Villa Ottolini TosiVilla Ottolini Tosi

Storia di una villa – Chi non conosce la splendida villa Ottolini Tosi di Busto Arsizio? Probabilmente il più prezioso tesoro architettonico della città, nata come residenza di Ernesto Ottolini proprio accanto al Cotonificio di famiglia (ora sede del Museo del Tessile). Finita di costruire nel 1902 dall'architetto Camillo Crespi Balbi, come riportato sull'architrave della facciata, la residenza riflette lo storicismo architettonico di inizio secolo che si ispirava al romanico lombardo. Da qui l'uso del mattone e l'eclettismo di elementi medievali, come logge, bifore, il rosone e, soprattutto, la torre. Insomma, un repertorio decorativo funzionale alla celebrazione dell'ascesa sociale della borghese industriale, cui l'Ottolini apparteneva. Ma che ne è oggi della villa? Conosciuta ai più semplicemente come villa Tosi (dal nome dell'ultimo proprietario, prima che il Comune l'acquistasse nel 1969), ospita da anni l'accademia di musica Gioacchino Rossini, preservando così all'interno gli arredamenti e le vetrate originali.

L'ingresso della villaPartic. porta danneggiata

Forse non tutti sanno che  – L'esterno, invece, adibito a parco pubblico, non è che una piccola parte del parco originario che circondava la villa. Meta di nonni e nipotini al mattino e di compagnie un po' più vivaci nel pomeriggio, l'attuale area circostante l'edificio è forse quella che più ha risentito in questi anni di un progressivo degrado. Parte integrante e fiore all'occhiello dell'edificio, infatti, sono gli splendidi ferri battuti, opera di Alessandro Mazzucotelli, che decorano esternamente l'intero edificio e la cancellata d'ingresso su via Volta. Esempi di straordinaria modernità, essi furono presentati con successo all'Esposizione di Torino del 1902 come prototipi dello stile floreale di inizio secolo. Accanto ai motivi vegetali, il Mazzuccotelli attinge ad un repertorio medievale di elementi zoomorfi, come teste canine, draghi e grifoni, ancora oggi di incredibile suggestione.

Quelle figure misteriose – Purtroppo oggi i ferri battuti sono decisamente compromessi e vittime della ruggine che ne impedisce appieno la lettura. E non sono gli unici a soffrire l'abbandono. Mai notate due figure (un po' scontrose, ve lo concediamo) messe quasi come guardiani all'ingresso della villa? Se non ve ne siete accorti forse non è tutta colpa vostra, visto che loro certo non offrono un caloroso benvenuto ai visitatori: una guarda in basso e l'altra si ritrae coprendosi il volto con un braccio. Ma queste due sculture, praticamente ignorate da tutti, sono capolavori di importanza pari alla villa e ad essa indissolubilmente legati. Furono acquistate, insieme ad altre andate perdute, dallo stesso Ernesto Ottolini per arricchire il proprio parco, da due dei più grandi scultori dell'epoca: Ernesto Bazzaro e Achille Alberti, autori di numerose opere al Cimitero Monumentale di Milano. Da un secolo, dunque, come custodi silenziosi, le due sculture, che rappresentano "Il Dolore" e "L'Ignavia", vegliano sulla villa e per questo meriterebbero, a nostro avviso, una maggiore considerazione e tutela.

Una statua nel parcoUna statua nel parco

Valorizzare con la musica, purchè si valorizzi –  A farci sperare per il futuro è una notizia trapelata da qualche settimana: si vocifera infatti di un progetto del Comune che vorrebbe raggruppare nell'antica residenza tutte le associazione musicali presenti sul territorio per trasformarla in una vera e propria casa della musica. L'ambiziosa idea, inoltre, sembra prevedere non solo l'adeguamento dell'edificio (nel rispetto della sua storicità, ci auguriamo), ma anche dell'area che lo circonda, in modo da creare un vero e proprio parco musicale in grado di ospitare concerti all'aperto. Che sia questa l'occasione giusta per valorizzare finalmente le due sculture e restaurare i ferri battuti? Noi siamo convinti che la bellezza di Villa Ottolini risieda nella compenetrazione di tutti i suoi aspetti (architettonici, plastici e decorativi) e che come tale debba esser preservata. Se certo le sculture non potranno cambiare le loro pose sofferte, siamo altrettanto convinti che sarebbero liete di essere considerate finalmente con tutta la dignità che gli spetta, divenendo custodi di un tesoro conosciuto e vissuto dalla cittadinanza  e rallegrate d'ora in poi da note festanti.