Lettera aperta dei Dipendenti del MA*GA
Il museo MA*GA finirà così?

Del MA*GA si parla e se ne è parlato molto spesso, soprattutto a livello locale, per evidenziare sprechi, costi, grandi nomi di personaggi che fugacemente lo hanno utilizzato per una visibilità personale.
Eppure, a livello territoriale e nazionale (e beninteso fin dai tempi della GAM!) il museo gode di un'ottima reputazione e dell'attenzione della stampa per la validità della proposta culturale e dei servizi al pubblico.

Il Museo ha infatti costruito negli anni il suo radicamento nella città e, soprattutto, tra la fine degli anni 90 e i primi anni 2000, si è fatto conoscere oltre i confini locali attraverso l'attività istituzionale di valorizzazione delle opere, un curato programma di mostre, concerti, conferenze di rilevanza nazionale e laboratori didattici rivolti alla formazione permanente del pubblico, degli insegnanti e degli studenti di ogni età.

E' solo grazie alla presenza di figure professionali altamente specializzate che con impegno e competenza hanno progettato e portato avanti l'attività culturale del museo che, nel 2004, ha ricevuto il riconoscimento regionale e, nel 2007, è entrato a far parte di AMACI (Associazione Musei Arte Contemporanea Italiana) dopo anni di attenta osservazione dell'attività da parte della stessa associazione.
Questi requisiti fondamentali sono ora messi a rischio per il mancato rinnovo dei nove contratti, in scadenza il 4 marzo, delle figure professionali che li garantiscono.
In seguito all'incendio del 14 febbraio siamo stati noi dipendenti a salvare le opere. Nei giorni successivi le abbiamo controllate con la Soprintendenza, i periti e i restauratori, in pochi giorni abbiamo riallestito gli uffici e riprogrammato le attività per il pubblico andando nelle scuole o spostandole in altri luoghi di cultura della città (ad esempio i teatri di Gallarate e il museo della Società gallaratese degli Studi Patri).

La riorganizzazione immediata dopo l'incendio è stata una prova di grande professionalità, amore per il proprio lavoro, spirito di una squadra ben collaudata che si è formata sul campo lavorando, credendo nel progetto culturale e contribuendo con competenza a costruirlo, garantendo sempre stabilità con le numerose e significative attività, al di là dei venti che hanno soffiato e che soffiano sul museo.
Oggi la possibilità di non vedere confermati i contratti delle figure professionali che fanno vivere da anni il museo, rischia di far sparire un'importante istituzione culturale, determinando quello che si potrà definire il vero spreco. Dove finirà un patrimonio costruito con la collaborazione di un'intera comunità nel corso di sessant'anni? Cosa ne sarà di quindici anni di attività di formazione permanente e accessibile a tutti sul territorio, portate avanti da lavoratori lasciati però nel precariato?

Il museo allora rimarrà forse solo uno spazio, ma perderà la sua funzione e non potrà più rispondere alla missione in base alla quale lo si definisce "un'istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo. È aperto al pubblico e compie ricerche che riguardano le testimonianze materiali e immateriali dell'umanità e del suo ambiente; le acquisisce, le conserva, le comunica e, soprattutto, le espone a fini di studio, educazione e diletto." (ICOM International Council of Museum).
E pensare che più di sessant'anni fa, dopo il disastro della guerra, i fondatori del museo si fecero promotori della rinascita civile e morale della città, proprio attraverso la cultura e l'arte.

I dipendenti del Museo MA*GA
28 febbraio 2013