Riccardo IaconaRiccardo Iacona

Disclaimer – Non avendo intenzione di ripercorrere interamente la puntata della scorsa domenica di "Presa diretta" di Riccardo Iacona, ci sembra utile tuttavia presentarvi qualche spunto che l'interessante trasmissione ha posto in prima serata. Troppi e troppo diversificati sono i temi trattati in quella sede che, nel migliore stile dell'inchiesta di approfondimento, portava il titolo sconfortante e preoccupante di "Oro buttato". Il nostro commento – lungi dall'esser esaustivo – è solo orientativo. Dal momento che, nel nostro piccolo, cerchiamo di raccogliere informazioni di vario tipo sul mondo culturale, anche per registrare ed incrementare il dibattito in corso sul patrimonio storico-artistico, ci sembra utile proporvi le tappe principali del reportage che ha sollevato così ampio scalpore.

Deficienze – L'aspetto forse più preoccupante in tema di beni culturali pubblici è la grave lacuna in tema di reperimento di risorse finanziarie, del loro impiego e dell'organizzazione gestionale. Posto che il principio di tutela del patrimonio culturale è stabilito dalla nostra Costituzione (Art. 9), e dunque costituisce uno dei pilastri sui quali si fonda la Repubblica, davvero suscita scandalo lo stato di totale incuria e abbandono in cui versano certi siti o aree archeologiche, molti musei e luoghi di cultura. Fanno venire i brividi certe immagini girate negli scavi di Pompei che, pur godendo della nuova forma di Sovrintendenza Autonoma, versano in condizioni gravissime. Mancanza di personale addetto alla custodia e alla vigilanza, carenza di fondi per restauri e lavori di ordinaria manutenzione (nonché per consentire l'esproprio – a fini di pubblica utilità e di ricerche archeologiche – di terreni e costruzioni abusive) fanno di Pompei un sito in bilico tra bellezza e fragilità, abusivismo e impossibilità ad agire.

E i conti non tornano mai – Stesso orizzonte desolante

Milano, Palazzo Litta - sede direzione regionale b.c. e paesaggiMilano, Palazzo Litta – sede direzione
regionale b.c. e paesaggi

per gli archivi e gli spazi aperti al pubblico della Reggia di Caserta, per il nuovissimo e ricchissimo Museo Archeologico di Baia, chiuso per mancanza di personale e costato più di duecentotrenta milioni di Euro. Né la situazione cambia a Roma dove più di duemila casse piene di reperti archeologici da catalogare sono stipate in un magazzino senza avere "certezza di destinazione". Il personale qualificato – spesso giovani con tanto di Specializzazione e Dottorati di Ricerca nel curriculum –  non è pagato e persiste una cronica mancanza di spazi per l'adeguata conservazione (e non parliamo dell'esposizione nei musei). Una giovane archeologa si sfoga ai microfoni: "Siamo gli archeologi più invidiati del mondo. E come potrebbe essere altrimenti nel Bel Paese che ha il patrimonio artistico più bello, importante e vasto del mondo? Eppure io al momento non sono pagata per il mio lavoro. Vado avanti per responsabilità personale".

L'erba del vicino… – Come si comportano i "nostri vicini" europei in fatto di tutela e valorizzazione? Ogni città – anche di provincia – valorizza i suoi piccoli tesori, generando un indotto strepitoso di turismo e posti di lavoro. Da noi, invece, l'età media dei funzionari di Sovrintendenza è di 58 anni. E il ricambio generazionale manca anche fra i restauratori. Non ci sono soldi per interventi essenziali, ma si spendono milioni di euro in progetti che non verranno mai realizzati. Nel 2009 i fondi impiegati per la formazione e l'aggiornamento del personale è stata pari a 5 centesimi di Euro a fronte di un taglio nel settore cultura di oltre un miliardo e quattrocento milioni di Euro. E manca la trasparenza nel settore economico-finanziario, oltreché nei concorsi pubblici.

Crème de la crème – L'aspetto che a noi è sembrato più inquietante è comunque un fatto passato completamente sottosilenzio – a quanto ci risulta – dai media. L'attività formativa dell'ISCR (Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro) è sospesa da quattro anni (sul sito: http://iscr.beniculturali.it/index.php?option=com_content&task=view&id=5&Itemid=10). Il glorioso Istituto, fondato nel 1939 da Cesare Brandi, presta consulenza scientifica e tecnica agli organi periferici del Ministero, nonché alle Regioni per la conservazione ed il restauro del patrimonio culturale, effettua restauri per interventi di particolare complessità o rispondenti a esigenze o a finalità di ricerca o didattiche. Qui vengono ammessi studenti provenienti da tutti i Continenti. È uno dei vanti del Paese a livello mondiale; ma ancora per poco, visto che bloccare l'insegnamento dell'Istituto (desolante vedere le aule vuote…) significa distruggere un intero comparto, soffocare il mondo del restauro e dei restauratori (che da anni attendono il regolamento attuativo per le  professioni). In Italia si sprecano le risorse umane oltreché economico-finanziarie: archeologi, storici dell'arte e restauratori, che hanno studiato con passione per anni, si ritrovano quasi sempre sottoutilizzati, per decenni, con pochi soldi, in lavori precari. Un duro racconto di un'Italia che sta perdendo progressivamente quel che ha di più prezioso.