La video opera di Ofri CnaaniLa video opera di Ofri Cnaani

Un problema, un opera, un invito – Ormai da anni le realtà museali, soprattutto se legate all'ambito dell'arte contemporanea, soffrono per la scarsa affluenza di pubblico. Le cause sono rintracciabili nell'immagine elitaria che viene percepita dall'esterno, nella concorrenza delle grandi mostre-evento tanto pubblicizzate dai mass media e nelle politiche di promozione poco efficaci. Ofri Cnaani, con le sue dieci videoinstallazioni "Dreams and Dramas", ha voluto trattare il tema della buona e cattiva comunicazione. L'opera dell'artista israeliana fa parte del progetto Twister. In particolare a lei è stato affidato il lavoro site related con lo scopo specifico di conferire visibilità ed unicità all'insieme disomogeneo dei dieci musei partecipanti. Tra questi c'è anche Villa Panza, per la quale Cnaani ha appositamente realizzato un video: sostando nel Piazzale Litta si può godere dell'apparizione di una graziosa ragazza tra una finestra e l'altra che sembra voler comunicare con il passante. La giovane donna, proiettata sulle due aperture, non guarda verso l'interno ma verso l'esterno, comunicando anche con il linguaggio dei segni. Non si tratta di un'opera autoreferenziale, ma di un invito: l'artista affida alla sua videoinstallazione il compito di fare da tramite fra due realtà, ora concettualmente distanti ma presto – si spera – più vicine ed amalgamate.

L'opera ospitata a Villa PanzaL'opera ospitata a Villa Panza

"Dreams and Dramas" e Twister – L'opera di Ofri Cnaani consiste in dieci videoinstallazioni integrate con le strutture museali che, con unità stilistica ed ideativa, creano una rete fra le diverse realtà coinvolte, mettendone in evidenza singole specificità e problematiche. I video di "Dreams and Dramas" sono caratterizzati da una grande poeticità e sensibilità, sono un augurio per nuove esperienze fisiche e psichiche, vivibili all'interno di ogni istituzione artistica. Ofri Cnaani, giunta in Italia da New York dove ora risiede, ha rivolto ai direttori dei musei dieci domande sulle loro strutture di riferimento e sui relativi problemi, facendosi anche raccontare eventuali sogni drammatici avuti a riguardo. Dalla raccolta di queste informazioni, sono nate queste aree emozionali che dialogano con l'interlocutore tramite quelli che l'artista chiama "gesti-Haiku". L'obiettivo è quello, attraverso un singolo atto poetico, di far incontrare il soggetto con lo spazio museale circostante.