Una scultura porta con sé il vento che l'ha scavata, così sembra ricordarci il contatto con la sua superficie, ma dove nasce il pensiero che ha liberato la sua forma? Dove nasce lo sguardo che l'ha liberata dalla materia informe? Sono questi gli interrogativi a cui cercheremo di dare oggi una risposta.

Franco, come definiresti l'opera scultorea e in che modo si procede alla sua realizzazione ?
"Malgrado il fatto che la distinzione accademica fra le varie arti visive sia nell'ultimo secolo sostanzialmente superata, si può tuttavia ribadire in senso generale, che la scultura consista in una quantità piccola o grande di materia, tale da occupare una porzione di spazio. Così come un qualsiasi altro oggetto della realtà. Il disegno e la pittura, ad esempio, non "ingombrano" un luogo, piuttosto lo evocano, suggerendone semplicemente le dimensioni e la prospettiva. Per certi aspetti si può dire che la scultura possieda un corpo. Queste considerazioni appaiono certamente reazionarie nell'era dell'arte globale; poco importa! Io mi sento sempre più vicino ad un progenitore neandertaliano che ad un mio contemporaneo nativo digitale".

"Talvolta si immagina che il lavoro scultoreo si realizzi "attaccando" direttamente con gli attrezzi un blocco di pietra, legno marmo… ma è difficile che avvenga in questo modo. Questo poiché l'equilibrio delle masse e dei volumi, non si realizza così istintivamente di fronte alla materia che si vuole utilizzare. In generale è utile fare preliminarmente un bozzetto in scala (solitamente in creta o plastilina). Questo ci permette, ancora meglio del disegno preparatorio, di manipolare l'opera in tutti i modi e di visionarne rapidamente le proporzioni dai diversi punti di osservazione. Evitando quindi tutte le difficoltà che inevitabilmente si incontrano nella lavorazione della scultura vera e propria, si può stimare preventivamente il rapporto equilibrato dei volumi, il ritmo delle superfici e la compatibilità o meno di un eccesso di pieno con un eccesso di vuoto. La malleabilità di questi materiali consente veloci modifiche e ripensamenti che i materiali duri impediscono."

"La maggior parte del lavoro scultoreo consiste nel "torre" materiale (parafrasando Michelangelo), diversamente che nel modellare, in cui si tratta spesso di aggiungere; proprio per questo si viene a determinare un apparente paradosso: la realizzazione finale a lavoro concluso, infatti, dovrebbe dare secondo me la sensazione che l'opera compiuta sia quasi più grande dell'informe ammasso iniziale. L'espressione finale dovrebbe comunicare una sensazione di energia che si espande oltre i limiti del materiale, quasi come se le superfici lievitassero nello spazio che li circonda. In genere cerco di evitare la tentazione per il compiacimento della finitura raffinata, perché ritengo che la materia abbia una propria dignità che chiede di essere rispettata. Penso, ad esempio, all'impronta della "gradina" sull'oggetto scultoreo, quell'attrezzo così caro all'artista e all'artigiano nello "sgrezzare" le prime asperità della pietra. Credo che ciò nasca dal desiderio di lasciare in qualche modo la propria impronta. Una imperfezione diventa così una firma segreta.

"Cosa significa per te incidere una superficie e conferirle una nuova forma e quale portato culturale e umano guida le tue creazioni ? "Il mio rapporto privato con l'atto di modellare e di scolpire, risale agli anni della fanciullezza, al gioco primitivo di "pasticciare col fango". Le sovrastrutture filosofico-culturali sono sopravvenute con l'età e gli studi, ma ho sempre evitato, all'inizio istintivamente, in seguito con sempre più rigorosa consapevolezza, di ridurre l'evidenza plastica a "narrativa", di cadere ovvero nella letteratura. L'opera d'arte, io credo, deve presentarsi senza richiedere premesse o giustificazioni; deve spiegarsi da sé."

"La mia scultura nasce quasi sempre da una suggestione, da un richiamo spesso estraneo all'arte, piuttosto vicino ad elementari esperienze e fugaci emozioni; diventa lunga e spesso faticosa elaborazione mentale e si traduce di solito in un disegno o in una serie di "scarabocchi". La maggior parte di questi fogli si perde tra varie scartoffie, ma ogni tanto qualcuno rispunta come in una reminiscenza e diventa progetto. Solitamente è il materiale usato che richiama la forma, che la indirizza e la esige; è il suo peso, la resistenza che oppone alle mani e agli attrezzi. Ad ogni modo, l'operazione veramente creativa comincia quando tutto il processo di preparazione viene totalmente dimenticato e il risultato si presenta via via, ai miei occhi come una sorpresa e un regalo."

"Qualunque sia stata la "causa" o l'ispirazione che mi può avere indotto a realizzare una scultura, l'esigenza predominante che guida il lavoro è quella di risolvere, sempre in una chiave schiettamente plastica, l'idea originaria. Questo non significa che siano escluse, in linea di principio, suggestioni e tensioni morali, filosofiche e perfino letterarie, ma queste si dissolvono nel momento stesso in cui le mani impugnano un attrezzo e viene dato inizio alla esecuzione. Gli unici problemi sono rappresentati dai rapporti fra le masse, l'equilibrio fra i vuoti e i pieni e il ritmo delle superfici concave o convesse."

"Volendo dare uno sguardo all'evoluzione di questa disciplina artistica, dall'età arcaica ad oggi, quanto è mutato l'approccio mentale dalla venere di Willendorf ad oggi ? "
E' molto probabile che il nostro progenitore del paleolitico non si ponesse esplicitamente problemi estetici nell'esecuzione di un manufatto modellato, scolpito o intagliato; tuttavia è evidente, che al di là delle motivazioni rituali, insorgesse nella sua attività il gusto privato e personale del "creare", quasi come le misteriose divinità che sentiva incombere sulla sua vita e sul suo destino. Il compiacimento di saper dare la "forma", se non proprio la vita alla materia, rappresenta infatti un'operazione "magica", ma al contempo molto manuale, artigianale, poiché esige una profonda conoscenza dei materiali ed una pratica delle attrezzature e dei procedimenti, di volta in volta adeguati alla realizzazione dell'opera. Bisogna infatti pensare che per molti secoli "l'artista", a partire dall'antichità classica, non era ritenuto il creatore geniale che sarebbe diventato in seguito e le sue realizzazioni non erano espressione del proprio genio, bensì della cultura del mondo in cui viveva. Forse però, è proprio grazie a questo aspetto che quelle opere ci insegnano molto di quel mondo in cui erano immerse."

"Per altri versi, è pur vero che l'atto creativo rappresenta un evento intellettuale (qualcuno direbbe spirituale); nel caso della scultura tuttavia, il rapporto è fisico e quasi muscolare. L'intento di costringere in una forma la materia indifferenziata, rappresenta il limite e la necessità entro cui si muovono l'ispirazione e la fantasia. Un' ambizione di libertà  forse possibile solo nell'arte."

"…si può scolpire su molti materiali; ognuno produce un effetto diverso sulla forma. La pietra fa più di questo: ispira, già durante il lavoro, gesti arcaici nei quali la fatica, che prolunga i tempi di esecuzione, si traduce alla fine in una solennità ieratica che è in parte ricercata, per il resto è un regalo misterioso e sorprendente del blocco di roccia…"

Franco Saccà
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