La Casa del MantegnaLa Casa del Mantegna

Pitture vs pitture – Potrebbe essere la risposta alla mostra allestita la scorsa estate a Palazzo Reale, questa di prossima apertura a Casa del Mantegna a Mantova. Quella recava come titolo Arte italiana. 1968-2007. Pittura, ma la cura del prodotto, firmata Vittorio Sgarbi, non poteva che indicare la scelta prevalente: la pittura iconica, il quadro di figura, benché non mancassero rade incursioni nel campo dell'astratto e del concettuale. Quella mantovana, al contrario, curata da Claudio Cerritelli, pur indagando il medesimo arco temporale, ha una ben precisa caratterizzazione: Pittura aniconica, Percorsi tra arte e critica in Italia (1968-2007).

Una via più stretta – Le diversità non si limitano ad una scelta di campo che continua a dividere la cultura pittorica. Differente è anche l'approccio. Sgarbi ne fece una parata, fin troppo affastellata e confusa nella mostra e nel catalogo. L'obiettivo della mostra mantovana è piuttosto quello di rastremare e selezionare, senza farne un'ammucchiata, la via all'antifigurazione espressa da maestri più o meno acclamati nel corso degli ultimi

G. Ortelli, MagnitudoG. Ortelli, Magnitudo

decenni. Da tempo di questo si occupa Cerritelli, critico e docente di storia dell'arte all'Accademia di Brera: di quelle esperienze che si sono affermate, consolidate, verificate, attraverso nuove definizioni dello spazio pittorico e dei nuovi materiali. 

Ortelli – Lo stesso Cerritelli, in questo vasto campo di indagine, non ha mancato di avvicinarsi a quanti di questo discorso tirano le fila, anche tra artisti più vicini a noi. E' il caso, storico di Gottardo Ortelli, ad esempio, colleghi per lungo tempo in Accademia, di cui il critico più giovane ha seguito a lungo i corsi. E l'opera dell'ex assessore alla Cultura di Varese rientra, in mostra, in quel novero di artisti della generazione nata a cavallo degli anni Trenta e Quaranta, di Gastini, di Griffa, di Verna, di Olivieri che hanno condotto indagini sulla pittura analitica nel corso degli anni Settanta.

D'Oora e Vicentini
– Ma presenti in mostra saranno anche direttrici di altro tipo che hanno una comune matrice nel rifiuto della figura e della storia. D'Oora ad esempio, in mostra, tra l'altro, in contemporanea in questi giorni a Francoforte, in una rassegna

D. D'Oora, Icclspns...D. D'Oora, Icclspns…

dell'emblematico titolo Paesaggi astratti; anche il pittore di Castelveccana, rientra nella griglia prevista da Cerritelli in quel novero di figure che coltivano la pittura monocroma, affidandosi alle vibrazioni e agli spasimi luminosi di un solo colore, al pari di Iacchetti, Pellegrini, Ruaro, Marchetti. Ci sarà anche Giorgio Vicentini, inserito in quella cerchia che hanno fatto dall'aniconicità, una sorta di campo di battaglia, di corpo a corpo, tesi e inquieti, davanti ad uno spazio da ricostruire, senza scorciatoie.

Un percorso critico – La mostra, che muove dall'astrattismo geometrico storico, di Veronesi, di Dorazio, di Bonfanti per arrivare agli ultimi esiti più recenti, cade in occasione dell'uscita di un volume, edito da Mazzotta, a cura dello stesso Cerritelli che ripercorre il dibattico critico sulla pittura in Italia dopo il 1968, attraverso le diverse interpretazioni degli artisti e dei critici. Un insieme di opinioni dal di dentro, un coro di voci tra quante hanno contribuito a sostenere e difendere la pratica della pittura come linguaggio altro rispetto ai suoi corsi figurativi; che hanno contribuito al sostegno del dipingere come linguaggio autonomo.

Pittura aniconica; percorsi tra arte e critica in Italia (1968-2007)
A cura di Claudio Cerritelli
1 marzo – 6 aprile 2008
Orari: da martedì a domenica 10-13, 15-18
lunedì chiuso