentando due importanti sculture come “La ragazza con le trecce”, inedita, e il “Garibaldi della Notte di Caprera”, in bronzo, Riccardo Crippa e Lucio Fontana e fotografie di Roberto Molinari dell’Atelier Pellini di Milano.

La mostra sarà aperta al pubblico fino al prossimo 8 settembre 2019 e sarà visitabile presso il Castello di Masnago dal martedì alla domenica ore 10-18 (biglietto cumulativo per la mostra di Guttuso) e nella sede di Banca Generali Private in Piazzetta San Lorenzo 1/a in orario di ufficio, ingresso libero.

Cristina Pesaro