Il gesso del Monumento del Cacciatore delle AlpiIl gesso del Monumento
del Cacciatore delle Alpi

Che "Varese sia una città ricca di storia" come ha recentemente ribadito anche il Presidente Giorgio Napolitano lo si vede anche dai segni, dai simboli e dai monumenti disseminati in giro per la città.
Piazza Podestà ospita nel suo centro il Monumento al Garibaldino, replica del 1901, in marmo e bronzo, dell'originale in pietra grigia di Luigi Buzzi Leone, genio di famiglia di una nota stirpe di artisti nativi di Viggiù. Il padre Giacomo, infatti, fu direttore della Veneranda fabbrica del Duomo, mentre il fratello maggiore Giuseppe si fece notare a Parigi per la rappresentazione realistica degli animali che modellava dal vero al Giardino Zoologico.

Al monumento varesino, dietro cui si alza la facciata dello storico Palazzo Biumi, Luigi Buzzi ha impresso accentuati elementi espressivi che suggeriscono la corsa immediata del Garibaldino, tutto proteso in avanti, con la bocca semiaperta per il grido di guerra. L'originale in pietra, come si sa, è relegato all'interno dell'ex Caserma Garibaldi, sottratto alla visione del pubblico ma soprattutto in una condizione non certo invidiabile di sicurezza.

Per poter vedere il bozzetto in gesso del Garibaldino, armato e pronto alla battaglia, invece, è sufficiente raggiungere l'Orangerie di Villa Borromeo a Viggiù.
Ma sul luogo degli avvenimenti caldi della battaglia, ora snodo di un trafficatissimo e congestionato gorgo di strade, ma un tempo arena di scontri misurati a colpi di fucile, un monumento ricorda lo storico avvenimento di Biumo (tutt'altro che una scaramuccia): è il gruppo di Daniele Scola con il Garibaldi che sorregge un combattente caduto nella Grande Guerra. Due epoche, due tragedie e due generazioni differenti si ri-trovano abbracciate. Versione nettamente antieroica, meno trionfalistica e più sommessa, è una presenza silente – e decisamente dimenticata dai veresini – che ricorda il sangue versato dai giovani per l'unità della nazione.

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