L'accostamento tra la tavola rinascimentale raffigurante la Città ideale proveniente dalla Galleria Nazionale di Urbino e il ritratto di Silvana Cenni di Felice Casorati introduce la rassegna Novecento. Arte e vita in Italia tra le due guerre, evidenziando uno degli aspetti salienti del periodo tra i due conflitti: uno sguardo al passato nella ricerca di una moderna classicità. Il richiamo alla tradizione è evidente nell'architettura che si intravede dalla finestra della stanza, nella "natura morta" di libri dipinta da Casorati in primo piano e nel volto della donna, che richiama i perfetti ovali delle Madonne di Piero della Francesca. Quello che maggiormente colpisce è però una sorta di sospensione temporale, una eternità colta nelle forme immobili e ieratiche della figura e degli oggetti. Al fluire della vita che aveva caratterizzato l'arte delle avanguardie (si pensi solo al dinamismo futurista) si sostituisce un'aspirazione all'eterno, così come alla rottura con il passato segue un guardare alla tradizione, intesa, come scrisse Massimo Bontempelli, quale "realtà misteriosa", "fatto puramente spirituale" che è la sostanza stessa della storia e "vive solo nel profondo delle cose".

Partendo da questa premessa, la mostra, attraverso opere importanti e poco visibili al pubblico, delinea un

percorso su alcuni temi e momenti del cosiddetto clima di "ritorno all'ordine", che pur avendo le sue radici negli anni Dieci, si diffuse in tutta Europa soprattutto tra la fine della prima guerra mondiale e gli anni Trenta. Un clima sfaccettato e complesso di cui l'esposizione traccia alcuni aspetti e ne esclude altri, proponendo un'indagine per nuclei tematici, come "Il culto della patria", "Arte pubblica", "Dux. Ascesa e caduta dell'immagine di Mussolini", "Le opere e i giorni. La conquista della terra", raccordati sotto l'ampio e forse troppo omnicomprensivo titolo Novecento. Arte e vita in Italia tra le due guerre.

Collocandosi in un filone di studi che, dopo decenni di silenzio della critica, è stato aperto da storiche mostre come Les Realismes (Parigi, 1981) o Annitrenta (Milano, 1982), rispetto a questi precedenti, ma anche rispetto a contributi più recenti, l'esposizione sceglie infatti di indagare uno dei volti del periodo tra le due guerre: concentrandosi soprattutto sulle immagini e sui temi promossi dal regime (arte pubblica, trasformazioni urbanistiche, manifesti di propaganda), esclude del tutto il versante dell'astrazione e quasi del tutto la corrente anti-novecentista, rappresentata nell'ultima sala, intitolata "Male di vivere", da opere di Renato Guttuso (Fuga dall'Etna) e di Giacomo Manzù (dalla serie delle Crocifissioni, esplicita denuncia della guerra e del fascismo).

Novecento. Arte e vita in Italia tra le due guerre
a cura di Fernando Mazzocca
Forlì, Musei San Domenico
Dal 2 febbraio al 16 giugno 2013
Orari: da martedì a venerdì dalle 9.30 alle 19.00
sabato, domenica, giorni festivi dalle 9.30 alle 20.00
lunedì chiuso
La biglietteria chiude un'ora prima